lunedì 28 aprile 2014

Rosvita, Dialoghi drammatici, Garzanti 1986


Curiosamente, Rosvita, Badessa del Monastero di Gandersheim, vissuta tra il 935 e il 973, viene inserita solitamente nella storia della letteratura tedesca, anche se scriveva in latino. Quel che è certo è che si tratta di una figura eccezionale nel panorama letterario di quei secoli bui. Come dice giustamente Mittner, “essa basta da sola ad illuminare un secolo intero apparentemente privo di poesia”. I temi trattati nei dialoghi drammatici raccolti in questo volume sono quelli della devozione più intensa, della lotta vittoriosa del bene contro il male, degli angeli contro i demoni, del Cristianesimo contro il paganesimo. Le storie sono di una semplicità e di un’ingenuità che oggi possono far sorridere, ma sono commoventi per la loro sincerità, animata da una fiducia incrollabile nella palingenesi del mondo operata dalla venuta di Cristo. Il tema ricorrente dei drammi è la verginità, virtù somma, secondo Rosvita, capace da sola di operare miracoli. Per questo, sovente, si assiste a scene scabrose in cui la purezza virginale delle eroine viene minacciata, con la conseguente, immancabile, redenzione o punizione esemplare del malvagio. I l vero pregio delle opere di Rosvita non va cercato però nelle storie o nelle figure esemplari, appena tratteggiate, bensì nello stile ed in particolare il dialogo sapiente.  Rosvita, a dispetto delle sue dichiarazioni, è una donna colta, che si propone d’imitare Terenzio, anche per combatterne il contenuto immorale. I suoi sei drammi sono infatti leggende dialogizzate in stile terenziano, generalmente in prosa ritmata e in poesia e ci fanno conoscere un Medioevo inaspettato.

Renato

Murasaki Shikibu, Storia di Genji, Einaudi 2012


La Storia di Genji, capolavoro assoluto della letteratura classica giapponese, se non di tutta la letteratura giapponese in generale, è opera della grande scrittrice e poetessa Murasaki Shikibu. Il romanzo, terminato secondo alcuni attorno al 1004, secondo altri non prima del 1015, racconta la storia di Genji, figlio di una nobile concubina, dolce e sensibile, Kiritsubo, che muore a causa delle angherie degli appartenenti alla famiglia Fujiwara, quando il figlio ha solo tre anni. Il piccolo Genji viene protetto dal Re e, divenuto adulto (molto presto in verità, perché si sposa a dodici anni), passa da un’avventura amorosa più o meno illecita ad un’altra, dissipando la vita, finché muore pieno di tristezza e di rimpianti.
La trama del romanzo è intricata, piena di personaggi, di figli illegittimi, di agnizioni. Il pregio dell’opera non sta però nella trama, quanto piuttosto nel sottile scavo psicologico dei personaggi, sorprendente per l’epoca, nelle delicate figure femminili, nella descrizione mirabile dell’ambiente di corte: una società raffinatissima, ma estetizzante, tutta concentrata nel godimento malinconico dell’attimo fuggente. La Storia di Genji è anche un romanzo profondamente innovatore: è considerato infatti il primo romanzo realista della letteratura giapponese. Purtroppo noi siamo costretti a leggerlo in traduzione, ma pare che lo stile di Murasaki sia splendido, la lingua perfetta.

La Storia di Genji di Murasaki Shikibu è unanimemente considerata una delle vette più alte di tutta la letteratura mondiale. Cosa aspettate a leggerlo?

Renato

domenica 27 aprile 2014

A.Andersch, Il padre di un assassino

“Ho avuto cattivi maestri / è stata una buona scuola” (A, Astel ) questi versi mi sono venuti alla mente nel rileggere questo breve romanzo di Andersch. Il protagonista è uno studente liceale (quarta ginnasio) negli anni che precedono la presa del potere di Hitler, l’atmosfera che si respira a scuola, molto lontana da quella di oggi, è caratterizzata da severità ottusa, al limite della tortura psicologica. L’insegnamento è impartito in modo arido e puramente mnemonico e ogni riflessione personale viene stroncata sul nascere. Il nostro protagonista viene sottoposto ad una umiliante interrogazione di greco da parte del Preside dell’istituto e viene cacciato dalla scuola in seguito all’insuccesso. La vicenda non avrebbe nulla di eccezionale, almeno per l’epoca, se non fosse che il Preside si chiama Himmler ed è il padre del famigerato gerarca nazista (l’assassino del titolo). Quella scuola, quella cultura, pare dirci Andersch, ha creato il mostro (il nazismo) ma Kien, il protagonista, ha imparato molto da questi cattivi maestri: ha imparato a rifiutare un sistema sbagliato, a reagire alla stupidità.
Per fortuna oggi la scuola è molto diversa, tuttavia  anche un eccesso di malintesa libertà e di comodo lassismo può creare mostri:  persone incapaci di assumersi le proprie responsabilità, di fare scelte coraggiose e controcorrente e quindi facilmente manipolabili.


Francesca

D.Diderot, Jacques il fatalista e il suo padrone


“Jacques il fatalista e il suo padrone” è un romanzo filosofico del settecento francese. Oddio, ci mancava anche questa. Sarà sicuramente una cosa noiosissima. E invece no; è un racconto brillante, vivace, divertente e modernissimo nella struttura. Non c’è una trama, i racconti si intrecciano gli uni agli altri, le avventure si susseguono continuamente e l’autore interviene spesso chiamando in causa il lettore, interrompendo la narrazione. Il tema centrale, ancora oggi molto discusso, è la domanda se l’uomo sia libero oppure no; se noi possiamo veramente fare delle scelte o se, invece, come dice Jacques “è già scritto tutto lassù”. Così noi seguiamo i due protagonisti: Jacques, il servitore, e il suo padrone, che non ha nome, nel loro viaggio senza meta mentre discutono, raccontano, litigano senza un vero scopo. Alla fine le parti praticamente si invertono: il vero padrone sembra essere Jacques (vi ricorda qualcosa?)


Renato

George Orwell, 1984

1984. Londra, Oceania. Un mondo che ormai è il contrario di quello che pretende di essere. Un mondo regolato da tre ministeri: il Ministero della Pace, che prepara la guerra, il Ministero dell’Abbondanza, che crea carestia, e il Ministero della Verità, che non può far altro che mentire. È qua che Winston Smith lavora come “falsificatore”; il suo compito è riscrivere la storia, la letteratura e tutto quello che sia contrario al pensiero corrente dell’organo di governo: il Grande Fratello. Ma Winston non è soddisfatto, non riesce più a mentire di fronte ai teleschermi presenti in ogni angolo pronti a spiarti e a denunciarti. Decide quindi di compiere l’atto più pericoloso conosciuto: la scrittura di un diario. E da qui inizia una serie di piccoli atti sovversivi, che lo portano lentamente alla perdizione, fino alla scoperta dell’esistenza di una setta votata alla distruzione del Grande Fratello.
Un libro molto interessante, scritto da Orwell nel 1949, che ci mostra un mondo surreale, ma, in alcuni aspetti, simile a quello in cui viviamo.

Asia Corna, 3^A Liceo Classico


Stephen King, Gli occhi del drago

Una persona che si mette a leggere Stephen King cerca sicuramente intrattenimento. Desidera leggere storie di gente folle, che squarta, sventra, taglia, affetta e poi serve in tavola. Tutte quelle cose che farebbe volentieri in giornata ai vicini, quando sfoggiano il nuovo barbecue.
Puntualmente la società non glielo permette, quindi si consola con la letteratura dell’autore in questione.
Cercate dunque truculenza e paura? Scalpore e splatter? Terrore e follia? Eccellente: in questo libro non c’è nulla di tutto ciò. "Gli Occhi del Drago" è un romanzo relativamente breve, un fantasy, che potrebbe lasciare deluso il fan medio di Stephen King.
Una sera, a casa King, la moglie stava probabilmente rompendo i maroni al nostro autore, ma non per tutte quelle faccende su cui le donne solitamente si lamentano (lo sporco, il disordine e il cadavere in decomposizione in garage), ma per una cosa ancor più tediosa e inutile: la bambina.
I due coniugi hanno infatti una figlioletta chiamata Naomi (il cui nome viene dato ad uno dei personaggi), che, sempre secondo la moglie, all'epoca (1984) era troppo piccola e stupida per leggere i romanzi horror del padre.
Quindi che fa Stephen? Beh, ovviamente, come ogni padre scrittore che si rispetti, scrive un libro per intrattenere la figlia e soprattutto per sedare la moglie. Un giocattolo era un dono troppo plebeo e farle leggere qualcos'altro…sia mai, niente rapporti con la concorrenza.
E qui lo schifo.
Felice la bimba, accontentata la moglie e uno dei maestri della letteratura thriller mondiale produce questa ragade nel culo del fantasy.
Perché sì: il fantasy è un genere perfetto per i bambini (e non solo). Avvincente e culturalmente ricco, e, ahimè, spesso molto sottovalutato.
Ma qui signori abbiamo a che fare con un romanzo a prova di scemo, roba che perfino il più cerebroleso dei comici di Colorado capirebbe al volo.
Voi immaginate di leggere un capitolo di un qualsiasi romanzo: alla fine di questo avrete uno spoiler pauroso sul successivo. Praticamente leggerete due capitoli in uno, e quello successivo sarà completamente inutile e noioso, poiché è già stato riassunto nel primo.
Voi direte "ma ci sarà altro nel capitolo", ma io vi rispondo affermando che è più facile trovare una suora con un vibratore benedetto da San Francesco in persona durante la messa di Pasqua.
La mia rabbia non deriva solo dalla mia natura da Homo Sapiens sed Strontius, o dalla mia imminente interrogazione di letteratura, o dall'afta che ho appena sentito in fondo al palato, o per tutti quegli stronzi che alle book nomination citano Fabio Volo, no, assolutamente.
Io mi reputo un fan di Stefano Re, romanzi come Misery o Colorado Kid mi hanno davvero intrattenuto, e il ritrovarmi questo capriccio letterario-coniugale mi fa crescere altre afte.
Altra peculiarità di questa storia, oltre agli spoiler onnipresenti ovviamente, è la storia in sé. La fabula è piuttosto scontata e prevedibile, non vi sono mai veri e propri colpi di scena (anche perché King ve li spoilera prima).
Vi faccio un esempio: immaginate di leggere Harry Potter e l’Ordine della Fenice e nella fattispecie la scena in cui Harry e Cho-qualcosa limonano come scoiattoli. Alla fine di ciò, il narratore scriverà qualcosa del tipo Harry era davvero innamorato. Catturato da quei lineamenti orientali e da quella voce timida, sarebbe rimasto nascosto tra quelle mura per sempre. Peccato che poi avrebbe sposato la sorella del suo migliore amico. Ho reso l’idea? No? Altro esempio, ma ora consideriamo il fantasy per eccellenza Il Signore degli Anelli e la Compagnia dell’Anello e in particolare verso la fine di questo, dopo che Gandalf ha appena combattuto eroicamente contro il Balrog cadendo nel vuoto: Frodo gridava, ma non udiva il suono della sua voce, gridava nel vuoto tetro in cui Gandalf era appena sprofondato. L’aver salva la vita era costato alla compagnia il più valoroso dei suoi membri. Non potevano certo immaginare che sarebbe sopravvissuto e tornato nel prossimo libro.

Vedete questo bellissimo drago in copertina? Godetevelo, perché nel romanzo ne comparirà giusto il teschio.
Potrei tediarvi con molti altri esempi, ma risulterei ripetitivo e monotono, quindi vi dirò due parole sulla trama e poi la finirò con questo sfogo da pre-weekend. Non temete, non spoilererò nulla, preferisco lasciare che sia l’opera stessa a farla, a partire da pagina sette.
Avviene un gran poco in realtà, ed è pure poco interessante (o almeno per me): un re vecchio e impotente riesce a copulare dopo numerosi tentativi e a far sfornare alla moglie (un’ossessionata dai tovaglioli. Che King si sia ispirato alla moglie?) due pargoli. Il primogenito bello, buono, valoroso e futuro laureato (Peter), l’altro basso, sfigato, sociopatico e potenziale suicida (Thomas). La regina muore e tante lacrime, il re muore e tanta cenere. Della morte di quest’ultimo viene accusato Peter che passerà diversi anni in una torre simile all’Obelisco di Bazar a sgrillettarsi e a pulirsi con i tovaglioli della mamma mentre il fratello regnerà seguendo lo stile di Mario Monti.
Ah già, c’è un mago cattivo, ma non così cattivo.
Dunque, a meno non abbiate una figlia ritardata e una moglie rompicoglioni, leggetevi di nuovo Shining piuttosto, o guardate una puntata dei Simpson, o controllate se sia uscito il nuovo Rat-Man, oppure masturbatevi come Peter, che tanto lo fareste comunque e fa bene all'anima.

Andrea Serventi, 5^A Liceo Scientifico

Fedor Dostoevskij, Le notti bianche

Se volete vantarvi al bar di aver letto Dostoevskij, questo libro è l’ideale.
Contro i mattoni cartacei come “Delitto e Castigo”, questo si presenta come un romanzo breve di circa sessanta pagine, sottilissimo: lo infili pure nel bancomat.
Il titolo, secondo alcuni che davvero conoscono Dostoevskij, deve il suo nome al periodo dell’anno in cui nella Russia Settentrionale il sole tramonta dopo le 22:00.
E’ ovviamente una balla: il titolo a noi giunto è frutto di una censura. L’originale è con ogni probabilità “Notti in Bianco”, date le sventure sessuali che caratterizzeranno le serate del protagonista.
Il Fedor che scrive questo romanzetto è un Fedor pigro, molto pigro. Non si prende la briga nemmeno di dare un nome al personaggio principale, viene semplicemente definito “Sognatore Romantico”.
Costui è uno che si tira pacchi da mattino alla sera, guarda le case, i muri, le locande, i muri, le taverne, i muri, la natura, i muri, poi picchia il naso contro un muro.
Vede tanta gente, ma tuttavia sente un’immensa solitudine intorno a sé…finché…
Una notte salva da… qualcosa… una leggiadra fanciulla, ma dal nome molto manga-giapponese: Nasten’ Ka.
Come ogni uomo sensibile e single se ne innamora puntualmente, anche solo quando lei gli sfiora i palmi delle mani, lui sta già costruendo casa.
Lei d’altro canto non ha una vita molto più emozionante del Sognatore. Vive con la nonna in una casa fatiscente, e la vecchietta è assai possessiva, tanto che solitamente si cuce letteralmente gli abiti a quelli della nipote… tipo gemelli siamesi.
I due protagonisti decidono di rivedersi la notte successiva, ma ad una condizione: lui non deve innamorarsi di lei… praticamente lo friendzona prima che lui possa ancora provarci.
Nelle due notti successive si raccontano un sacco di cose inutili, o per lo meno, lui lo fa. Lei a un certo punto, stremata dal suo eloquio da segaiolo mentale, gli narra di un fanciullo… di un ragazzo… un bel ragazzo.
Il nostro Sognatore si mette a fare la parte dell’amico gay e apprende dalle chiacchiere petulanti di Nasten’ Ka, che lei sta aspettando da oltre un anno il suo amato.
Il protagonista allora decide di diventare zerbino al cento per cento: scrive al fanciullo in questione per farlo ritornare.
I due infine aspettano, aspettano e aspettano.
‘Sto puttaniere non si fa vivo, dunque lei, arrapata come una scrofa incinta, decide di accontentarsi del nostro sognatore e  d’iniziare una relazione con lui.
Il nostro Sognatore, che altro non desidera, ne è subito entusiasta, sia dell’amore appena conquistato, ma soprattutto per poter vantarsi d’essere stato il primo al mondo a uscire dalla friendzone!
Cazzata! L’amore scomparso di Nasten’ Ka ricompare… da un cespuglio e lei snobba il Sognatore senza problemi.
I due nuovi innamorati sfrattano la nonna e vanno a vivere insieme e il Sognatore Romantico torna a smanettarsi davanti ai muri.
Ora andate pure al bar a vantarvi.

Andrea Serventi, 5^A Liceo Scientifico

Luigi Pirandello, Così è se vi pare

Siete come me allergici alle nonne di paese e alle dicerie della comune marmaglia? I pettegolezzi da pensionati accendono in voi un nervosismo stile Leatherface? Allora questa commedia fa per voi.
Tre atti di chiacchiere, ma non di quelle con il parrucchiere o il barista, chiacchiere in cui si parla davvero.
In una tranquilla cittadina arriva un nuovo impiegato. Sai che strano, non è né più allegro, né più vivace, né più competente. E allora? Allora Luigi ci pone, di nuovo, un quadro del conflitto tra apparenza e realtà, tra pettegolezzo e verità, tra contenitore e contenuto, tra scatola del tonno e tonno stesso. Non che quest'impiegato abbia del gran tonno con sé, ma comunque porta una novità nella cittadina della commedia, una novità che smuove la grigia monotonia quotidiana.
Il nostro impiegato, il Signor Ponza, arriva in città, non da solo, ma bensì accompagnato dalla suocera, la Signora Frola (che coraggio). Un marito che viaggia solo con la suocera è più assurdo di uno zingaro che va al pub con Bossi, quindi s'inizia a vociferare d'una presunta moglie tenuta rinchiusa in appartamento dal marito lontano dalla madre.
Si costruisce dunque un'immagine del Signor Ponza, un'immagine di un mostro che spezza il sacro legame madre-figlia, che non sopporta la presenza di due donne contemporaneamente. E vallo a biasimare.
Pirandello affida la nostra conoscenza di questo bizzarro rapporto familiare alle discussioni di un'agiata famigliola, di cui fa parte il superiore del Signor Ponza, il signor Agazzi. Tra questi personaggi spicca Lamberto Laudisi, figura scettica e carismatica, che difende i nuovi arrivati dalle dicerie e dai pettegolezzi, affermando che la verità pura è inconoscibile, e che chiaramente incarna l'ideologia pirandelliana. La famiglia e i vari amici riescono a convocare, prima in sede separata, poi insieme, il Signor Ponza e la Signora Frola. Un macello.
Entrambi accusano l'altro di pazzia e spacciano la propria persona come un'anima pia che accudisce con pietà e discrezione l'altra parte.
Qui Laudisi/Pirandello se la ride di gusto, se scommetteva mezza lira con la famiglia intera si rifaceva casa, macchina e forse anche la moglie.
Si giunge a una conclusione: solo la fantomatica e misteriosa moglie può stabilire la verità della questione, ma il suo responso lascerà la famiglia senza parole...

Andrea Serventi, 5^A Liceo Scientifico

sabato 26 aprile 2014

Ray Bradbury, Fahrenheit 451

Un pompiere, Guy Montag, che non spegne gli incendi, ma li appicca: come milite del fuoco ha il compito di bruciare le case dei sovversivi che conservano libri. Ma qualcosa, nella sua monotona esistenza povera di ricordi e di emozioni, un giorno non funziona più e Montag scopre i libri. Si domanda se sia giusto bruciare in pochi secondi ciò che ha richiesto una vita per essere creato e realizza che i libri potrebbero essere un aiuto a non commettere sempre gli stessi errori: “Abbiamo tutto quanto occorre per essere felici, ma non siamo felici. Manca qualche cosa. Mi sono guardato intorno. La sola cosa che abbia visto mancare positivamente sono i libri che io avevo bruciato in questi ultimi dieci o venti anni. E allora ho pensato che i libri forse avrebbero potuto essere utili.”
Nonostante non ami la fantascienza, questo libro mi ha coinvolto, forse proprio perché i veri protagonisti non sono i militi del fuoco, i sovversivi o i mendicanti, ma i libri. L’autore ha pubblicato il libro nel 1951, all’indomani della seconda guerra mondiale che ha portato con sé tristi episodi di nazisti che hanno bruciato i libri e il mondo.

Daniela

venerdì 25 aprile 2014

Yoko Ogawa, La formula del professore

Un professore di matematica con una memoria che dura solo 80 minuti, una governante con un figlio di dieci anni, che il professore ha chiamato affettuosamente Ruto per la sua testa piatta che ricorda una radice quadrata. Gli ingredienti sono semplici, ma il romanzo è ricco di poesia: Ruto e la madre che accolgono il professore nelle loro vite, il professore che comunica con loro con l'unico linguaggio che gli viene spontaneo, la matematica, ma che pian piano apre il suo cuore per loro. Commovente la sensibilità del piccolo Ruto, toccante la passione per la matematica che pian piano germoglia nel cuore della giovane governante... Un libro assolutamente da leggere, per darsi l'opportunità di scoprire una matematica diversa.

Daniela

mercoledì 23 aprile 2014

Fabio Toscano, La formula segreta

Pensando alla matematica, molti di noi ricordano lunghi elenchi di formule e pensano davvero che la spesso odiata materia si riduca a questo. Il libretto di Fabio Toscano ci mostra come dietro una formula si possa nascondere la passione: lo scontro tra Tartaglia e Cardano non è stato animato solo dalla passione, perché numerosi sono gli ingredienti che hanno caratterizzato il loro legame, dalla diffidenza all'amicizia, dalla collaborazione al tradimento.
L'autore lascia spazio alle parole dei due protagonisti e del terzo contendente, Ludovico Ferrari: dalla storia dell'algebra nelle sue linee generali, partendo dai contributi degli antichi Greci e arrivando agli Arabi, Fabio Toscano ci racconta la toccante storia di Tartaglia, la triste vicenda di Cardano, figlio illegittimo e l'assurda e prematura morte di Ferrari, mentre le loro antiche parole ci fanno sentire quanto siano presenti e vivi i sentimenti che le hanno animate.

Un libro consigliatissimo, particolarmente adatto per gli studenti del biennio, spesso "provati" dallo studio dell'algebra.

Daniela

martedì 22 aprile 2014

Glenn Cooper, La biblioteca dei morti

Primo romanzo dell’autore e suo capolavoro assoluto. Intricato ma intrigante, riesce con i suoi continui sbalzi spaziali e temporali a coinvolgere emotivamente il lettore. Un giallo ambientato a New York, arricchito da flashbacks geniali che intrecciano lo storico con il fantastico. Un pericoloso serial killer, delle misteriose cartoline, i servizi segreti americani e un’enigmatica e inquietante biblioteca. Un cocktail di ingredienti esplosivo. Questo romanzo è cominciato e forse noi ci siamo dentro, anche se non lo sappiamo. Perché non esiste nulla di casuale. Perché la nostra strada è segnata. Perché il destino è scritto. Nella biblioteca dei morti.

Matteo Zendra, 4^C Liceo Scientifico

lunedì 14 aprile 2014

L.Tieck, Il gatto con gli stivali

H. Heine, nemico storico di Tieck, lo paragonò però all'Ariosto per la ricchezza di fantasia e di invenzione. Questa simpatica commedia non fa che confermare questo giudizio. Con tono brillante, a tratti scoppiettante, Tieck si fa beffe dei benpensanti, dei pedanti, dei filistei in nome della libertà poetica, della fantasia e della favola. Non basta, Tieck anticipa di un secolo l'espediente del teatro nel teatro e persino il gusto espressionista di far intervenire direttamente gli attori, gli animali, il pubblico, l'autore in una girandola irresistibile. 
Se si vuol muovere una critica bisogna dire che il gioco, a volte, sembra un po' troppo scoperto e legato al tempo dell'autore cosicché non risulta sempre facile capire dove vanno a parare i suoi strali.
In ogni caso si tratta di puro divertimento.

Francesca

Antonello Taurino, Miles Gloriosus - Morire d'uranio impoverito

Secondo Franca Rame – che ha scritto la prefazione al testo – “Antonello ha reso comprensibile ciò che fa comodo resti complicato, e ‘godibile’ il racconto di una tragedia ancora senza colpevoli.” In effetti, lo stile è quello della commedia, anche se l’argomento è veramente serio: due teatranti “scapocchioni”, Mimmo e Pasquale, stanno preparando uno spettacolo e le loro gag, i loro scontri, servono a costruire lo spettacolo e a informare lo spettatore di questo terribile evento, “un grande affare internazionale di smaltimento rifiuti, con enormi vantaggi strategici sul piano geopolitico e militare”. L’uranio impoverito, smaltito con i proiettili, ha colpito ignari soldati, che – una volta tornati a casa – sono morti di tumore, senza che venisse riconosciuta la causa. La storia è complessa, ed è una vicenda ancora aperta, oltre che pericolosa, visto che spesso chi ne ha parlato è morto in circostanze poco chiare.

Il libro appartiene alla collana “Formula sipario”, curata da Francesca E. Magni, insegnante di matematica e fisica alle superiori.

Daniela

Molière, La scuola delle mogli

Arnolfo è convinto che non ci sia cosa peggiore che essere traditi dalla moglie, perciò ha allevato una donna – Agnese – per evitare di farsi ingannare. La donna diventerà sua moglie. D’altra parte, Arnolfo conosce “le mosse astute e le sottili trame di cui sanno servirsi le donne”: sua moglie non dovrà essere una donna in gamba, perché è rischioso sposare donne troppo intelligenti, “una donna che sa scrivere ne sa più del necessario”. La donna che lui sposerà deve essere “di un’ignoranza totale; le deve bastare saper pregare Iddio, volermi bene, cucire e filare.”
E Arnolfo è davvero convinto di essere stato furbo abbastanza. Ma non ha fatto i conti con l’amore vero.

Una commedia divertente. Persino leggendola, non avendo potuto assistere alla rappresentazione teatrale, si può gustare l’arguzia dell’autore e si percepisce quasi il suo divertimento nel raccontare le vicende dell’ingenuo Arnolfo.

Daniela

QUARTO INCONTRO

Il quarto incontro del Club del Libro WeBook ha avuto luogo, nella biblioteca della nostra scuola, oggi, mercoledì 19 marzo 2014. Presenti tanti bravissimi alunni e cinque insegnanti pieni di brio! Abbiamo scelto il tema del prossimo incontro, abbiamo fissato la data e poi, a ruota libera, abbiamo presentato a turno i libri che abbiamo letto e ne sono stati nominati ben 15! A breve arriveranno le recensioni...

Il prossimo incontro avrà luogo lunedì 14 aprile, alle ore 14.30. Il tema prescelto è IL TEATRO, ovvero commedie o tragedie presentate a teatro. Per il 14 aprile, i partecipanti all'incontro devono presentarsi con due libri, uno su uno degli spettacoli che verranno presentati nella Settimana della Cultura Classica e un secondo a propria scelta. Sarebbe bene avere già pronta anche una recensione, che pubblicheremo poi sul blog.

Arrivederci al 14 aprile!!! Vi aspettiamo numerosi e appassionati!

Mark Haddon, The curious incident of the dog in the night-time

In the magic world of literature it is not difficult to find stories with different points of view, but these stories are typical of the fantasy genre. However, Mark Haddon, with his Christopher Boon, gives us the unusual point of view of an autistic child who sees, acts, and lives in our own world, but he does it in a completely different way.
Though Mark Haddon is a book writer for children this book turned up on the best-seller lists, and it won a number of literary awards.
The book is made up of many short chapters that are numbered with primes, because, as Christopher said “I like prime numbers […] they are like life. They are very logical but you could never work out the rules”. But even if the chapters are short, the book can take long to be read, due to the numerous digressions, and the various descriptions, that are usually only lists of details. Anyway, the book is interesting thanks to the narrator’s innovative perspective and the focus on math. Christopher leads us into a world that appears alien to us, a world where lies are not admitted and people can only act according to logic. In the book are included various images, some are interesting but others slow down the reading.
The book talks about (and, thanks to his teacher’s hint, is written by) Christopher Boon, a boy different from all the other teenagers of his age: he hates yellow and brown, but he loves red: he is a prodigy in chess, logics and maths, but he cannot understand metaphors or sarcasm and has serious difficulties in human relations, until Wellington, his neighbour’s dog, gets killed and he does not hesitate and starts the investigation, like his hero Sherlock Holmes. Passing through the “homicide” upcoming exams in mathematics for the college and the mystery of his mother’s death.
The narrator is not unreliable, but certainly he must be interpreted because autism gives him (and us) an interesting point of view on our world, as we have already said.

The book maybe is not such an easy-reading but its reading is certainly interesting, and the people who buy this book will not remain unmet.

Domestici, Balosetti, Zanni, Bonomelli, Franzoni, Bettoni classe 4^C liceo Scientifico

Amare la lettura ti aiuta a crescere!

When you read, the whole world does not exist anymore, even if you are in a crowded room, when you are reading a book you fly in another dimension, you do not hear people speaking, you do not see other people, you are living in the book.
Obviously, I love reading, in my opinion if someone says that reading is boring or useless or awful it means that he still has not found the kind of books suitable for him. I love reading because even if you are sad, you can read a book that makes you happy and you feel immediately better. When all the world seems to fall on you, reading a book is the best thing that you could do, because in that way your life stops for some hours and you can live another life, in the book.
However, I usually read when I am sad, and I read love books. Sincerely, I do not know why, but I feel better. In fact, I liked two books particularly “Quando ho aperto gli occhi” and “Le parole che non ho detto” both by Nicholas Sparks.
Moreover, I like reading because I love when you do not succeed in stopping  reading the book, when you prefer reading despite the fact you are hungry, or you feel sleepy. The book involves you, sometimes it teaches you, often it makes you laugh, other times it makes you cry, but most of the times it helps you growing. Above all, reading makes me feel better.

Francesca Domestici, 4^C Liceo scientifico

Brecht, Antigone

L'Antigone di Brecht, rappresentata per la prima volta nel 1948 in un teatro svizzero, rappresenta a mio parere il tentativo meglio riuscito di attualizzare una tragedia antica. Antigone diventa un'eroina tragica moderna  ed il tiranno Creonte si contrappone a lei in modo violento e non semplicemente guidato dalle leggi da lui imposte come quello sofocleo. Alle leggi divine e a quelle civili si aggiungono la tirannia e l'imperialismo moderno. Emone è fin dal principio il fidanzato di una morta e l'importanza del suo ruolo sta nel convincere il padre Creonte ad agire per il bene della città. Come sfondo a questa lotta impari tra Antigone e Creonte c'è la disfatta della città di Tebe, ormai indebolita a causa della perdita di molti uomini. È una tragedia coinvolgente ed espressione del pensiero libero e di una forte ideologia di concezione unilaterale.



Althea Mandelli III B liceo classico