mercoledì 10 dicembre 2014

H.Mankell, L'occhio del leopardo, Marsilio 2014

Due luoghi emblematicamente opposti, la Svezia e l’Africa, sono i luoghi in cui si svolgono le vicende  di questo romanzo di Mankell. Il Protagonista, Hans Olofson, cerca in un viaggio in Africa, appropriandosi di un sogno non suo, di trovare un luogo in cui placare il senso di smarrimento e di estraneità che lo tormenta nella fredda Svezia. L’Africa, che doveva essere un momento di ricerca ed evasione finisce per diventare allo stesso tempo la sua vita e la sua prigione. Fallimentare sarà il suo tentativo di costruire una nuova realtà sociale con i neri sfruttati dai coloni bianchi. L’odio e l’insofferenza di coloro che per tanto tempo hanno vissuto in schiavitù sfocerà in un desiderio di vendetta brutale che niente potrà arginare. E la paura sarà ciò che solo gli rimane del sogno africano.
Famoso giallista, Mankell è anche autore di romanzi in cui il continente africano è protagonista; egli stesso vive tra la Svezia e l’Africa, continente di cui sa cogliere la profonda bellezza ma anche le drammatiche contraddizioni e gli squilibri sociali.
Romanzo a tratti crudo come la realtà che vuole descrivere, pur senza raggiungere i tratti poetici di Comédia infantil è una lettura di sicuro interesse.

Francesca




martedì 9 dicembre 2014

Sara Rattaro, Niente è come te

Francesco e Margherita sono padre e figlia. Quest'ultima ha 15 anni e non vede il padre da dieci e, perché la moglie Angelika, con la scusa di un viaggio di piacere parte per la Danimarca con la bimba, non permettendo più al padre di vederla. La donna muore prematuramente, durante l'adolescenza della figlia, che è ritratta in apertura libro in procinto di tornare in Italia dal padre. Inizia così per la ragazza un lungo viaggio, la cui prima tappa sarà l'incontro con il padre, che non vedeva da dieci anni, in un Paese, di cui aveva ricordi assai vaghi.

Dionisia

Seneca a Lucilio

Eccomi di nuovo con un'altra lettera di Seneca a Lucilio.
Durante l'ultima riunione di Webook, per il cui appuntamento ci si era accordati per la lettura di un libro sulla tematica del viaggio, ho accennato all'epistola in questione, in cui Seneca esprime il suo punto di vista in merito all'eventualità di intraprendere un viaggio, come possibile soluzione-distrazione per affrontare un difficile periodo della propria esistenza.  Leggiamo cosa dice al proposito un filosofo, che ancora oggi dopo più di 2000 anni riesce  ad essere attuale.

Libri e viaggi

Ecco un elenco di libri che hanno per tema il viaggio, proposto dalla prof.ssa Giovanna Mazzucchelli

LIBRI SUL VIAGGIO

opere letterarie riferibili al tema

Mario Rigoni Stern, Il sergente nella neve
Primo Levi, La tregua
E. M. Forster, Camera con vista
J. R. R. Tolkien, Il Signore degli anelli / Lo hobbit
Voltaire, Candido
Jonasson, Jonas - Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve
Doyle, Roddy Doyle,  La gita di mezzanotte /  Due sulla strada
Laura Mancinelli, Gli occhi dell'imperatore
Umberto Eco, Storie delle terre e dei luoghi leggendari (saggio)
George Orwell, Senza un soldo a Parigi e a Londra
Luis Sepùlveda, La frontiera scomparsa / Le rose di Atacama
Lindsay Davis, Le miniere dell’imparatore / Notte a Cordoba
Valerio Massimo Manfredi, L’ultima legione
Joseph Joffo, Un sacchetto di biglie

giornalismo e scrittori di viaggio

Tiziano Terzani, In Asia / La porta proibita / Un indovino mi disse / Un altro giro di giostra / Bounanotte, signor Lenin
Bill Bryson, In un Paese bruciato dal sole (sull’Australia) / Una passeggiata nei boschi
H. D. Thoreau, Camminare
Fosco Maraini, Incontro con l'Asia / Case amori universi
Freya Stark, La valle degli assassini              
Colin Thubron, Il cuore perduto dell’Asia
Kapuscinski, Ryszard, In viaggio con Erodoto

Bruce Chatwin, Le vie dei canti / Anatomia dell’irrequietezza
Patrick Leigh Fermor, Mani : viaggi nel Peloponneso
Paolo Rumiz, La leggenda dei monti naviganti

resoconti di viaggio

In barca a vela
                Bernard Moitessier, La lunga rotta- Solo tra mare e cielo / Tamata e l’alleanza / Capo Horn alla vela
                Rosie e Colin Swale, 30.000 miglia di oceano
                Goran Schmidt, Vent’anni di Mediterraneo
Eric Tabarly, Memorie del largo
A piedi
McKittrick, Erin - La strada alla fine del mondo
Brizzi, Enrico - Gli psicoatleti
Brizzi, Enrico - Nessuno lo saprà : viaggio a piedi dall'Argentario al Conero
Varie
                Rolf Potts, Vagabonding, L’arte di girare il mondo
Susan Jane Gilman, La fortuna di essere quel genere di ragazza
Paolo Brovelli, Sulle ali di un Ape
                Bill Streever, Gelo: avventure nei luoghi più freddi del mondo
Robert Peroni, Dove il vento grida più forte (Groenlandia)
Reinhold Messner, La libertà di andare dove voglio
Ernest Shackelton, Ghiaccio (Antartide)

Sandra Segato, Nella terra degli orsi – In bicicletta tra Canada e Alaska

Umberto Eco, Storia delle terre e dei luoghi leggendari

Una quasi-enciclopedia su tutte quelle mete che non potremo mai visitare, ma che affollano l’immaginario occidentale: da Atlantide al Paradiso Terrestre, dall’itinerario di Ulisse alle migrazioni del Graal... Un viaggio sostenuto da bellissime illustrazioni, documentato da testi di molte epoche e guidato dalla brillante esposizione di un grande studioso e saggista.
Consigliato anche per un’occhiata veloce, probabilmente conquisterà l’attenzione dei lettori curiosi; i brani antologici si possono anche non leggere tutti, le carte geografiche sono molto più interessanti!

Giovanna

domenica 7 dicembre 2014

Epistola XXVIII (libro III) di Seneca a Lucilio

Durante l'ultimo appuntamento di Webook, per il quale ci si era accordati di leggere un libro sulla tematica del viaggio, ho accennato alla lettera in questione di Seneca, che esprime la sua opinione in merito alla validità o meno di un viaggio, intrapreso come possibile distrazione-risoluzione ad un periodo difficile della propria esistenza. Leggendo le considerazioni del filosofo in merito, non si può negare quanto, ancora dopo due millenni risultino tutt'altro che demodè. Dionisia
Seneca saluta il suo Lucilio
Credi che questo sia capitato soltanto a te e ti meravigli come di una cosa straordinaria che, nonostante le tue peregrinazioni così lunghe e tanti cambiamenti di località, non ti sei scrollato di dosso la tristezza e il peso che opprimono la tua mente? Devi cambiare d’animo, non di cielo. Puoi anche attraversare il mare, Terre e città retrocedano pure, come dice il nostro Virgilio: ebbene, i tuoi difetti ti seguiranno ovunque andrai. A un tale che esprimeva questa stessa lamentela Socrate disse: “Perché ti stupisci, se i lunghi viaggi non ti servono, dal momento che porti in giro te stesso? Ti incalza il medesimo motivo che ti ha spinto fuori di casa, lontano”. A che può giovare vedere nuovi paesi? A che serve conoscere città e luoghi diversi? E’ uno sballottamento che sfocia nel vuoto. Domandi come mai questa fuga non ti è utile? Tu fuggi con te stesso. Devi deporre il fardello che grava sul tuo animo, altrimenti prima non ti piacerà alcun luogo. Ora il tuo stato d’animo è identico, pensaci bene, a quello della veggente che Virgilio ci presenta già sconvolta e stimolata da un pungolo, invasa da uno spirito estraneo: La veggente delira e cerca di scacciare dal petto il grande dio. Vai di qua e di là per scuotere il peso che ti sta addosso e che diventa ancor più fastidioso in conseguenza della tua stessa agitazione. Analogamente su una nave i pesi ben stabili premono di meno, mentre i carichi che si spostano, rollando in modo diseguale, mandano più rapidamente a fondo quella parte su cui essi gravano. Qualunque cosa tu faccia, la fai contro di te e con lo stesso movimento ti arrechi un danno: infatti stai scuotendo un ammalato. Ma quando ti sarai liberato da questo male, qualsiasi cambiamento di località diverrà un piacere. Ti releghino pure nelle terre più lontane; ebbene, in qualsivoglia cantuccio di terra barbara in cui ti troverai per forza ad abitare, quella sede, qualche che sia, ti sarà ospitale. Più che la meta del tuo viaggio importa lo spirito con cui l’hai raggiunta, e pertanto non dobbiamo subordinare il nostro animo ad alcun luogo. Bisogna vivere con questa convinzione: “Non sono nato per un solo cantuccio di terra, la mia patria è l’universo intero”. Se questo concetto ti fosse trasparente, non ti meraviglieresti di non trovare alcun conforto nella varietà delle regioni in cui di bel nuovo di rechi per la noia delle precedenti. Infatti ti sarebbe piaciuta la prima in cui saresti capitato, e poi anche di volta in volta avresti gradito le successive, se avessi considerato ciascuna come interamente tua. Ora non viaggi, ma erri e ti lasci trasportare, passi da una località all’altra, benché ciò che cerchi, il vivere secondo virtù, si trovi in altro luogo. Ci può essere qualcosa di più caotico del Foro? Eppure persino qui si potrebbe vivere in pace, se questa scelta fosse assolutamente necessaria. Ma se ci fosse consentito di acquartierarci dove si vuole, io fuggirei anche la vista e le vicinanze del Foro. Infatti, come i luoghi con un clima pestilenziale intaccano  perfino la salute più solida, così anche per una sana disposizione mentale – tuttavia non ancora perfetta e in fase di rinvigorimento – alcune situazione producono effetti poco salutari. Non sono d’accordo con quelli che si gettano in mezzo ai marosi e con quelli che, apprezzando una vita esagitata, lottano ogni giorno con grande coraggio contro difficoltà concrete. Il saggio sopporterà questa situazione, non la sceglierà, e preferirà essere in pace piuttosto che in battaglia: non si ricava granché dall’avere liquidato i propri vizi, se poi ci si vede costretti a scontrarsi con quelli degli altri. “Trenta tiranni” tu dici “si piazzarono intorno a Socrate, ma non riuscirono a spezzare il suo animo”. Che importa quanti sono i padroni. La schiavitù è una sola: chi ha saputo disprezzarla è libero, per quanto grande sia lo stuolo dei tiranni.
E’ il momento di finire, ma non prima di avere pagato il pedaggio. “Inizio di salute è la consapevolezza dell’errore commesso”. Mi sembra che Epicuro abbia espresso in modo egregio questo pensiero; infatti, chi non sa di sbagliare, non vuole neppure correggersi; conviene dunque che tu ti sorprenda in errore prima di cominciare a correggerti. Alcuni si vantano dei propri difetti: pensi che abbia in mente qualche rimedio chi annovera i suoi difetti tra le virtù? Orbene, per quanto tu puoi, metti te stesso in stato di accusa, inquisisciti, sostieni prima il ruolo di accusatore, poi di giudice, e da ultimo, di difensore. Talvolta sii duro con te stesso. Stammi bene.
 Epistulae morales ad Lucilium, Liber Tertius, epistula XXVIII, Seneca.

Dionisia

sabato 6 dicembre 2014

Luis Sepúlveda, Patagonia Express

In attesa di salire sul Colono, in un porto dell’Isola Grande di Chiloé, Sepúlveda ripensa agli eventi che l’hanno spinto a fare questo viaggio: ripensa a Bruce Chatwin, il vecchio amico inglese, incontrato anni prima in un bar di Barcellona. Insieme avevano progettato questo viaggio, ma la condanna all’esilio dell’autore aveva loro impedito di realizzarlo in fretta e, “quando arrivò l’agognato permesso per tornare nel sud del mondo, Bruce Chatwin aveva già intrapreso un viaggio inevitabile, un lungo viaggio attraverso montagne e mari infiniti”. Ecco quindi Sepúlveda affrontare il viaggio da solo, con la compagnia di un taccuino con i fogli a quadretti regalatogli proprio dall’amico, un’autentica “moleskine”, più volte citata nel corso del racconto.
Il diario è ricco di riflessioni, racconti e leggende, ma soprattutto incontri: con l’autore conosciamo il “campionato di bugie” della Patagonia, viaggiamo con l’aviatore Palacios e ci indigniamo con lo scienziato Kucimavic.
Come ci dice l’autore al termine del diario, e come si evince – pagina dopo pagina – “Vivere è un magnifico esercizio”.

Daniela

venerdì 5 dicembre 2014

imprevisti...

A causa di impegni imprevisti, ci troviamo costrette a rimandare il prossimo incontro di WeBook al venerdì successivo, ovvero al

5 Dicembre 2014

sempre alle 14.30... 

Ci scusiamo con tutti voi, ma non è dipeso dalla nostra volontà!

Daniela, Dionisia e Francesca

venerdì 28 novembre 2014

28 Ottobre 2014

Oggi è ripartita l'avventura di WeBook!!! Anche se il nostro blog aveva già riaperto i battenti da un po' con recensioni e articoli vari, oggi pomeriggio un manipolo di coraggiosi si è ritrovato per parlare delle letture estive e delle proprie passioni. Gli argomenti affrontati sono stati i più disparati ed è stato bello ritrovare volti noti e volti nuovi! E così, come in un SALOTTO - definizione coniata dal nostro Dirigente Scolastico - abbiamo chiacchierato, ci siamo confrontati, tra tante risate e facendo merenda... 

Le idee che ci frullano in testa per il nuovo anno scolastico sono numerose: prenderà il via lo scaffale dei libri/spaccio dei libri, ma non vi diciamo di più, tenete gli occhi aperti e capirete presto di cosa stiamo parlando! 
Inoltre abbiamo deciso di aprire il blog a interventi differenti: non solo recensioni di libri, ma anche recensioni di film e lettere, articoli, racconti... tutto ciò di cui volete parlare/scrivere! Come mostrato dall'esempio della prof.ssa Vittori con la sua IVA scientifico, potete approfittarne per condividere e confrontarvi. Unica regola: il rispetto!

Concludiamo ricordandovi una data:

venerdì 28 novembre 2014

ore 14.30


Queste sono le informazioni necessarie per partecipare al prossimo incontro di WeBook.
Il tema scelto per il prossimo incontro è IL VIAGGIO... 

Arrivederci a presto!
Daniela, Dionisia e Francesca


domenica 23 novembre 2014

La vita di Galileo Galilei


Settimana scorsa ho proposto ai miei ragazzi di IVA la visione del film un po' datato, ma di una qualità per alcuni versi  ancora innegabile "La vita di Galileo Galilei" di Liliana Cavani; contemporaneamente alla pellicola in questione si affrontava la biografia di Galileo e si leggevano alcune famose pagine de "Il saggiatore" con la semplice, ma significativa favola dei suoni e il passo clou del capolavoro dello scienziato, conosciuto per lo più con il titolo di "Ipse dixit" da "Il dialogo sopra i due massimi sistemi".
E' vero che Webook è un  blog letterario, che finora ha ospitato essenzialmente recensioni di libri, ma, come si è sottolineato nell'ultimo incontro, sarebbe interessante allargare gli orizzonti anche al commento di  altre forme artistiche. E così ecco due recensioni, scritte da due studentesse della classe in questione sul film in oggetto.
Dionisia Vittori.

Film: Galileo Galilei
Regista: Liliana Cavani
Il film sulla vita di Galileo può esser ben decritto con un singolo aggettivo: completo. Si può affermare ciò in riferimento sia alle scelte della regia sia a quelle inerenti le fasi della vita dello scienziato.
Per affrontare l’argomento in modo esauriente nel limite di tempo imposto da un film, che non voglia risultare esageratamente lungo ma neppure superficiale bisogna saper isolare i fatti principali, riuscendo inoltre a creare la giusta ambientazione narrativa, permettendo così allo spettatore di entrare nel clima del periodo storico in questione: quello restrittivo e controriformistico, nel quale ha vissuto lo scienziato. In tal senso le scelte della Cavani possono dirsi riuscite; ottimamente riuscite soprattutto per quanto concerne la caratterizzazione dello stesso Galilei, che viene infatti presentato nella sua dimensione più umana, mai esclusivamente stereotipata al suo ruolo di scienziato; apprezzabile nel sistema dei personaggi anche la caratterizzazione di quelli secondari: ne è un esempio Giordano Bruno.
La visione non risulta mai noiosa o monotona nemmeno quando ad occupare la scena sono i dialoghi tra chierici ed intellettuali, che non abbondano certo d’azione.
Un aspetto che poteva essere maggiormente curato nella sua varietà è quello relativo alla scelta della colonna sonora, poiché l’epicità della musica ben si adatta ai momenti drammatici della pellicola, mentre per quelli, in cui, per esempio, si vede un Galileo più riflessivo risulta eccessivamente rindondante rispetto alla situazione.
Lucia Ferrari IV A Liceo scientifico.

Recensione del film "Galileo Galilei" di Liliana Cavani
Il film costituisce dal 1968 il tentativo meglio riuscito di tramutare la testimonianza storica della vita e delle opere dello scienziato, che sconvolse l'Italia del 1'600 con le sue idee, in pura azione scenica.
Per quanto riguarda l'aspetto contenutistico la trama si considera molto fedele alla realtà dei fatti e rende bene l'idea del clima antieretico nel quale Galilei operava, sottolineando con diverse scene il duro scontro di quest'ultimo con la ChiesaCattolica.
Un elogio particolare va alla colonna sonora del grande Ennio Morricone, che raggiunge il suo apice nel coinvolgimento emotivo dello spettatore con sonori cambi di tonalità durante le scene cariche di tensione.
Una critica, invece, tocca la scelta dei luoghi dove girare il film: le città e i palazzi che fanno da sfondo alle vicende sono più che mirabili, ma lo spettatore spesso non riesce a riconoscere il luogo in cui accade la scena, non essendo specificato e non avendo chiari riferimenti.
Oberti Maria IVA Liceo scientifico.

lunedì 17 novembre 2014

Marco Del Mastro, Particelle familiari

Come spiegare alla propria figlia dell’asilo cosa significhi essere un fisico delle particelle? Non è sicuramente semplice. La risposta “uno scienziato” non è sufficiente. A questo seguirebbero altre domande, praticamente senza fine. Del Mastro introduce quindi il lettore ad una panoramica del lavoro di un fisico, più precisamente di quello di uno scienziato del CERN di Ginevra. Descrive lo zoo delle particelle subatomiche e l’interazione tra di esse, l’asimmetria tra i diversi gruppi di particelle, che porta l’ipotesi dell’assenza di una o più di esse. Attraverso le parole del protagonista, il padre della curiosissima Pulce narra la storia di questa branca della fisica, che inizia con la scoperta di elettroni, protoni e neutroni, romanzandola in parte per rendere sempre viva l’attenzione dei suoi interlocutori e soprattutto dei lettori. Il suo linguaggio è ricco di metafore e di esempi, di semplificazioni e modelli affinché chiunque possa comprendere, almeno a grandi linee, ciò che succede nella nostra realtà. Fa emergere il nostro mondo come un luogo regolato dal caso e le certezze alla stregua di probabilità molto elevate. La parte conclusiva è incentrata sul laboratorio del CERN, sugli acceleratori di particelle e sulla necessità di trovare il Bosone di Higgs per rendere meno “sbagliato” il modello standard, dimostrando l’esistenza del campo ipotizzato dallo stesso Higgs, che riuscirà a vedere verificate le sue teorie nonostante la sua età avanzata.
La lettura è per la maggior parte scorrevole, grazie alla sua natura divulgativa, anche se talvolta si addentra in tecnicismi difficilmente digeribili per chi non è del mestiere.

Gabriele Galli, 5^C Liceo Scientifico

mercoledì 12 novembre 2014

Gabrielle Zevin, La misura della felicità

La misura della felicità si nasconde spesso nelle piccole cose, in una vita semplice, una piccola libreria su un'isola, una clientela affezionata... e una bambina, che riesce a conquistarsi il cuore di un libraio, sofferente per un lutto che ha distrutto la sua vita.
La piccola riporta nel cuore del libraio la forza di amare e il mondo attorno al protagonista comincia a cambiare: persino i personaggi secondari trovano una propria realizzazione.

Una dolcissima storia per un momento di evasione, ma non mancano le occasioni di approfondire le nostre conoscenze, visto che all'interno della storia si "nascondono" numerose recensioni di altri libri: leggere questo libro aumenta la nostra curiosità e la nostra voglia di leggere altri libri.

Consigliatissimo!

Daniela

lunedì 10 novembre 2014

Art Spiegelman, Maus


Maus è una graphic novel (romanzo a fumetti), ambientato durante la seconda guerra mondiale ed incentrato sulla tragedia dell'Olocausto, sulla base dei racconti del padre dell'autore, un sopravvissuto ad Auschwitz. Un padre, scampato all'Olocausto, una madre che non c'è più da troppo tempo e un figlio che cerca di trovare un legame alla vicenda indicibile del padre e gli permetta di ristabilire un rapporto con il genitore anziano. Una storia familiare sullo sfondo della più immane tragedia del Novecento. L'opera si compone di due parti (Maus I e Maus II): la prima parte racconta il contatto con il padre, di quando la famiglia viveva felicemente in Polonia, l'ascesa del nazismo, la guerra, i tentativi sempre più complicati e disperati di sfuggire alla deportazione, lo sconcerto di vedere il proprio mondo che va in pezzi. La seconda parte tratta della deportazione a Auschwitz o meglio Mausschwitz, il tentativo di sopravvivere, la follia nazista dello sterminio totale.
Raccontato nella forma del fumetto dove gli Ebrei  sono topi e i nazisti gatti, Maus é anche vincitore del premio Pulitzer: la più prestigiosa onorificenza nazionale per successi letterari.
Consigliato non solo agli amanti del fumetto, ma anche a tutti che sono interessati a conoscere un avvenimento storico su scala mondiale.



Federico Marchiando 2A Scientifico

venerdì 7 novembre 2014

Jodi Picoult, Intenso come un ricordo

Un libro intenso e dal finale inaspettato.
Sage è una venticinquenne dal passato traumatico: ci viene presentata durante un incontro di auto aiuto per l'elaborazione del lutto. Dopo la scomparsa della madre, dentro il cuore di Sage c'è una grande sofferenza e solo dedicarsi a fare il pane la aiuta a dimenticare un po' il proprio dolore.
L'incontro con Josef Weber le cambierà la vita: il novantacinquenne nasconde un segreto e decide di condividerlo proprio con lei, perché deve chiederle un favore.
Per affrontare le confidenze di Weber, Sage chiede aiuto a Leo e finalmente, da un passato di sofferenza e paura, emerge anche la vicenda di Minka, la nonna di Sage.

Un romanzo che ci presenta la storia dell'Olocausto da due diversi punti di vista: dal punto di vista di Minka, che era una vittima, e da quello di Weber, uno dei tanti carnefici. Leo e Sage cercano il proprio equilibrio, una luce nel proprio presente, frutto di questo passato oscuro.

Un romanzo intenso che mi sento di consigliare!

Daniela

mercoledì 5 novembre 2014

Leggere è un'avventura

Si legge sempre meno, i libri di carta soffrono e gli ebook non decollano. Eppure la guerra delle immagini con in testa computer e tablet dovrebbe aiutare e non frenare la buona lettura. Ma, per avvicinare i ragazzi all'arte del leggere non c'è che un modo: trasformarla in un'attività piacevole, da scegliere liberamente. Insomma è necessario che si trasformi in un gioco al quale partecipare con entusiasmo e divertimento e solo così sarà possibile che  bambini e ragazzi diventino lettori accaniti...

Il resto dell'articolo di Repubblica lo trovate qui: http://www.repubblica.it/rubriche/passaparola/2014/11/05/news/leggere_un_avventura-99812689/ 

Articolo suggerito da Giovanna

Edmund de Waal, Un'eredità di avorio e ambra

Edmund de Waal è un artista della ceramica inglese e uno storico dell’arte. Quando riceve in eredità da un prozio una collezione di strani oggetti giapponesi, 264 piccolissime sculture raffiguranti divinità, personaggi di ogni tipo, animali, piante, frutti, ne viene affascinato e decide di ricostruirne la storia. Segue questi “netsuke”da Parigi a Vienna al Giappone ripercorrendo le vicende della sua famiglia, una famiglia di ricchi commercianti ebrei che saranno coinvolti da testimoni, protagonisti o vittime, in tante vicende del Novecento.
Un’eredità di avorio e ambra è un testo di narrativa non-fiction, che ci permette di gettare uno sguardo sulla vita quotidiana e sulle piccole grandi storie di una famiglia un tempo privilegiata, poi travolta dagli eventi. L’autore ha consultato archivi, ha visitato palazzi e città, ha studiato vecchie fotografie, ma soprattutto ha utilizzato i ricordi della nonna e del padre per ricostruire un tempo perduto (per inciso, Proust compare nel libro perché frequentava i salotti parigini insieme allo zio Charles, splendida figura di esteta e intenditore d’arte).

Giovanna

Ryszard Kapuscinski, In viaggio con Erodoto

L’autore è un giornalista nato in Polonia (oggi Bielorussia) nel 1932 e morto nel 2007. E’ stato uno dei più grandi giornalisti del Novecento e qui racconta i suoi primi passi con inviato all’estero, in Cina, in Egitto, in Africa. Mentre scopre una realtà molto più complessa di quanto credesse e impara a raccontarla nel modo più onesto possibile, porta con sé le Storie di Erodoto da leggere nei momenti di solitudine. Kapuscinski impara molto dallo storico greco: a vedere, toccare con mano, raccogliere dati, confrontarli ed esporli.
Ecco due citazioni da Kapuscinski:
«Il viaggio a scopo di reportage esclude qualsiasi curiosità turistica, esige un duro lavoro e una solida preparazione teorica, per esempio la conoscenza del terreno su cui ci si muove. È un modo di viaggiare senza un momento di relax, in continua concentrazione e raccoglimento. Dobbiamo essere consapevoli che il luogo nel quale siamo giunti ci viene concesso una sola volta nella vita, che probabilmente non ci torneremo mai più e che abbiamo solo un'ora per conoscerlo. In un'ora dobbiamo registrare l'atmosfera e la situazione, vedere ricordare, sentire più cose possibili. Il viaggio a scopo di reportage esige un surplus emotivo e molta passione. Anzi la passione è l'unico motivo valido per compierlo. È per questo che così poche persone praticano reportage su scala mondiale. Di tutti i reporter che viaggiavano per il mondo negli Anni Sessanta ci sono rimasto solo io. Gli altri sono diventati stanziali».
«Più si conosce il mondo, più ci rendiamo conto della sua inconoscibilità e sconfinatezza: non tanto in senso spaziale, ma nel senso di una ricchezza culturale troppo vasta per poter essere conosciuta»
Se vi piacciono i paesi lontani, vi incuriosice il lavoro di un inviato speciale, volete riscoprire Erodoto al di fuori dalla scuola; se avete voglia di una lettura interessante e mai stancante, questo libro fa per voi.

Giovanna

David DiSalvo, Cosa rende felice il tuo cervello (e perché devi fare il contrario)

Nonostante il titolo, questo non è un manuale di self-help, anzi, l’autore, un giornalista scientifico, prende decisamente le distanze da quella che definisce “l’industria del self-help”, proponendo invece un po’ di “science-help”.  DiSalvo si basa sulle scoperte delle scienze cognitive, della psicologia sperimentale e delle neuroscienze, e riesce a toglierci parecchie certezze sull’affidabilità del nostro cervello. Spesso infatti, sostengono gli studiosi, il nostro cervello si comporta in modo sbagliato perché persegue obiettivi diversi da quelli che “noi” vorremmo (ad esempio il risparmio di energie, il benessere a breve termine invece della soddisfazione a lungo termine, ecc) o risente di influenze di cui non siamo consapevoli.
Ho consigliato questo libro ai miei studenti, soprattutto a chi dovrebbe studiare, lo sa ma non ne trova la voglia, e a chi ha la sensazione di sforzarsi inutilmente.
Ma lo consiglierei anche a chi ha interesse per il comportamento umano, la psicologia sociale o i metodi delle scienze cognitive, come buon esempio di divulgazione scientifica.

Giovanna

giovedì 30 ottobre 2014

Vittorino Andreoli, L'educazione impossibile

Mi ha prestato questo libro un mio studente di V liceo scientifico, appassionato di letteratura ed orientato ad un percorso di studi universitari legato al mondo della psicologia. Il sottotitolo dell'opera è emblematico della tesi sostenuta dall'autore, un noto psichiatra italiano, che più volte si è speso in opere socio-pedagogiche sull'educazione nella società attuale: tale sottotitolo recita così: "Come orientarsi in una società senza padri". Attraverso un interessante excursus storico sull'evoluzione del sistema famiglia dalla società greco-romana fino ad oggi, Andreoli approda ad una considerazione per alcuni versi desolante sul ruolo della famiglia nella società attuale. "L'agonia o la morte della famiglia tradizionale è oggi innegabile, spesso sostituita da situazioni confuse afferibili al concetto di famiglia allargata, dove i genitori non sono sempre quelli che si assumono il ruolo di padre e di madre, demandando tale compito ai nonni e/o ai nuovi compagni". Ed ecco che il proliferare di figure genitoriali di riferimento, spesso con linee educative non concordate e talvolta persino contrastanti tra loro, creano quella fragilità, che purtroppo sembra avere capillare diffusione tra i giovani d'oggi, che si arrabattano tra messaggi educativi non sempre coerenti per contenuto, tempi e modalità.
 Chi dovrebbe sopperire alle carenze del back-ground  affettivo ed educativo di questi ragazzi? Secondo Andreoli anche e sempre di più la scuola, dove i ragazzi dovrebbero trovare prima che una programmazione didattica un progetto educativo, in cui possano reperire aiuti di ogni genere, da quello psicologico, a quello materno e/o paterno, nonché amicale e/o di sostegno alle difficoltà della crescita. Da insegnante, che si imbatte ogni giorno con tali problematiche, mi sento di dire che umanamente si fa quel che si può, talvolta anche di più, spesso cercando anche loro di arrabattarsi a rivestire ruoli, per cui è necessaria una competenza professionale specifica, che non sempre si possiede. Ma è corretto sia nei confronti del corpo docenti e ancor di più verso i ragazzi che le carenze familiari siano pretenziosamente accollate al sistema scuola, che è innegabile abbia un ruolo educativo importante, ma che risulta essere sicuramente insufficiente nel supplire con una professionalità non artigianale alle carenze affettive ed educative dei ragazzi?

Dionisia

mercoledì 29 ottobre 2014

New Yorker






La copertina di "The New Yorker" di settimana scorsa... non si può che condividere in un blog di lettori... 

Daniela

martedì 28 ottobre 2014

James Herriot, Storie di gatti

Questo libro è una raccolta di esperienze riguardanti i gatti, che si svolge sulle colline dello Yorkshire, raccontate in prima persona dall'autore di questo libro il veterinario James Herriot. Infatti all'inizio del libro l'autore confessa di aver sempre avuto un debole per questi felini, è proprio questa sua passione che lo ha indotto a scrivere questo racconto.
Ogni capitolo parla di una storia di un gatto, che può essere randagio o domestico, quello randagio possiede la sua imprevedibile ed unica personalità. Mentre quello domestico è la reincarnazione felina del proprio padrone; vale a dire che questo gatto ha acquisito le abitudini e i comportamenti del proprio padrone, con il quale condivide la vita di ogni giorno.
Lo consiglio a tutti coloro che amano come me questi bellissimi felini. Un altro motivo per il quale consiglierei questo libro è perché è ricco di sentimenti e di riflessioni dell'autore ed in alcuni tratti è perfino commovente per chi è sensibile però alla sofferenza degli animali.

Valeria Losi 2A scientifico tradizionale

prossimo incontro

We Book riapre i battenti!!!!

Ci troviamo martedì 28 OTTOBRE 2014, alle ore 14.30 nei locali della biblioteca!

Argomento: le nostre letture estive.

Vi aspettiamo numerosi! (Ricordate di portare qualcosa da mangiare per arricchire la nostra merenda...)

Daniela, Dionisia, Francesca

T. de Fombelle, Tobia: Un millimetro e mezzo di coraggio , San Paolo 2007


Tobia Lolness è alto un millimetro e mezzo e vive su un albero, sintesi di un mondo intero, fatto di buoni e cattivi ,amici e nemici, affetti e invidie, misteri, avventure, pericoli. Tobia fugge dopo che la sua famiglia è stata accusata di un crimine che non ha commesso. Non sa perchè, non sa dove andare, non conosce il mondo che lo circonda nè le persone che ci vivono, ma il senso di giustizia, e la speranza di salvare i suoi genitori lo spingono ad andare avanti. Dovrà imparare a leggere i segni intorno a sè, fidarsi o non fidarsi, scoprire e utilizzare  risorse che non sapeva di possedere.  Facendo tesoro della poca esperienza di vita, ricordando gli insegnamenti e le parole dei suoi genitori, immergendosi ogni giorno di più nel mondo del grande albero, troverà una sua strada, alcune risposte e altre domande.
E' un libro che si può leggere da ragazzini, godendo della storia piena di avventure, e  in seguito rileggere più volte, scoprendo emozioni, sentimenti, significati, valori diversi, che lo rendono nuovo ad ogni lettura.

Elia Amighetti, 2 A scientifico  

mercoledì 22 ottobre 2014

La giornata a tema del 18 ottobre

Una recensione "en passant" su una particolare mattinata al Liceo Celeri 
"Due parole" sulla giornata a tema, organizzata dai ragazzi del nostro Liceo sabato 18 ottobre sulla delicata questione della sicurezza stradale, nonché in memoria di una giovane liceale,  tragicamente scomparsa nel 2004, dopo esser stata investita da un' automobile, guidata da un conducente in stato di ebrezza. 
Raramente in altre giornate di questo tipo si è notata una partecipazione così sentita, in alcuni momenti commossa da parte dei ragazzi e di tutti i presenti, a cui sono state fornite informazioni sulla tematica in programma; informazioni accompagnate da immagini e dall'accorata voce di chi ha vissuto sulla propria pelle la tragicità della perdita di una persone cara a causa dell'irresponsabilità di automobilisti distratti e/o ubriachi o quant'altro...
Pleonastico sottolineare che tali testimonianze avessero, causa di forza maggiore, insita una certa drammaticità, che molti insensibili commenti su Facebook hanno visto come uno squallido tentativo di fare audience. Come pensare ad un'eventualità tanto meschina dietro a così tragici vissuti? Non si discutono i gusti "ad personam", ma la mancanza di elitarietà d'animo di chi pubblicamente ha potuto anche solo dubitare che l'unico fine di una giornata di questo tipo fosse quello di sensibilizzare i ragazzi alla questione della sicurezza stradale, tematica per altro ineluttabilmente collegata a problemi altrettanto gravi e purtroppo sempre più diffusi tra i ragazzi, come l'abuso di alcool e/o di stupefacenti. 
Per quanto concerne la seconda parte della mattinata, dedicata ad una rassegna canora, di pezzi musicali di generi diversi, accompagnati da ballerini e/o da musicisti, non avendo sicuramente avuto velleità di competizione a livello internazionale, ma semplicemente il fine di intrattenere il pubblico con una proposta volta anche a stemperare l'inevitabile drammaticità della prima parte, è indubbio si possa dichiarare complessivamente riuscita.
Quale la nostra chiusa?
La "pars costruens" di una critica è sempre piacevole, quando è innegabile il buon fine sotteso all'oggetto della critica stessa!!

La professoressa Vittori in collaborazione con la  IV A liceo scientifico

giovedì 16 ottobre 2014

Marcos Chicot, L'assassinio di Pitagora

510 a.C.: Pitagora vuole nominare il suo successore, ma morti violente colpiscono i fedelissimi della sua confraternita, gli uomini più influenti. E, dall'esterno, Cilone trama contro Pitagora: gli è stato rifiutato trent'anni prima il suo ingresso nella setta e trama da allora contro i pitagorici, da lui mal tollerati nel Consiglio dei Mille.
Il libro è fedele agli episodi storici del VI sec. a.C., periodo nel quale Pitagora è stato uno degli uomini più influenti. I personaggi principali come Milone, il genero di Pitagora, Cilone, vendicativo e meschino, e Telis, il capopopolo sibarita, sono realmente esistiti e reale è la vicenda che li vede coinvolti, almeno nella sua parte principale, se escludiamo la finzione letteraria del giallo.
Nonostante le sue 700 pagine, la vicenda scorre velocemente, mentre si viene catturati dal mistero e dalla storia di Akenon e Arianna, figlia di Pitagora, sia per il loro pesante passato che per quanto si trovano a condividere nel presente.
Geniale la trovata dell’autore che presenta alcune pagine di un’inesistente Enciclopedia matematica, scritta da Socram Ofisis nel 1926 (Socram è Marcos al contrario): si comincia con la storia di Pitagora e si continua con la presentazione dei contenuti matematici, ovvero il pentacolo, il pi greco, la sezione aurea, il teorema di Pitagora e i numeri irrazionali.
Il libro è consigliato a tutti coloro che amano la lettura, perché è un modo diverso dal solito per imparare qualcosa della matematica e della filosofia del mondo pitagorico e della storia della fine del VI secolo a.C.
Per chi volesse avere ulteriori informazioni, inoltre, può visitare il sito dell’autore http://www.marcoschicot.com, nel quale viene raccontata la genesi del libro: la responsabile è Lucia, la primogenita di Chicot.
Daniela

mercoledì 15 ottobre 2014

Mirella Serri, Un amore partigiano

Come recita il sottotitolo, il libro è la storia di Gianna e Neri, “eroi scomodi della Resistenza”, così scomodi che, nonostante sia stata fatta giustizia sulla loro storia da personalità politiche come l’ex presidente della Repubblica Ciampi, la “cancellazione della loro memoria resiste e ancora non ha trovato accoglienza in tanti ricordi e fonti storiche”. Gianna e Neri hanno offerto la propria vita per la causa della resistenza, impegnandosi nella lotta partigiana, ma la loro morte non è stata causata dai nemici che combattevano. Non dimentichiamo che “all’interno dei drappelli di partigiani disseminati per montagne e valli si consumarono micro e macro conflitti, omicidi, giustizia sommaria fino a oggi ignorati.”
Questa “tragica avventura” ci viene presentata “non solo come un episodio della Resistenza ma anche della post-Resistenza, un periodo durato anni, in cui ci si rifiutò di far luce su quell’intreccio di omertà, di paure e di reciproche coperture che alla fine frutteranno carriere, riconoscimenti, onori. Questa storia ci riporta anche ai conflitti interni alle bande partigiane al tempo della loro organizzazione in strutture militari. A una lotta per la sopravvivenza molto più difficile, aspra, dolorosa di quanto non appaia da tanti racconti, a volte edulcorati, della guerra partigiana.”
Ne raccomando la lettura soprattutto agli alunni di quinta, che studieranno quest’anno, tra le pagine del libro di storia, il secondo conflitto mondiale.

Daniela

lunedì 13 ottobre 2014

José Ortega y Gasset, Miseria y esplendor de la traducciòn, Granada 1980

La maggior parte di noi solitamente legge in traduzione. Può quindi non essere del tutto inutile qualche riflessione sull’attività del tradurre. Come dice giustamente Ortega, tradurre da una lingua in un’altra in realtà è impossibile. È impossibile perché, come già aveva detto W. von Humboldt, ogni lingua è espressione di un mondo a sé, è lo specchio di una particolare concezione del mondo. Giusto per fare un esempio: in alcuni dialetti Bantù ci sono più di 24 segni classificatori di contro ai nostri due generi, maschile e femminile (tre, se si aggiunge il neutro), a seconda che si tratti di esseri animati o inanimati, di alberi alti o bassi, ecc. Le difficoltà naturalmente aumentano coll’aumentare della distanza culturale tra i popoli e le loro lingue, ma non vengono meno neppure tra lingue vicine, soprattutto quando si tratta di opere poetiche. Tanto più che non vi è mai reale corrispondenza tra un vocabolo, un concetto espresso in una lingua e il “corrispettivo” vocabolo espresso in un’altra. Insomma tradurre è un’attività utopica, ma si tratta di un’utopia buona, perché consapevole dei limiti invalicabili dell’impresa (Ortega distingue tra un’utopia buona e un’utopia cattiva, quella che non vuole fare i conti con la realtà). Tuttavia la traduzione ha una funzione importantissima ed è un’attività estremamente complessa, perché deve sforzarsi di trovare un irraggiungibile equilibrio tra la fedeltà all’originale, al suo stile, alla sua forma, e la leggibilità della lingua nella quale si traduce. Insomma, quando è possibile, è meglio leggere in originale.

Renato

A.Giménez-Bartlett, Una stanza tutta per gli altri, Sellerio 2014

La conoscenza dell’autrice come giallista e la simpatia per il personaggio di Pedra Delicado protagonista della sua serie più famosa, mi ha spinto alla lettura di questo romanzo curioso già dal titolo. “Una stanza tutta per gli altri” è infatti un evidente richiamo al famoso” Una stanza tutta per sé “di V.Wolff che confesso francamente  non aver mai letto. Il richiamo non è casuale perché la Bartlett costruisce un romanzo “storico” in cui realtà e verosimiglianza si intrecciano  molto bene, in cui V. Wolff viene raccontata dalla sua domestica Nelly.

La vicenda si svolge nel periodo dal 1916 al 1934, il periodo in cui Nelly Boxall fu al servizio dei Woolf. E’ il primo ventennio del secolo , un periodo denso di avvenimenti.durante il quale,  tra guerre, rivoluzioni, totalitarismi, inizia a prendere forza il movimento di emancipazione delle classi lavoratrici e delle donne. E questo periodo e il famoso gruppo di Bloomsbury di cui la Wolff è uno dei fulcri vengono rappresentati con crudo realismo in tutta la loro contraddittorietà. Strenuo difensore dell’emancipazione femminile, la Wolff non riesce, al di là delle mere apparenze, a superare un rapporto classista e a volte vessatorio nei confronti della sua domestica.
Basandosi  sugli avvenimenti trascritti dai diari sia della domestica (invenzione  della Bartlett che assume un valore documentario) che della stessa Virginia, l’autrice ha messo insieme riflessioni e avvenimenti che ci permettono non solo di cogliere lo spaccato di un’epoca ma che mostrano anche una indiscutibile e abile capacità di introspezione psicologica.
Francesca

Keith Devlin, La lettera di Pascal

Può una singola lettera cambiare per sempre il modo di interpretare la realtà e di affrontare la vita? Secondo quanto ci racconta Keith Devlin in questo libro, se Pascal è l’autore della lettera e Fermat il destinatario, i risultati possono essere davvero imprevedibili. Nella lettera del 24 agosto 1654, Pascal propone a Fermat la soluzione di un quesito affrontato da Luca Pacioli nel 1494 e analizzato, nel corso degli anni, da Cardano, Tartaglia e Galileo Galilei. Solo Fermat e Pascal arrivarono alla risposta: Pascal trovò una risposta corretta ma molto complessa, mentre Fermat diede prova della propria superiorità affrontando il problema con una soluzione semplice e ingegnosa. Solo i loro successori permisero a questo risultato di uscire dalle sale da gioco e di entrare nelle nostre vite, diventando una parte fondamentale della nostra quotidianità, visto che il calcolo delle probabilità viene usato per prendere decisioni in tutti gli ambiti, dalla medicina alla finanza. Gli studi di Graunt e Huygens e i risultati raggiunti da Bayes permisero al calcolo della probabilità di ottenere un grado di predizione sempre più grande, visto che si poté prevedere anche l’attacco al Pentagono del 2001. Purtroppo la previsione non venne presa sul serio: ancora una volta, però, la matematica non sbagliava!

Daniela

Denis Guedj, Il Teorema del Pappagallo

La sera in cui Nofutur, un pappagallo, fa il suo ingresso nella casa di Montmartre, è l’inizio di nuovi equilibri: Jonathan e Lea, gemelli sedicenni, vi abitano con la madre Perrette, il fratello adottivo undicenne Max e Pierre Ruche, un invalido ottantaquattrenne, proprietario della libreria “Mille e una pagina”. Dopo aver sentito dalla madre il racconto del loro concepimento, dovuto alla caduta in un tombino, Lea e Jonathan sono un po’ sconvolti e Ruche decide di risollevarli, raccontando di un’altra caduta, quella di Talete. Con l’arrivo di due lettere e di una preziosa biblioteca da parte di un vecchio amico di Ruche, Grosrouvre, per la famiglia comincia un viaggio nella storia della matematica, nel tentativo di interpretare le lettere, alla ricerca di un motivo che spieghi la morte del mittente: per questo l’indagine prende i volti di Pitagora, Euclide, al-Khayyam, Brahmagupta, Tartaglia e Cardano, Abel e Galois, Eulero, Fermat e Goldbach. Questi ultimi, in particolare, sono autori di due congetture che Grosrouvre dichiara di aver dimostrato. Dal passato di Ruche, emerge anche il siciliano Tavio, che permetterà ai protagonisti di dare un senso alla morte di Grosrouvre, anche se solo il viaggio a Manaus rimetterà ordine nelle loro vite.
Un viaggio originale nel mondo della matematica, consigliato agli studenti e a tutti gli appassionati di lettura.

Daniela