“Il
sogno infinito” di Harry Bernstein, benché si tratti una storia vera e i
sentimenti che l'autore mette in questa sua autobiografia non è, a mio parere,
per nulla coinvolgente. Si tratta, infatti, di un mero racconto
cronologico privo di adornamenti alcuni in cui il lettore è uno spettatore che
con noia e quasi anche apatia osserva il susseguirsi delle vicende di una
famiglia, uguale in tutto e per tutto a quasi tutte quelle degli immigranti
verso l'America in cerca di fortuna e che hanno dovuto affrontare il periodo
della grande depressione, con tanti e grandi sogni che raramente si realizzano
o solo temporaneamente. E' quindi un libro che si legge, o almeno io
personalmente ho letto, con totale distacco, senza provare emozioni o il
“sentirsi tirato in causa” tipico di molti altri libri, e che quindi risulta
"pesante" da leggere non tanto per lo stile, piuttosto semplice e
quasi anche banale, ma piuttosto per il contenuto, una semplice narrazione di
eventi ordinati temporalmente e del tutto prevedibili. Sconsiglio quindi la
lettura di questo libro perché penso che sarebbe apprezzato da pochi, ma
sarebbero invece, per chi ha voglia di pensare, un apprezzabile spunto di
riflessione le prime righe, nelle quali si paragonano i sogni a delle bolle, meravigliose
e fragili, che quando però sembra di essere riusciti a prenderle scoppiano e
non resta più nulla.
Stefano Cretti, 4^ Ginnasio
L'ho letto e mi è piaciuto molto. A mio avviso, l'autore presenta un interessante punto di vista, che tendiamo a dimenticare: anche i nostri nonni, hanno vissuto l'America vissuta come sogno.
RispondiEliminaL'HO LETTO e mi è piaciuto molto. Confesso che io l'ho trovato coinvolgente, proprio perché, apparentemente, asettico. Le emozioni le troviamo dentro di noi, non abbiamo bisogno che siano esplicitate dal romanzo.Mantenere il distacco è una scelta, un pregio, a mio parere. Il tema dell'emigrazione come sogno è inoltre molto attuale.
RispondiEliminaHo trovato bello anche "Il muro invisibile", dello stesso autore.