martedì 12 novembre 2013

Vladimir Nabokov, Lolita

Dolores Haze ha solo dodici anni quando a condividere l’abitazione, oltre a sua madre, arriva Humbert Humbert, insegnante quarantenne, che si innamora di lei. E’ il peccato della pedofilia a fare infatti da cornice all’intero romanzo, della trasgressione, dello spingersi al limite. La quasi fanciullezza di Lolita, così la chiama il protagonista, verrà strappata via senza far rumore. Il rapporto tra carnefice e vittima è descritto senza veli, in modo crudo e sorprendentemente elegante. Una scrittura estremizzata, ricercata e fuori dagli schemi, con un attenzione maniacale ai dettagli che sembrano, talvolta, somatizzare la psicologia dei personaggi. Entri nella mente del pedofilo e ripercorri la sua storia, ti ci immedesimi in essa, ti spaventi ma allo stesso tempo sei incuriosito dall’attrazione che provi verso qualcosa che non conosci, e così continui a leggere con la pelle d’oca e la tensione che cresce, come un bambino che toccato il fuoco si scotta e si ritrae, ma cerca lo stesso di sentirne il calore. Lolita di Nabokov è un libro struggente, con ambientazioni oniriche, di lettura impegnativa, che sa dare emozioni forti ed intense al lettore. Lo consiglio a tutti per il messaggio che porta, per come viene analizzato il comportamento dell’essere umano e per tutti quei particolari che fanno la differenza.


Baiguini Giorgio 4^C Scientifico

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