domenica 28 settembre 2014

Riecco WeBook dopo l' estate!
Settimana scorsa, approfittando di una splendida mattinata settembrina, con la mia quinta siamo usciti all'aperto per leggere il primo libro delle" Epistolae ad Lucilium" di Seneca, che per altro, oltre ad essere indubbiamente uno dei capolavori della letteratura latina,  è una delle proposte didattiche, che nella mia esperienza di insegnante, ha riscosso più successo tra i ragazzi. E così è andata anche nel frangente in questione. La classe ha apprezzato non solo le tematiche esistenziali di queste lettere, ma anche l'abilità di Seneca di argomentare di contenuti filosofici in maniera concreta, con consigli spendibili anche nella quotidianità, insomma con un'ottica non solo "ad speculandum".
L'apprezzamento dei ragazzi rispetto alla lettura e al dibattito in merito, mi ha convinto ad utilizzare lo spazio di WeBook  per dare la possibilità a chi lo volesse di leggere o rileggere per lo meno la lettera di apertura alle Epistolae, lettera il cui contenuto verte sulla delicata ed assai discussa questione del "tempus edax", del tempo che passa inesorabilmente, divorandoci l'esistenza.
Dionisia.



Fai così, mio Lucilio: rivendicati a te stesso, e il tempo che finora o ti veniva sottratto o andava perduto raccoglilo e mettilo in disparte. Convinciti che le cose stanno così come scrivo: alcuni momenti ci vengono portati via, alcuni scorrono via. Tuttavia il danno più sconveniente è quello che si verifica per negligenza. E se vorrai badarci, una grande parte della vita scorre mentre ci comportiamo male, la massima parte mentre non facciamo nulla, tutta la vita mentre facciamo altro. Chi  assegna un prezzo al tempo, che valuta la giornata appena trascorsa, che si renda conto di morire ogni giorno? In questo infatti ci sbagliamo, per il fatto che la morte la consideriamo come evento futuro: gran parte di essa è già passata; tutta l'esistenza che sta alle nostre spalle la tiene la morte. Fai dunque, mio Lucilio, quello che scrivi di fare, afferra tutti i momenti; così accadrà che tu dipenda meno dal domani, se porrai mano all'oggi. Mentre si rinvia la vita scorre via. Tutte le cose, Lucilio, sono degli altri, soltanto il tempo è nostro; la natura ci ha collocati nel possesso di quest'unica cosa fuggevole e labile. E così grande è la stoltezza dei mortali che le cose che sono meno importanti e di minor valore, certamente recuperabili, accettano che siano loro messe in conto quando le hanno ottenute, (e invece) nessuno che abbia ricevuto del tempo ritiene di essere debitore di alcunché, mentre in realtà esso è l'unica cosa che neppure una persona grata può restituire. Mi chiederai forse che cosa faccia io che ti impartisco questi suggerimenti. Ti confesserò francamente: quello che accade presso una persona dispendiosa ma attenta: mi torna il conto della spesa. Non posso dire di non perdere nulla, ma so che cosa perdo e perché e come; potrei fornire i motivi della mia povertà. Ma capita a me ciò che (capita) alla maggior parte di coloro che sono stati ridotti all'indigenza non per propria colpa: tutti perdonano, nessuno aiuta. Quale è dunque la conclusione? Non ritengo povero colui per il quale quel poco che resta è abbastanza; tuttavia preferisco che risparmi i tuoi beni e inizi a tempo utile. Infatti, come sembrò ai nostri antenati,"è tardiva la parsimonia alla fine"; infatti al fondo rimane non solo il meno, ma il peggio. Stammi bene.