mercoledì 16 dicembre 2015

Mary Shelley, Frankenstein

Durante l'ultimo incontro di Webook, in cui era presente quasi "in toto" la classe I B del nostro liceo, alcuni studenti ad essa appartenenti hanno espresso considerazioni in merito al libro "Frankestein" di Mary Shelley; tali considerazioni sono parte integrante delle recensioni, che gli alunni in questione hanno scritto, dopo aver letto quest'opera.
Qui di seguito se ne pubblica una che, a titolo esemplificativo, rappresenta un semplice approccio di due alunni di prima verso la dimensione della condivisione di opinioni in un ambito formativo della persona, qual è quello della lettura.
Dionisia.

"Era già l’una del mattino,la pioggia batteva contro i vetri, la candela era quasi consumata quando, tra i bagliori della luce morente, la mia creatura aprì gli occhi, opachi e giallastri, trasse un respiro faticoso e un moto convulso ne agitò le membra. La pelle gialla a stento copriva l'intreccio dei muscoli e delle vene; i capelli folti erano di un nero lucente e i denti di un candore perlaceo;ma queste bellezze rendevano ancor più orrido il contrasto con gli occhi acquosi, grigiognoli come le orbite in cui affondavano, il colorito terreo le labbra nere e tirate".
Coinvolgente, vero? È un passo del libro Frankestein di Mary Shelley, che presenta pagine ricche d'avventura e di descrizioni di ambienti meravigliosi, le quali, oltre ad essere assai minuziose ed affascinanti, rendono bene l’idea di cosa sia un paesaggio incontaminato. A tal proposito particolarmente cinematografica è la sequenza descrittiva della cima Avre e del ghiacciaio del monte Bianco, che, con la sua imponenza sovrasta le Alpi, le quali, al suo confronto diventano quasi insignificanti.
Ma in questa opera ci sono anche caratteristiche meno positive! L’inizio del  libro è un po' noioso perché l’autore, parlando delle sue radici, rende la narrazione troppo lenta, creando una lunga parentesi quasi distaccata dai fatti salienti della storia. Inoltre in questi primi capitoli, alcuni passi sono lessicalmente complessi per un adolescente; ciò è evidente, per esempio, nel capitolo tre, dove l'autore parla dei suoi studi a Ingolstad: i dialoghi con i professori hanno come tema la filosofia umana ed i suoi interpreti, argomenti di difficile comprensione per dei ragazzi.
Al di là di questa prima parte, il libro è senza dubbio adatto ad un pubblico adolescente perché coinvolgente nella sezione in cui sono presenti le avventure del mostro, sezione che potrebbe anche servire ai giovani come monito perché in futuro non “creino”mai nulla di pericoloso per l'umanità.

Paolo Losi e Tobia Maggioni
1^B Liceo scientifico delle scienze applicate

Cristina Petit, Qualcosa che somiglia al vero amore

Era seduta alla scrivania di suo padre a casa di sua nonna, in Italia e il libricino era sbucato da uno scaffale. La curiosità l’aveva spinta come sempre a conoscere quel che non conosceva. Aveva letto il libro in un paio d’ore e riletto più volte la fine, anche a voce alta, per capirla meglio.
Velocemente aveva provato a fare l’esegesi di quei capoversi e li aveva chiariti a se stessa ad alta voce, muovendo ampiamente le mani, immaginandosi professoressa:
«… quindi Darwin, grande uomo di scienza e ragione, dice che è ben più grandioso pensare che tutta la bellezza dell’universo sia scaturita da un Uno che poi si è evoluto in modo straordinario, piuttosto che pensare che il Creatore abbia fatto gesti singoli per ciascuno. Infatti lo è! Accidenti! In quel primo gesto creativo già c’ero, c’era la possibilità di me!»
«Parli da sola?» entrò il padre nella stanza divertito.
«No, cerco di capire se ho capito bene…»
«Cosa?»
«Ho trovato questo tuo libro di Darwin!»
«E?»
«E mi è piaciuto molto, papà, perché non me l’hai mai fatto leggere?»
«Perché è meglio che i libri ti chiamino quando sei pronta!»
«Per questo a volte mi è capitato di leggere un libro che mi avevano fortemente consigliato e invece a me non ha detto nulla?»
«Non era il tuo momento! Io penso che i libri si accordino al nostro stato d’animo, se sono quello di cui abbiamo bisogno in quel momento, vibriamo con loro. Darwin non è un lettura né facile, né molto divertente, però può essere entusiasmante per certi aspetti.»

Una protagonista che pratica la libroterapia, ovvero legge libri ai bambini in difficoltà, aiutandoli a superare le loro paure. Un libro che parla di libri e di amore, una storia leggera, ma uno stile davvero originale e piacevole, tanto che le pagine girano velocemente alla scoperta della storia di Clémentine.

mercoledì 4 novembre 2015

dicembre

Il primo incontro di WeBook si è svolto, come preannunciato, giovedì 22 ottobre nei locali della biblioteca. Tra i partecipanti, i soliti fedelissimi... 

Presi dalle nostre chiacchiere letterarie, abbiamo dimenticato di fissare la data del prossimo incontro e di sceglierne anche l'argomento. Abbiamo, perciò, deciso di ritrovarci 

venerdì 11 dicembre
alle 14.30

L'incontro avrà ancora argomento libero... 

Vi aspettiamo numerosi! (Ricordate di portare qualcosa da mangiare per arricchire la nostra merenda...)

Il team di WeBook

martedì 27 ottobre 2015

DIALOGO di un VENDITORE d’ALMANACCHI e di un PASSEGGERE

Ciao a tutti.
Come avevo preannunciato durante l'ultimo incontro di Webook, utilizzo lo spazio, che altrimenti avrei dedicato alla recensione di un altro dei libri che ho letto negli ultimi mesi  per pubblicare "in toto" un'operetta morale di Leopardi dal titolo "Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere"; tale scritto è sempre stato oggetto di una lettura interessata da parte degli studenti delle classi, in cui l'ho proposto ed è diventato al contempo occasione per alcune riflessioni sulle tematiche in esso contenute.
...... Talvolta anche motivo di un certo comprensibile silenzio a lettura appena terminata......
 Indubbiamente il culmine dell'opera leopardiana non sono i suoi scritti in prosa, ma la formula del dialogo, da Leopardi scelta per veicolare alcune delle sue amare considerazioni esistenziali, nonché riflessioni sull'infelicità insita nella natura dell' essere umano è una formula per i ragazzi accattivante, forse per l'apparente leggerezza, con cui le rapide sequenze dialogiche trattano temi di realistica drammaticità.
Giudicate voi stessi!
Dionisia

 DIALOGO di un  VENDITORE d’ALMANACCHI
e di un PASSEGGERE


Venditore. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggere. Almanacchi per l'anno nuovo?
Venditore. Si signore.
Passeggere. Credete che sarà felice quest'anno nuovo?
Venditore. Oh illustrissimo si, certo.
Passeggere. Come quest'anno passato?
Venditore. Più più assai.
Passeggere. Come quello di là?
Venditore. Più più, illustrissimo.
Passeggere. Ma come qual altro? Non vi piacerebb'egli che l'anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore. Signor no, non mi piacerebbe.
Passeggere. Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
Venditore. Saranno vent'anni, illustrissimo.
Passeggere. A quale di cotesti vent'anni vorreste che somigliasse l'anno venturo?
Venditore. Io? non saprei.
Passeggere. Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Venditore. No in verità, illustrissimo.
Passeggere. E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
Venditore. Cotesto si sa.
Passeggere. Non tornereste voi a vivere cotesti vent'anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?
Venditore. Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
Passeggere. Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?
Venditore. Cotesto non vorrei.
Passeggere. Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch'ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l'appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?
Venditore. Lo credo cotesto.
Passeggere. Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?
Venditore. Signor no davvero, non tornerei.
Passeggere. Oh che vita vorreste voi dunque?
Venditore. Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz'altri patti.
Passeggere. Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell'anno nuovo?
Venditore. Appunto.
Passeggere. Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest'anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d'opinione che sia stato più o di più peso il male che gli e toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
Venditore. Speriamo.
Passeggere. Dunque mostratemi l'almanacco più bello che avete.
Venditore. Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
Passeggere. Ecco trenta soldi.
Venditore. Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.

giovedì 8 ottobre 2015

PRIMO INCONTRO

We Book riapre i battenti!!!!

Ci troviamo giovedì 22 OTTOBRE 2015, alle ore 14.30 nei locali della biblioteca!

Argomento: le nostre letture estive.

Vi aspettiamo numerosi! (Ricordate di portare qualcosa da mangiare per arricchire la nostra merenda...)

Daniela, Dionisia, Francesca

mercoledì 7 ottobre 2015

C. Bernardini, S. Tamburini, Le idee geniali

Si tratta di una piccola storia della scienza, costruita attraverso le vicende dei personaggi più importanti, a partire da Archimede fino ad arrivare a Fermi, passando attraverso Galilei, Newton e Einstein. Ad ogni personaggio è dedicato un capitolo, all’interno del quale vengono raccontate brevemente la vita e alcuni episodi tra i più noti. Non mancano i riferimenti scientifici, le formule e le dimostrazioni, racchiuse però da alcune cornici per impedire di perdere il filo del discorso e per permettere, a chi ne sentisse la necessità, di saltare l’approfondimento.

Daniela

Maria Moneti Codignola, Ipazia muore

Ipazia è una famosa filosofa e scienziata di Alessandria, dove vive insegnando al Museo. Figlia del matematico Teone, è cresciuta nell’amore per la cultura e lo studio.
Con l'avvento della religione cristiana, la convivenza tra le diverse religioni si fa molto difficile ad Alessandria e Ipazia cerca di intervenire per tutelare il diritto di tutti ad adorare la propria divinità. La sua saggezza la rende invisa al vescovo Cirillo che, sobillando la popolazione, mentre nella città non fanno che aumentare disordini e omicidi, induce i propri seguaci ad ucciderla.

Daniela

giovedì 24 settembre 2015

Angela Scipioni, "Botanica delle Terme di Boario"

La passione per la botanica e la fotografia della natura, unite al desiderio di valorizzare una ricchezza del nostro territorio: sono questi gli “ingredienti” del mio libro.
Chi lo utilizza può trovare una valida guida per comprendere e “apprezzare” le piante del Parco delle Terme di Boario che sono descritte sia nelle loro peculiarità biologiche sia nel potenziale loro uso.
E se non piacciono le descrizioni, le numerose foto sono di per sé molto eloquenti.
E se la terminologia crea qualche problema, un glossario finale può aiutare.
Per gli studenti il libro si configura come integrazione al testo scolastico nell’acquisizione delle conoscenze botaniche in modo scientificamente rigoroso.
Volutamente manca la descrizione delle piante erbacee   e degli animali (soggetti di alcune foto) ma… questo potrebbe preludere ad un seguito!
    
Angela Scipioni

sabato 5 settembre 2015

A.Bonaguro, M.Dell'Asta, G.Parravicini, "Vive come l'erba... Storie di donne nel totalitarismo"

Di fronte alla sopraffazione, alla violenza, alla prigionia è possibile continuare a vivere senza lasciarsi vincere dalla disperazione?  Leggendo le storie contenute nel libro in questione si fa la singolare scoperta che per qualcuno lo è stato, che anche le condizioni più disumane possano non cancellare quello spunto di umanità, da cui tutto inaspettatamente può cambiare. Si tratta di otto storie di donne vissute nel totalitarismo dei Paesi del socialismo reale e soprattutto in Unione Sovietica, protagoniste di una resistenza e di una lotta fatta senza armi.
Contrariamente a Levi, che dichiarò che nei lager non può esserci Dio e che l'esistenza del primo esclude la possibilità che ci sia il secondo, queste donne, nei momenti più drammatici della loro esperienza ravvisano nella scoperta di Dio  una fonte di coraggio; ed è così che Kommunella, la protagonista di uno dei racconti, da ebrea non cristiana trova questo alleato inatteso, una fede che le cambia la prospettiva. Si accorge che nella brutalità e nella miseria dei gulag ci sono esempi di straordinaria generosità anche tra le detenute più depravate. Si convince che anche i delinquenti abbiano un' anima, che fa capolino qualora ci sia un incontro con una persona che dia loro fiducia, un'altra possibilità.....
Insomma nei lager c'è qualcosa di più forte dell'annientamento perseguito dal totalitarismo: Dio. 
Indubbiamente questa singolare prospettiva, condivisibile o meno, induce per lo meno a riflettere su come  un'esperienza di tal genere abbia portato a conclusioni così ossimoriche da parte di chi le ha vissute.  
Dionisia Vittori.

domenica 23 agosto 2015

Bruno Codenotti, Un biglietto di sola andata

Forse qualcuno di voi ricorda l'incontro con il prof. Codenotti di un paio di anni fa, quando ha tenuto due conferenze nei locali della nostra scuola. Mi piace pensare che in "Un biglietto di sola andata", costruito nel confronto con gli alunni incontrati durante le conferenze divulgative, ci sia qualcosa del confronto che Codenotti ha saputo costruire anche con noi!
Il protagonista è Aldo, esemplare di Homo Rationalis e nel libro lo seguiamo nei suoi incontri con l'homo sapiens, con i misteriosi abitanti dell'Isola di VeroFalso e nel mondo razionale di Logicolandia.
Come recita il sottotitolo, "Un invito alla logica e alla teoria dei giochi", si parla di logica, paradossi e teoria dei giochi, ma senza i soliti formalismi. Anzi, come ci spiega lo stesso autore nella prefazione, il libro si presta a più livelli di lettura. Insomma, ognuno di noi può trovare la propria dimensione all'interno di questo percorso, consigliatissimo a tutti!

Mi è rimasta una sola domanda: ma siamo sicuri che un mondo perfettamente razionale sarebbe così perfetto? Io, dopo aver letto del paradosso di Condorcet, non ne sono più così sicura...

Daniela

sabato 22 agosto 2015

Max Simon Erlich, Una lettera dal passato

Una coppia come tante, che vive felicemente il proprio matrimonio anche dopo venticinque anni di convivenza.
Un assassinio successo dieci anni prima che fa sentire i suoi effetti anche a distanza.
Una lettera che arriva dal passato, con dieci anni di ritardo e confonde le esistenze, gli equilibri.
Lei deve trovare delle risposte, deve capire se ha vissuto una menzogna.
Lui non vuole rispondere alle sue domande, vuole fiducia assoluta.

Un libro che si legge d'un fiato, forse perché, come lei, si vive la vicenda alla ricerca di una risposta.
E il finale non delude: dà finalmente tutte le risposte.

Lettura di svago, consigliatissima per l'estate!

Daniela

martedì 11 agosto 2015

Abbas Kazerooni, Con le ali ai piedi

Una storia che risale a più di trent'anni fa, ma che è ancora attuale. Abbas Kazerooni è iraniano e il padre, consapevole che a breve il figlio sarà arruolato, vende tutto ciò che ha per permettergli di costruirsi una vita migliore in Inghilterra. Purtroppo, Abbas è costretto a partire solo, senza la madre che doveva accompagnarlo, e resta tre mesi a Istanbul dove riesce a gestirsi da solo e ad incontrare il console inglese che gli permetterà, finalmente, di ottenere l'agognato visto.
La storia è davvero commovente e colpisce come questo bambino, di quasi dieci anni, riesca a cavarsela da solo in un ambiente che farebbe paura a un adulto.
"Volevo scolpire nella pietra il ricordo e i sacrifici di mia madre, affinché per molto tempo, quando non ci sarò più, la gente sappia di lei e di ciò che ha fatto; volevo documentare una piccola vicenda che ha fatto parte di una più grande, sul piano storico e sociologico; e volevo commemorare tutti gli iraniani che tanto hanno perso e sofferto durante i tormentati primi anni Ottanta."

Daniela

giovedì 30 luglio 2015

Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray

Due colti amici nella Londra dell’800, che in un elegante studio d’artista parlano d’arte. Argomento principale della discussione è il ventenne Dorian Gray, giovane d’una bellezza esagerata di cui è timidamente consapevole, riprodotta alla perfezione dal dipinto appena realizzato da uno dei due amici, il pittore Basil Hallward, per il quale Dorian è divenuto l’ispiratore di una nuova scuola artistica, il segreto stesso della sua arte. L’altro, Lord Henry Wotton, con le sue misteriose e ciniche frasi che paiono aforismi studiati, avrà la capacità di ammaliare il giovane influenzandolo a tal punto di cambiargli completamente l’esistenza.
Quasi in ogni pagina una frase sottolineata, che il genio di Wilde ci regala. Ogni pagina di questo libro è un petalo di rosa; ad ogni pagina un petalo vien tolto, il fiore viene spogliato, fino a giungere al cuore, o meglio, all’anima. Alla sua anima, all’anima di Dorian, all’anima di chiunque. E’ Dorian questo fiore, ed è anche ciascuno di noi. Ma pensate ad una rosa che può mantenere intatta la sua bellezza, mentre con il tempo il suo cuore avvizzisce... prima o poi l’anima malata non sopporterà più di rimanere soffocata sotto tutti quei bei petali… ed è essa che possiede il mistero della morte.
Convinto da tutte le teorie edonistiche ed estetiste di Wotton, Dorian arriva al punto di fare un “patto col diavolo” pur di conservare la propria bellezza: sarà il suddetto dipinto ad essere tracciato dalle macchie del tempo e del peccato. Divenuto schiavo del desiderio di far coincidere l’arte con la vita, ha un’anima tanto malata, corrotta e degradata da arrivare a compiere gesti che Wotton, convinto che la perfezione estetica dell’amico debba necessariamente essere anche indice di perfezione morale, neanche potrebbe immaginare.
“Sono felice che tu non abbia mai fatto niente, che tu non abbia mai scolpito una statua o dipinto un quadro o prodotto alcunché all’infuori di te stesso. La vita è stata la tua arte. hai musicato te stesso e le tue giornate sono i tuoi sonetti.”
Un romanzo che mi ha coinvolta dal primo all’ultimo petalo; un romanzo senza tempo, che consiglio a chiunque abbia un’anima, cioè, suppongo e spero, a chiunque.

Anna Bertelli 3^ liceo classico

domenica 14 giugno 2015

Gabriel Garcia Lorca e Ian Gibson

Come avevo promesso durante l'ultimo incontro di WeBook, ecco la lettera che l'autore britannico Ian Gibson scrisse in memoria di Federico Garcia Lorca, a 75 anni dal suo assassinio, su richiesta della rivista spagnola "El periodico de Catalunya". 
Il tema della guerra e del terrorismo, nell'ambito del quale ci si era impegnati a leggere un'opera a piacere, mi aveva ossimoricamente portato alla mente una parte della produzione lirica di questo poeta spagnolo, ucciso dai falangisti durante la guerra civile perché omosessuale e filo-repubblicano, nonché aperto estimatore della cultura gitana, una minoranza detestata dalla destra franchista. Le diciotto liriche di Romancero gitano, che ho riletto con piacere e commozione comprendono, tra gli altri, il nucleo semantico del mondo umano, nel quale i gitani, già ai tempi di Lorca lottavano contro la "Guardia Civil" spagnola, la stessa che commise l'omicidio del poeta.
Dionisia.

PS: 
Pochi mesi prima di morire Lorca si espresse a chiare parole in merito al nazionalismo estremista, dichiarando:
"Io sono uno Spagnolo integrale e mi sarebbe impossibile vivere fuori dai miei limiti geografici; però odio chi è Spagnolo per essere Spagnolo e nient'altro, io sono fratello di tutti e trovo esecrando l'uomo che si sacrifica per una idea nazionalista, astratta, per il solo fatto di amare la propria Patria con la benda sugli occhi. Il Cinese buono lo sento più prossimo dello spagnolo malvagio. Canto la Spagna e la sento fino al midollo, ma prima viene che sono uomo del Mondo e fratello di tutti. Per questo non credo alla frontiera politica."


Lettera aperta di Ian Gibson a Federico Garcia Lorca,
a 75 anni dal suo assassinio

Siamo alla vigilia del 75° anniversario del tuo assassinio, a Granada, in quella tragica estate del 1936. Mi hanno invitato a dedicarti un articolo, ma ho deciso che è meglio una lettera. Ti chiedo scusa per l'audacia e per il tu, ma, dopo mezzo secolo passato a leggerti, studiando la tua vita e indagando sulle circostanze della tua morte, ho quasi la sensazione di conoscerti personalmente, anche se non, ovviamente, a fondo. A fondo, trattandosi di te? Scrivesti una volta: "Solo il mistero ci fa vivere. Solo il mistero". Sapevi molto dell'altra parte, non c'è dubbio. E se riuscivi a stupire il tuo amato Salvador Dalí, come non avresti potuto affascinare me?
Ti voglio dire prima di tutto che quelli che pensarono di finirla con te, tirandoti una pallottola, hanno fallito, perché risulta che oggi sei niente meno che il poeta spagnolo più tradotto, amato e pianto di tutti i tempi. Inoltre non c'è settimana in cui non si allestisca in qualche posto del mondo una tua opera o un'opera ispirata da te. Perciò il messaggio di solidarietà a quelli che soffrono, messaggio che caratterizza la tua creazione letteraria, arriva, militante e incoraggianti, e in tutti gli angoli del pianeta. Nessuno scrittore spagnolo, con la possibile eccezione di Cervantes, ha fatto tanto per la Spagna come te.
I vincitori usavano dire che dovevi la tua celebrità al modo in cui sei morto e alla propaganda sui "rossi". Davanti al fatto consumato della tua universalità, non osano più sostenere tanto. La verità è che tu non avevi bisogno della tua terribile fine per raggiungere la gloria, tu sei nato non solo poeta, ma poeta, e drammaturgo, geniale. Quando realizzarono il crimine, ti stavano già conoscendo e ammirando all'estero ogni volta di più. Soprattutto in america Latina, la América nuestra, come diceva il tuo ammirato Rubén Darío. Sapevi che non c'era modo di eludere la fama, che era inevitabile. Ed eri consapevole del pericolo che supponeva per te in una società intollerante, in cui essere omosessuale era un'offesa e un invito al rifiuto.
Oggi in Spagna, nonostante la miserabile destra di sempre, quella che ti finì, la situazione dei gay, come si chiamano adesso, è migliorata considerevolmente. Ma la lotta segue. Spesso medito sulla tua profonda tristezza (che pochi sospettavano) al non poter vivere liberamente la tua vita amorosa. Parlavi, quando ti rimaneva già poco tempo, del tuo progetto di costruire una casa sulla riva del Mediterraneo. Peccato che non sia riuscito a farlo, che non abbia mai potuto condividere con nessuno una tua casa.
Capacità per condividere le tue pene ne avevi in abbondanza, è vero. Com'è possibile che un solo essere umano riunisse così tanti doni, tra cui quello della simpatia e quello della musica? Doni che ti trasformavano, quando tu volevi, in un one-man-show insuperabile. Quando volevi, dico, perché quando non volevi, quando ti assediava uno dei tuoi drammi, mi risulta che ti nascondevi perché nessuno ti vedesse.
Parlando del tuo aspetto di giullare, che strano che non abbiano ancora trovato la tua voce, tu che, più di ogni altro lirico della tua generazione, amavi mediare tra i tuoi versi e il pubblico, tu che eri il poema vivo! Continuo a pensare che un giorno la troveranno, forse a Buenos Aires, dove sei stato tante volte alla radio. Nel frattempo abbiamo la consolazione delle canzoni che hai inciso al piano con La Argentinita nei giorni felici prima della morte, che tu hai visto premonitrice della tua, di Ignacio Sánchez Mejías.
Dicevi che Granada ti aveva reso il poeta che eri. Non solo la città, ma la sua campagna, dove hai passato i tuoi primi 11 anni. "Sono del cuore della Vega de Granada", usavi dire orgoglioso. E aggiungevi che eri, di conseguenza, un poeta tellurico. Bene, devo dirti che la Vega, prima bellissima, si è degradata in un modo spaventoso. Con questo ti dimostrano ancora il loro disprezzo, perché senza la tua immersione totale nella cultura popolare della fertile pianura, non avremmo la tua opera meravigliosa né questo tuo linguaggio metaforico, nato nelle stesse viscere di una terra millenaria. A proposito, ricordo sempre il buey de agua (letteralmente, bue d'acqua; nelle campagne granadine, indica un corso d'acqua lento e profondo, e l'espressione è stata ripresa, e dunque nobilitata, da Federico Garcia Lorca NdRSO) percepito così  da un contadino amico tuo (che modo di "vedere" un corso profondo d'acqua lenta!) e i tuoi mil panderos de cristal que herían la madrugada (mille tamburelli di cristallo che ferivano l'alba).
Ci sono tante cose che ti vorrei chiedere. Soprattutto, dove sono i tuoi resti? So che quell'alba spaventosa non hai avuto, poeta della luna che sei, la consolazione di contemplarla per l'ultima volta su Granada. A cosa pensavi quando arrivò il momento? Allo spaventoso parallelismo tra il tuo destino e quello di Mariana Pineda, che portasti sulle scene? A tua madre, poverina? Al tuo amato Rafael Rodríguez Rapún? Domande senza risposta. Mi viene solo la laconica copla che citasti nella tua conferenza sul cante jondo: "Subí a la muralla, / me contestó el viento: / ¿para qué tantos suspiritos / si ya no hay remedio?" (Salii sulle mura / mi rispose il vento: / perché tanti sospiri / se non c'è più rimedio?)


mercoledì 10 giugno 2015

Björn Larsson, Bisogno di libertà

"Ho capito che per essere liberi dobbiamo sapere dove siamo. Chi è smarrito, chi non ha il senso della realtà, chi ignora come va il mondo non è libero. Non si può essere liberi che con cognizione di causa. Essere liberi non è perdersi e lasciarsi andare senza avere la minima idea di una direzione."

Ma la libertà è anche sogni... è lavorare per inseguire i propri sogni... è costruire le proprie relazioni all'insegna del rispetto reciproco.
Larsson ci descrive la sua idea di libertà, mentre ci racconta la sua vita, le sue scelte - spesso dolorose, ma sempre in nome della libertà - le sue avventure, i suoi sogni realizzati. La prima parte del libro è affascinante proprio perché abbiamo davanti agli occhi scelte di vita davvero originali. Nella seconda parte, l'autore sconfina nel filosofico, esplorando l'idea stessa di libertà, ma la narrazione non perde i suoi tratti giocosi.
Questo libro ci offre l'opportunità di riflettere sull'idea di libertà, di interrogarci, di indagare la nostra vita e confrontare le nostre scelte con quelle di Larsson.

"La vita è anche quotidianità, con i suoi compromessi, adattamenti e negoziazioni, a volte riusciti a volte falliti. A meno di non sopportare un alto grado di solitudine, è pressoché impossibile essere sempre liberi nei propri movimenti. La vita di coppia, di famiglia e di società non può essere vissuta senza che la libertà ne soffra. Pretendere il contrario è, nel migliore dei casi, un'ingenuità e, nel peggiore, espressione di mancanza di rispetto per la libertà dell'altro."

Daniela

venerdì 22 maggio 2015

Camilla Grebe e Asa Traff, Trauma

Il tema di questo thriller è la violenza sulle donne: Tilde e Siri, la prima una bambina di cinque anni, che assiste impotente all'assassinio della madre, la seconda una giovane psicoterapeuta che ha vissuto la violenza sulla sua pelle e che ora cerca di aiutare altre donne ad uscire dal tunnel della brutalità e del senso di colpa.
Come le due vite siano inestricabilmente connesse lo si capirà nel corso della storia, mentre altre storie si sviluppano sullo sfondo: storie di uomini e donne sconfitti dalla sofferenza dell'amore, uomini e donne impegnati nella lotta quotidiana, mentre cercano di realizzare i propri sogni, uomini e donne a volte sconfitti, a volte protagonisti di piccole vittorie.
Il libro è scorrevole e si legge in fretta, anche se le vicende dei protagonisti - che in qualche modo appartengono alla realtà - non possono lasciare indifferenti.

"Penso a quello che mi ha detto Vijay qualche settimana fa, che non si trattava di amore, ma di potere. Si sbagliava, o comunque la sua spiegazione era insufficiente. Perché è l'amore che dà a una persona il potere su un'altra, che fa sì che si accetti l'inaccettabile, che si sopporti l'insopportabile."

Daniela

Arrivederci...

Oggi c'è stato l'ultimo incontro di WeBook per questo anno scolastico e, devo dire, è stato particolarmente piacevole.

Sono molti i motivi che mi fanno amare questi incontri e me li fanno attendere con impazienza e ora provo ad elencarli:
- l'INCONTRO tra alunni e insegnanti, che hanno occasione di trovarsi senza la rigidità dei ruoli che a volte la scuola impone. È un'occasione per parlare, per mettersi in gioco, per confrontarsi e per crescere. Oggi, in particolare, all'incontro ha preso parte anche BEATRIZ ALEJANDRA TABARACCI, mamma di un nostro alunno - e primo genitore a partecipare ai nostri incontri - e autrice di "1145 - La scoperta";
- la possibilità di PARLARE DI TANTE COSE, non solo di libri. L'argomento di oggi era la violenza e le scelte di lettura sono state le più varie: da Tolstoj con "Guerra e Pace" fino a don Andrea Gallo con "Di sana e robusta costituzione", toccando tanti temi importanti come il terrorismo, la guerra, la violenza contro le donne... ma anche, inaspettatamente, il latino, importante per imparare parole nuove. Con la lungimiranza che solo alcuni adulti riescono ad avere e alcune digressioni, il nostro incontro è stato particolarmente ricco (e mi scuso se, con questa ultime frase, ho peccato un po' di ipotassi...);
- la presenza della VITA, con le sue emozioni e le sue prove: un lettore sa che, leggendo, ha l'occasione di confrontarsi con la realtà della vita, in alcuni casi in modo più spensierato, altre volte commuovendosi e soffrendo con i protagonisti. Nei nostri incontri, quindi, si parla di passioni, di lettura... e di vita!

Se avete voglia di mettervi in gioco, di confrontarvi, di parlare di argomenti seri ma anche giocosi, vi aspettiamo l'anno prossimo, a ottobre... e intanto restiamo in attesa delle vostre recensioni!

Con affetto
il team di WeBook

incontro di maggio

Il nostro salotto si è riunito il 10 aprile, con la grande partecipazione della 1^C Liceo Scientifico! 
Questo è probabilmente uno dei tanti modi che abbiamo di scoprire le cose e di capire se ci potranno piacere: provare a partecipare! I ragazzi della 1^C hanno partecipato in massa all'incontro: probabilmente molti di loro non torneranno più, ma, per alcuni, questo incontro è stato una scoperta. Hanno capito che, nel nostro salotto, non si fa che parlare - alla pari - di ciò che ci appassiona, la lettura. Ci si confronta, si dialoga, insegnanti e alunni... un'occasione da non perdere!
Il prossimo incontro sarà: 

VENERDÌ 22 MAGGIO 2015

ORE 14.30


Per la prossima volta abbiamo scelto il tema della violenza e della guerra... la scelta ci ha stupito ma... questa è la democrazia!!

Dimenticavo: il 23 aprile - per IoLeggoPerché - abbiamo in serbo una sorpresa per gli affezionati di WeBook...

Arrivederci a presto!
Daniela e il team di WeBook

lunedì 4 maggio 2015

Valerio Massimo Manfredi, Otel Bruni

Una storia che ripercorre gli anni Italiani dalla prima guerra mondiale fino al secondo dopoguerra. La nostra storia. Quella dei nostri nonni e bisnonni. Manfredi ci offre un perfetto quadro storico, ma nel suo stile. La Storia con la S maiuscola è infatti raccontata dalle storie e dalle vicende dei personaggi della famiglia Bruni, e questo rende alquanto piacevole la lettura, anche per chi appassionato di storia non lo è. Il quadro storico è molto preciso e descrive vividamente cosa hanno significato questi anni per il popolo italiano. L' unica pecca che ho trovato riguarda i dialoghi, i quali non mi sembravano molto precisi; sia il contadino che il dottore di turno usano gli stessi vocaboli e parlano allo stesso modo, questo ha dato, secondo me, meno realisticità all'opera. Il libro mi è sembrato comunque molto avvincente e mi ha aperto gli occhi su tanti aspetti, soprattutto del fascismo italiano. Lo consiglio soprattutto ai ragazzi di quinta superiore, per dare un colore in più ai loro studi sul '900.

Claudia Cretti 5^A Liceo Classico

sabato 2 maggio 2015

Huge Howey, Wool

Di distopie su un possibile futuro post-apocalittico ve ne sono a iosa, eppure tra tante ce n'è sempre una che riesce ad emergere. Questo è il caso di Wool: immaginate che una comunità sia costretta a vivere in un enorme silo sotterraneo, diviso in livelli, dove per garantire la sicurezza gli abitanti sono sottoposti a strette regole. L'unico contatto con l'esterno è una telecamera che proietta una collina desolata, il cielo grigio e smorto a causa dell'aria tossica. Un giorno lo sceriffo Holston decide di uscire e andare in contro alla morte. A sostituirlo viene nominata Juliette, un tecnico specializzato nel reparto macchine. Ben presto capirà quanto la sua società sia corrotta e nonostante gli ostacoli che le si porranno dinnanzi, cercherà di arrivare alla verità che si cela sulla storia del silo.
Un romanzo coinvolgente, in cui ogni parte è costruita con estrema cura e pignoleria. Sebbene fin da subito si intuiscano i buoni e cattivi, è impossibile prevedere lo svolgimento naturale degli eventi a causa dei colpi di scena. Più ci si immerge nella lettura e più si è assetati di conoscenza, esattamente come Juliette.


Giulia Ravelli, 4^ classico

John Green, Cercando Alaska, Rizzoli

Miles è un ragazzo di sedici anni timido, riservato e con la passione di memorizzare le ultime parole di personaggi famosi. Proprio con le ultime parole di François Rabelais '' Vado in cerca di un grande Forse'', lascia la casa natale per frequentare l'istituto di Culver Creek, in Alabama.
Qui fa subito amicizia con il suo compagno di stanza Chip detto ''Colonnello'', il quale gli presenta Alaska. Miles rimane colpito dalla ragazza, così bella, estroversa e irraggiungibile, ma che cela dentro di sé anche una parte più oscura e riservata. Le vite dei ragazzi trascorrono tra lezioni scolastiche, feste, le prime sbornie, gli scherzi al preside e le sigarette fumate in segreto. I loro pensieri e le loro esperienze non sfociano mai nel banale, ma sottolineano le inquietudini, le gioie improvvise e i malesseri momentanei tipici dell'adolescenza. Una notte però accade un evento terribile, destinato a segnare le loro esistenze. Sarà allora che dovranno imparare ad essere forti e a sostenersi a vicenda.
Non avevo mai letto un libro di John Green, ma bisogna ammettere che l'autore sa costruire gli animi dei protagonisti e trasformare dialoghi banali in perle di riflessione esistenziale molto intense. Vi invito a lasciarvi trascinare da questa lettura e a sentirvi uno degli alunni della Culver Creek.

Giulia Ravelli, 4^ a classico.


martedì 21 aprile 2015

Il passo di un libro che voglio condividere con voi

Giovedì 23 aprile 2015, in occasione della Giornata Mondiale del Libro, i fedelissimi di WeBook si riuniscono alle ore 10 per un incontro dal titolo “Il passo di un libro che voglio condividere con voi”.
L’incontro è aperto anche a coloro che hanno pubblicato almeno una recensione sul Blog. Gli studenti che intendono partecipare sono invitati a rivolgersi in Vicepresidenza per ottenere l’autorizzazione.

Il team di WeBook

sabato 18 aprile 2015

Hannah Kent, Ho lasciato entrare la tempesta

Il romanzo, ambientato nell'Islanda dell'Ottocento, narra della storia di Agnes Magnúsdóttir, una giovane donna accusata di aver ucciso l'uomo che amava, Natan Keltisson. In quel luogo e periodo vi era una limitata apertura mentale e di conseguenza una giovane intraprendente ed intelligente come la protagonista era malvista dal “popolino”. Natan era per alcuni un medico prodigioso, capace di salvare molte vite da una morte atroce; per altri invece uno stregone, figlio del diavolo. Le credenze popolari e le superstizioni conferiscono maggiore ambiguità ai personaggi, che sembrano perennemente sospesi tra bene e male. Il cadavere di Natan è stato ritrovato martoriato, insieme a quello di un altro uomo, con tagli, profonde contusioni e bruciature a seguito di un incendio divampato nella casa. Tutti i sospetti ricadono su Agnes e su altri due servi. La protagonista viene condannata e privata della sua libertà: « In qualità di rea condannata della corte di questo paese, hai perduto il diritto alla libertà». Ella viene costretta a prestare servizio ad una famiglia disposta ad accoglierla e mantenerla fino al giorno dell'esecuzione; qui riceverà anche la visita di un sacerdote, inviato allo scopo di preparare spiritualmente la donna alla morte ed eventualmente di riferire un miglioramento comportamentale e una certa forma di pentimento della rea alla corte giudiziaria, per ottenere la revisione del suo caso e forse la sua salvezza. Il libro presenta due diversi narratori: uno esterno in terza persona ed uno in prima persona, Agnes. Questo espediente permette l'inserimento di pensieri e ricordi della protagonista (con ampi flashback), insieme alle sue reazioni esterne. Il mix di questi fattori palesa le molteplici sfumature della protagonista, rendendola un personaggio decisamente affascinante e misterioso. La scrittura trovo sia curata e scorrevole; essa insieme alla trama ed all'ambientazione suggestiva rende il libro molto piacevole alla lettura e davvero coinvolgente, nonostante la delicatezza del tema trattato, considerando che quella di Agnes è una storia vera. Consiglio caldamente la lettura di questo romanzo! Chiudo la recensione con una citazione: «Io resto muta. Determinata a chiudermi nel mio mondo, a serrare il mio cuore e a tenere stretto quel poco di me che non hanno ancora rubato.[...] Mi aggrapperò a chi sono dentro e stringerò le mani intorno a tutto ciò che ho visto e udito, e provato. [...] Seppellirò tutto quel che mi rimane per immergermi negli abissi. Se parlerò, saranno solo bolle d'aria. [...]Vedranno la sgualdrina, la pazza, l'assassina, la femmina che gronda sangue sull'erba e ride con la bocca piena di terra.[...] Ma non vedranno me. Perché io non ci sarò».

Francesca Rovaris 5^a scientifico

Mario Rigoni Stern, Storia di Tönle

L’autore è noto soprattutto per il suo Sergente nella neve. Ma oltre alle opere in cui narra le proprie esperienze di guerra, ne ha lasciate numerose altre ispirate alla sua terra, l’Altopiano dei Sette Comuni in Veneto. L’Altopiano è caratterizzato da una natura bellissima e aspra (“quattro mesi di gelo e gli altri otto di inverno”, dice un proverbio locale) e dall’antica cultura cimbra. Lo scrittore è profondamente legato a questi luoghi particolari, in cui ha sempre vissuto dopo il ritorno dalla guerra: li conosce e li descrive in modo non retorico, attento a rendere la realtà della vita della natura e dell’uomo in quelle montagne.
Il (breve) romanzo Storia di Tönle ha come protagonista un uomo semplice, un pastore che le vicende della Storia tentano di travolgere, prima sotto forma di un arresto per contrabbando, poi della prima guerra mondiale e dell’esodo forzato degli abitanti di quelle zone. Tönle vive ai margini della Storia ma ne è comunque travolto; e resiste con coraggio, senza mai perdere di vista i propri valori e ideali. Un eroe? Un antieroe?
Caldamente consigliato.

Giovanna

mercoledì 15 aprile 2015

Alice Miller, "Il dramma del bambino dotato e la ricerca del vero sé"

L'autrice del libro in questione, nonché psicologa e psicanalista, nei suoi scritti si è occupata prevalentemente dei disagi derivati dagli abusi psico-fisici perpetrati sui bambini anche e soprattutto  inconsciamente da parte dei genitori.

Nello specifico, in quest'opera saggistica la Miller si sofferma su una questione, che francamente nell'ambito  della psicologia dell'età evolutiva  non è sicuramente una novità: le sottili manipolazioni, talvolta al limite della violenza, di cui è capace l'amore genitoriale per ottenere "il bravo bambino", figura su cui i genitori proiettano i loro più reconditi bisogni, pilotandone l'esistenza. Risultato? Il bambino intraprenderà un vissuto, che poi non sentirà suo, un'esistenza in cui, ad un certo punto non si riconoscerà. 
Se questa sezione, come ho già accennato, non ci presenta nulla di rivoluzionario, più interessante anche per i suo respiro ottimistico è la  proposta avanzata dall'autrice per sanare la lacerazione che ad un  certo punto non potrà che crearsi tra genitori e figli e per dare la possibilità al "bambino già cresciuto" di trovare il vero sé. 
Quale? In un certo senso fissando una nuova rinascita, una ripartenza in cui genitori e figli, collaborando ed impostando il loro rapporto su un sano interscambio possano trovare una realizzazione condivisa. I primi, in tal caso avrebbero la possibilità di contribuire alla concretizzazione dei sogni fino a quel momento rimasti tali di un figlio, che dal canto suo, grazie ad una maggior maturazione potrebbe essere più comprensivo anche nei confronti di genitori evidentemente imperfetti, ma per lo meno disposti a rimettersi in gioco.
                                                                                                                                          Dionisia Vittori





venerdì 10 aprile 2015

incontro di aprile

Il nostro salotto si è riunito il 27 febbraio, con rinnovato entusiasmo! 
Mi piace pensare ai nostri incontri proprio come se fossero un incontro nel salotto di casa, con gli amici più cari. Forse perché è in questo clima che si svolgono gli incontri: un clima rilassato, di confidenza e accoglienza reciproca. Ognuno di noi parla senza imbarazzo delle proprie passioni e ognuno di noi è pronto ad accogliere, anche se non è sempre facile "capire" i gusti degli altri.
Vi basti sapere che, in questo incontro, abbiamo parlato dei "Promessi Sposi" e delle altrettanto (?) famose "Cinquanta sfumature di grigio"... ma se volete avere un'idea di come questo strano mix possa avere luogo, non vi resta che partecipare al prossimo incontro, che si terrà:

VENERDÌ 10 APRILE 2015

ORE 14.30


Per la prossima volta abbiamo scelto il tema della libertà... forse perché davvero è aria di libertà quella che si respira nella biblioteca della nostra scuola!

Arrivederci a presto!
Daniela e il team di WeBook




martedì 3 marzo 2015

Ellis Leheman- Shulamith Bitran, Il nostro appuntamento

1943, Paesi Bassi: due ragazzi di diciassette anni sono innamorati e si sentono come se il loro fosse il primo amore mai comparso sulla Terra. La Storia, cioè la persecuzione nazista contro gli ebrei, li costringe a separarsi. Ellis e la sua famiglia si nascondono grazie a persone generose e piene di coraggio (e ad una buona dose di fortuna), mentre Bernie e i suoi genitori sono in continuo pericolo.
Nel lasciarsi, i due ragazzi si promettono reciprocamente di tenere un diario; sperano che la loro separazione durerà pochi giorni, che diventeranno invece lunghi mesi; e soprattutto si danno appuntamento, alla fine della guerra, alla panchina del loro primo bacio. Ma, mentre la famiglia di Ellis sopravvive, di Bernie non c’è più traccia.
Più di sessant’anni dopo, Ellis trova il coraggio di leggere il diario di Bernie, che le era stato consegnato nel ’45, e con l’aiuto di sua figlia Shulamith cerca di sapere che fine ha fatto il suo giovane amore, inghiottito da Auschwitz con migliaia di altre vittime innocenti.
Leggendo questo libro ho pensato a Ellis e Bernie come a due Promessi Sposi del Novecento, a due moderni Romeo e Giulietta il cui amore, pieno di speranza, viene travolto dalla follia della guerra: ma stavolta non si tratta di un romanzo, anzi, moltissime storie simili affiorano dalla memoria di chi è rimasto, mentre degli altri, delle vittime, restano a malapena i nomi. Ellis ha dovuto accettare il fatto di essere sopravvissuta e ha scelto di credere, nonostante tutto, nel futuro, un futuro che si chiamava anche Stato di Israele.

Giovanna

sabato 21 febbraio 2015

William Golding, Il signore delle mosche

"Il signore delle mosche" (The lord of the flies), William Golding 1954.
Un gruppo di ragazzi e bambini, appartenenti alla società inglese in una non meglio specificata "guerra", in seguito ad un incidente aereo si trova esiliato dal mondo in una sperduta ed amena isola oceanica, senza viveri o risorse di alcun genere, a parte ciò che offre l'isola stessa. E cosa sono i bambini, se non l'apoteosi dell'irrazionalità e dell'istintualità, ossia la vera, primordiale ed atavica natura umana? In un agghiacciante crescendo, tutta la residua componente della civiltà, fragile e minuscola rispetto al potenziale istintivo umano, andrà distruggendosi in balia della primitività alla quale, secondo Golding, tutti noi tendiamo nell'animo.
Per quanto anacronistica, mi sovviene automatica una citazione del grande Re del brivido, Stephen King, all'interno dell'eccezionale romanzo "L'ombra dello scorpione": "Vuoi che ti dica che cosa ci insegna la sociologia a proposito della razza umana? Te lo dico in poche parole. Mostrami un uomo o una donna soli e io ti mostrerò un santo o una santa. Dammene due e quelli si innamoreranno. Dammene tre e quelli inventeranno quella cosa affascinante che chiamiamo «società». Quattro ed edificheranno una piramide. Cinque e uno lo metteranno fuori legge. Dammene sei e reinventeranno il pregiudizio. Dammene sette e in sette anni reinventeranno la guerra. L'uomo può essere stato fatto a immagine di Dio, ma la società umana è stata fatta a immagine del Suo opposto. E cerca sempre di ritornare."

Sarigu Federico, Va A Scientifico

venerdì 13 febbraio 2015

David Grossman, Applausi a scena vuota

Applausi a scena vuota




Il  libro in questione è stato più volte indicato come il vero capolavoro umano di quest' autore israeliano, nonché saggista e scrittore anche di libri per bambini; straordinariamente indimenticabile nell'ambito dei suoi scritti, la lettera che  ha composto in memoria del figlio, morto durante la  guerra in Libano, una guerra a cui lo stesso Grossman  si era opposto, in quanto fervente sostenitore di una soluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese.
Applausi a scena vuota, presentato direttamente dall'autore in più occasioni, la più recente delle quali al teatro Sociale di Brescia durante un'intervista tenuta da Gad Lerner, è un romanzo "umoristicamente pirandelliano", non privo di riferimenti storici alla Shoah, il cui protagonista è Dova'le, un comico cinquantasettenne che si esibisce in un teatro di provincia a nord di Tel Aviv, teatro frequentato da una piccola  borghesia alla ricerca di divertimento a buon prezzo.
Una sera il comico, prima di iniziare il suo spettacolo intravede tra il pubblico presente due amici d'infanzia, un giudice, nonché io narrante della vicenda e una donna; questi saranno i suoi interlocutori durante il prosieguo di quello che avrebbe dovuto essere uno spettacolo di cabaret, ma che poi diverrà tutt'altro. Dova'le, infatti, appena salito sul palco, improvvisamente decide di "cambiare scena" ed iniziare a raccontare la sua vera storia, partendo dal ritratto di quel bambino vivace, che lui era, e che aveva la stramba abitudine di camminare sulle mani. Ed è così che il protagonista inizia ad inoltrarsi nei meandri più difficili della sua esistenza nell'urgenza di liberarsi dai suoi traumi, mentre parte del pubblico lascia la sala con indignazione....
Il racconto della vita di Dova'le è  già di per sé coinvolgente a livello di plot narrativo, ma lo è ancor di più perché portato avanti con l'originale espediente del teatro nella narrazione, che funge da "ancora di salvataggio" nei momenti di maggior drammaticità.

Dionisia Vittori.
  


martedì 3 febbraio 2015

prossimo incontro

Vi aspettiamo per il prossimo incontro di WeBook

Venerdì 27 febbraio 2015
ore 14.30


L'incontro, come al solito, si terrà nei locali della biblioteca.

Daniela, Dionisia e Francesca

domenica 25 gennaio 2015

Stephen King, Il crepuscolo

Che Stephen King sia un affermato autore di bestseller da incubo lo sanno tutti, che sia anche capace di brevi, ma travolgenti storie lo sanno in pochi. È così che nasce “Al crepuscolo”, una raccolta di 13 racconti da brivido con cui l'autore ha iniziato la sua carriera e che invita a riscoprire.  Con questo libro, dimostra di sapersi destreggiare in tutti i campi che lo hanno reso famoso e di riuscire a condensare in poche righe, situazioni a cui normalmente avrebbe dedicato un capitolo. Tuttavia, come in ogni galleria, opere notevoli si trovano a fianco di alcune mediocri, ma tutto sommato piacevoli. Non viene meno lo stile che lo ha contraddistinto dagli esordi, fino ad incoronarlo maestro del thriller. La sua capacità di creare suspense è decisiva, per tenere il lettore incollato alla pagina. Dedicato a tutti gli amanti del genere, è ideale prima di andare a dormire perché soddisfa la voglia di una storia spettrale, che lasci quel misto di paura e inquietudine che accompagna i momenti prima del sonno.

Ravelli Giulia 4^a classico

Laura Gallego Garcia, Due candele per il diavolo

A un primo sguardo Cat sembrerebbe una ragazza come tutte le altre, in realtà suo padre è un angelo e insieme viaggiano per il mondo. Dopo la morte di quest'ultimo Cat si mette sulle tracce dell'assassino, decisa a vendicarlo. Durante la sua ricerca si imbatte in un demone di nome Angel che decide di aiutarla nella sua impresa. Nel corso del lungo viaggio che li porterà da un estremo all'altro del globo, sorgeranno sempre più domande e verranno a conoscenza di un complotto ben più profondo legato alla madre di Cat, di cui la ragazza conosce solo pochi particolari. Il libro si presenta come un classico urban fantasy, ma l'autrice è molto attenta a inserire elementi che rendano  il tutto più credibile come i nomi di angeli e demoni tratti dalla bibbia o da tradizioni popolari e le citazioni di libri realmente esistiti. La narrazione in prima persona rende la lettura scorrevole e molto immediata, ma riduce all'osso le descrizioni. Sebbene ricalchi una tematica banale, non mancano novità e colpi di scena a rendere la trama sorprendente e coinvolgente. Tra queste ho molto apprezzato le decisione di non creare un netto spartiacque tra bene e male, ma di lasciare un confine indefinito. Consigliato a tutti gli amanti del genere e chi vuole cimentarsi in una lettura poco impegnativa, ma piacevole. E come ricorda il famoso detto “Se accendi una candela a Dio, ne devi accendere due per il Diavolo”

Ravelli Giulia 4^a classico

mercoledì 14 gennaio 2015

Il giovane favoloso

Ogni tanto mi piace usare Webook anche per qualcosa, che, pur mantenendosi  nell'ambito della recensione, non riguarda solo la lettura. 
L'occasione per la pubblicazione di quanto seguirà, mi è stata fornita da un'attività extracurricolare, che ho organizzato insieme alla VA del nostro liceo scientifico.
Poco dopo aver affrontato in classe vita e poetica di Giacomo Leopardi, è uscito il film sulla sua vita. Perchè non andare a vederlo? Ci siamo così organizzati e queste sono le impressioni di alcuni dei ragazzi in merito a ciò che hanno visto. 
Dionisia Vittori.



FILM:Il giovane favoloso
REGIA: Mario Martone
ATTORE PROTAGONISTA: Elio Germano

"Il giovane favoloso", film dell'ottobre 2014 ad opera del più che mai ispirato regista Mario Martone, rappresenta una meravigliosa perla tra le tante chincaglierie cinematografiche: un magistrale Elio Germano presta le proprie doti al servizio della figura del poeta italiano più pessimista, Giacomo Leopardi; un "giovane favoloso", per l'appunto, che, nonostante l’opprimente situazione familiare in una Recanati ottusa ed il progressivo indebolimento fisico, sarà in grado nel corso della propria vita di elevarsi intellettualmente e poeticamente ai livelli più alti della letteratura italiana, perpetuandosi quale poeta "maledetto dal fato" tra i più amati dalle successive generazioni di letterati.
Il film crea un meraviglioso connubio tra il susseguirsi degli eventi storici e la vita di Leopardi, il quale cercherà sempre di alienarsi dalla propria dimensione fisica per poter dare libero sfogo alla propria sensibilità umana. Insomma, davvero un bel film, seppur richieda una predisposizione alla "captatio" della dimensione poetica ed umana che, ahimè, non tutti possiedono.
Buona visione.
Sarigu FedericoVA

Il  tentativo del regista di trasferire sul grande schermo la vita di Leopardi, perennemente intrisa da un crudo pessimismo, può dirsi ben riuscita. Oltre alla trama, molto fedele alla realtà, ad eccezione di pochi episodi dettati probabilmente dalla fantasia del regista, contribuisce a tale impresa la magistrale interpretazione dell’attore protagonista, Elio Germano, che per 145 minuti ottimamente indossa i panni di un giovane irrequieto e pervaso dalle illusioni, spaziando attraverso un’ infinita gamma di espressioni e comportamenti. L’unica pecca, forse, riguarda la durata del film, che in alcune scene, specialmente in alcuni dialoghi, si dilunga un po’ troppo, rischiando di di mettere a dura prova l’attenzione dello spettatore. Un elogio va infine alla scelta dei paesaggi che incorniciano perfettamente l’intero film, sempre molto attinenti a quelli descritti da Leopardi nelle sue poesia, in grado ogni volta di riflettere il suo desiderio di infinito e il suo animo sofferente.  Da vedere!
Martina Contessi e Zanardini Giorgia VA

Non un semplice film, ma vera e propria poesia.
Ne “Il giovane favoloso”, infatti, il regista non si è limitato ad una superficiale rappresentazione  della biografia di Leopardi, bensì è riuscito a fondere tutti gli aspetti più importanti della sua esistenza. Il regista ottiene tale stupefacente risultato ponendo enfasi sulla psicologia del poeta, sui suoi tormenti interiori e sulle sofferenze che lo devastano sia fisicamente che mentalmente. In tal senso l’attore protagonista si rivela totalmente calato nella parte, proponendo un’interpretazione degna di nota.
Sebbene sia fondamentale per comprendere completamente il personaggio, la continua esasperazione dei suoi sentimenti, in certi tratti, risulta artificiosa ed esagerata, fino a diventare” un tantino” ridondante.
Sul finale il ritmo della storia si fa eccessivamente lento e rischia di far perdere l’attenzione allo spettatore. Nonostante ciò il film è nel complesso piacevole da guardare e ben riuscito, in quanto fedele alle vicende della vita di Leopardi.
Pedrucci Federica e Chiarolini Cinzia VA


 Di recente uscita, il film presenta il racconto della vita del poeta Giacomo Leopardi, narrazione cinematografica per altro ottimamente riuscita; essa ha infatti saputo toccare i molteplici aspetti della vita e della poetica di quest’uomo straordinario e, pur “romanzando” in parte su alcuni episodi, per renderli più accattivanti per il pubblico, è rimasta sempre molto fedele alla realtà dei fatti. Molto ben riuscita è anche la resa della figura di Leopardi stesso, interpretato da un ottimo Elio Germano, sia dal punto di vista dell’aspetto fisico che della mimica, sia sotto il profilo della capacità di esprimere la non comune sensibilità del poeta; è questo che sa colpire occhi e cuore degli spettatori. Meno ottimale è stata invece la scelta della durata della proiezione, forse troppo lunga, specialmente per un film dai contenuti drammatici e non certo accessibili a tutti com’è questo. Infatti, va detto che la pellicola è probabilmente consigliabile e più adatta per un’utenza che possieda una buona conoscenza del pensiero leopardiano.
Bonetti Giada VA


Efficace, didascalico e fotografico. Si potrebbe riassumere con queste tre parole la nostra recensione su “Il giovane favoloso”, il film di Mario Martone, che si assume il compito di riabilitare la figura di Giacomo Leopardi, che l’utenza ha sempre visto alla stessa stregua di un disagiato sociale.La sua vita ci viene illustrata quasi per intero, partendo dall’infanzia, per arrivare poi al periodo fiorentino e infine a Napoli, dove l’autore trova un’apparente serenità, anche grazie ad una profonda amicizia: sarà però un lasso di tempo breve, questa felice anestesia, a causa della malattia che prenderà il sopravvento e si trasformerà, infatti , in una discesa agli inferi.Il film, forse dal ritmo un po’ troppo lungo e lento, soprattutto nella parte dedicata al soggiorno dell’autore a Firenze, è ben riuscito a  livello musicale attraverso una colonna sonora, che alterna “pezzi” dell’ epoca di Rossini a musiche moderne ed elettroniche, che rispecchiano l’animo travagliato del protagonista.A riscattare questi due difetti c’è però la scenografia, le immagini stupefacenti, la complessità psicologica del personaggio, la ricostruzione storica del periodo in cui visse Leopardi e la recitazione eccellente del protagonista che rendono il film un’opera intensa ed apprezzabile, anche se impegnativa. Al centro di tale pellicola c’è la poesia, della quale tutto il film è pervaso, come una creazione misteriosa, che sembra scaturire, come la lava del Vesuvio, dalla sofferenza e dall’infelicità dell’autore.

Morina Valentina e Martina Bianchi VA

lunedì 12 gennaio 2015

C.Doyle, Il segno dei quattro


Questa è la seconda avventura del geniale detective Sherlock Holmes che insieme al dottor Watson dovrà risolvere un’enigma che metterà alla prova i suoi brillanti metodi investigativi.
Sherlock viene contattato dalla signorina Mary Morstan, figlia di un militare che in India aveva scoperto un tesoro, ma che al momento di tornare in Inghilterra era scomparso; dopo quattro anni la ragazza riceve ogni anno una perla e dopo circa dieci anni riceve una lettera in cui le viene chiesto di incontrarsi con l’autore di questi regali senza portare la polizia. Mary chiede aiuto a Sherlock Holmes che assieme a Watson la accompagna all’incontro dove scopriranno che il tesoro è stato trovato in una soffitta del primogenito del signor Sholto, compagno d’armi di Morstan. Il figlio di Sholto viene poi trovato ucciso da una spina avvelenata e il tesoro rubato, la porta è chiusa dall’interno con una catena, la finestra è chiusa e nel soffitto c’è un buco, per terra c’è una fune, nella soffitta delle impronte di piedi molti piccole e sul davanzale della finestra quelle di un uomo con una gamba di legno, sulla scrivania vicino al morto c’è un pezzo di foglio con sopra scarabocchiato ‘Il segno dei quattro’... La vicenda si presenta molto appassionante e molto meno elementare del solito. Nelle pagine di questo capolavoro di Arthur Conan Doyle emergono l’intelligenza superiore di Sherlock, la crudeltà e la misteriosità di assassini provenienti dall’India, ma anche la delicata storia d’amore di Watson e Mary Morstan, tutti i presupposti di una lettura avvincente!

Andrei Blindu
 

venerdì 9 gennaio 2015

9 gennaio 2015

Il nostro salotto si è riunito oggi, 5 dicembre, con una settimana di ritardo rispetto al previsto! 
Un buon numero di alunni del liceo scientifico ha partecipato all'incontro, che ormai vede alcuni affezionati non perdersi un appuntamento. Persino un'ex alunna del nostro liceo oggi ha fatto capolino e ne ha approfittato per raccontarci la sua esperienza all'università!

Vi ricordiamo la data del prossimo incontro:

VENERDÌ 9 GENNAIO 2015

ORE 14.30


Per la prossima volta non abbiamo scelto un tema ma... un libro, anzi: due per la precisione!
I presenti hanno proposto la lettura di due libri:
"Le favole" di Esopo 
"Le città invisibili" di Italo Calvino 

Arrivederci a presto!
Daniela, Dionisia e Francesca