A volte la nostra vita sembra dominata dal caso. È questo
il tema centrale del breve ma intenso romanzo della scrittrice olandese Marga Minco.
Frida, la protagonista, sfuggita per caso alla deportazione
in seguito ad una caduta, muore, ormai anziana, a causa di una caduta accidentale.
Mentre ciò avviene, nella casa di riposo dalla quale lei è uscita, si materializza
il fantasma dell’orribile passato che
ha occupato la sua mente da sempre ma lei, casualmente, non avrà modo di incrociarlo.
Il destino sembra voler giocare fino all’ultimo con la sua vita e la caduta chiude quasi simbolicamente il cerchio della
sua esistenza.
La narrazione meticolosa e rallentata, scelta stilistica di
grande effetto trova la sua giustificazione nell’esergo di S.Bellow: “A volte
immagino che, se si potesse girare il film di una vita, vi sarebbe la morte una
scena si e una no. Ma il film corre talmente in fretta che non ce ne rendiamo
conto. Distruzione e rinascita si alternano in sequenza così rapida da sembrare
un tutt’uno. Perché vedi, bambina mia, nel nostro normale stato di coscienza
non possiamo capire neppure lontanamente che cosa stia accadendo”
"I numeri per lei erano entità neutre, fredde e imparziali; la sostenevano e la proteggevano dalle immagini che non era ancora riuscita a superare.", quelle immagini che avevano segnato per sempre la sua vita, obbligandola a pensare e ripensare continuamente al passato... Che vita triste! E che epilogo strano... come se davvero il caso governasse la nostra vita!
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