giovedì 30 ottobre 2014

Vittorino Andreoli, L'educazione impossibile

Mi ha prestato questo libro un mio studente di V liceo scientifico, appassionato di letteratura ed orientato ad un percorso di studi universitari legato al mondo della psicologia. Il sottotitolo dell'opera è emblematico della tesi sostenuta dall'autore, un noto psichiatra italiano, che più volte si è speso in opere socio-pedagogiche sull'educazione nella società attuale: tale sottotitolo recita così: "Come orientarsi in una società senza padri". Attraverso un interessante excursus storico sull'evoluzione del sistema famiglia dalla società greco-romana fino ad oggi, Andreoli approda ad una considerazione per alcuni versi desolante sul ruolo della famiglia nella società attuale. "L'agonia o la morte della famiglia tradizionale è oggi innegabile, spesso sostituita da situazioni confuse afferibili al concetto di famiglia allargata, dove i genitori non sono sempre quelli che si assumono il ruolo di padre e di madre, demandando tale compito ai nonni e/o ai nuovi compagni". Ed ecco che il proliferare di figure genitoriali di riferimento, spesso con linee educative non concordate e talvolta persino contrastanti tra loro, creano quella fragilità, che purtroppo sembra avere capillare diffusione tra i giovani d'oggi, che si arrabattano tra messaggi educativi non sempre coerenti per contenuto, tempi e modalità.
 Chi dovrebbe sopperire alle carenze del back-ground  affettivo ed educativo di questi ragazzi? Secondo Andreoli anche e sempre di più la scuola, dove i ragazzi dovrebbero trovare prima che una programmazione didattica un progetto educativo, in cui possano reperire aiuti di ogni genere, da quello psicologico, a quello materno e/o paterno, nonché amicale e/o di sostegno alle difficoltà della crescita. Da insegnante, che si imbatte ogni giorno con tali problematiche, mi sento di dire che umanamente si fa quel che si può, talvolta anche di più, spesso cercando anche loro di arrabattarsi a rivestire ruoli, per cui è necessaria una competenza professionale specifica, che non sempre si possiede. Ma è corretto sia nei confronti del corpo docenti e ancor di più verso i ragazzi che le carenze familiari siano pretenziosamente accollate al sistema scuola, che è innegabile abbia un ruolo educativo importante, ma che risulta essere sicuramente insufficiente nel supplire con una professionalità non artigianale alle carenze affettive ed educative dei ragazzi?

Dionisia

mercoledì 29 ottobre 2014

New Yorker






La copertina di "The New Yorker" di settimana scorsa... non si può che condividere in un blog di lettori... 

Daniela

martedì 28 ottobre 2014

James Herriot, Storie di gatti

Questo libro è una raccolta di esperienze riguardanti i gatti, che si svolge sulle colline dello Yorkshire, raccontate in prima persona dall'autore di questo libro il veterinario James Herriot. Infatti all'inizio del libro l'autore confessa di aver sempre avuto un debole per questi felini, è proprio questa sua passione che lo ha indotto a scrivere questo racconto.
Ogni capitolo parla di una storia di un gatto, che può essere randagio o domestico, quello randagio possiede la sua imprevedibile ed unica personalità. Mentre quello domestico è la reincarnazione felina del proprio padrone; vale a dire che questo gatto ha acquisito le abitudini e i comportamenti del proprio padrone, con il quale condivide la vita di ogni giorno.
Lo consiglio a tutti coloro che amano come me questi bellissimi felini. Un altro motivo per il quale consiglierei questo libro è perché è ricco di sentimenti e di riflessioni dell'autore ed in alcuni tratti è perfino commovente per chi è sensibile però alla sofferenza degli animali.

Valeria Losi 2A scientifico tradizionale

prossimo incontro

We Book riapre i battenti!!!!

Ci troviamo martedì 28 OTTOBRE 2014, alle ore 14.30 nei locali della biblioteca!

Argomento: le nostre letture estive.

Vi aspettiamo numerosi! (Ricordate di portare qualcosa da mangiare per arricchire la nostra merenda...)

Daniela, Dionisia, Francesca

T. de Fombelle, Tobia: Un millimetro e mezzo di coraggio , San Paolo 2007


Tobia Lolness è alto un millimetro e mezzo e vive su un albero, sintesi di un mondo intero, fatto di buoni e cattivi ,amici e nemici, affetti e invidie, misteri, avventure, pericoli. Tobia fugge dopo che la sua famiglia è stata accusata di un crimine che non ha commesso. Non sa perchè, non sa dove andare, non conosce il mondo che lo circonda nè le persone che ci vivono, ma il senso di giustizia, e la speranza di salvare i suoi genitori lo spingono ad andare avanti. Dovrà imparare a leggere i segni intorno a sè, fidarsi o non fidarsi, scoprire e utilizzare  risorse che non sapeva di possedere.  Facendo tesoro della poca esperienza di vita, ricordando gli insegnamenti e le parole dei suoi genitori, immergendosi ogni giorno di più nel mondo del grande albero, troverà una sua strada, alcune risposte e altre domande.
E' un libro che si può leggere da ragazzini, godendo della storia piena di avventure, e  in seguito rileggere più volte, scoprendo emozioni, sentimenti, significati, valori diversi, che lo rendono nuovo ad ogni lettura.

Elia Amighetti, 2 A scientifico  

mercoledì 22 ottobre 2014

La giornata a tema del 18 ottobre

Una recensione "en passant" su una particolare mattinata al Liceo Celeri 
"Due parole" sulla giornata a tema, organizzata dai ragazzi del nostro Liceo sabato 18 ottobre sulla delicata questione della sicurezza stradale, nonché in memoria di una giovane liceale,  tragicamente scomparsa nel 2004, dopo esser stata investita da un' automobile, guidata da un conducente in stato di ebrezza. 
Raramente in altre giornate di questo tipo si è notata una partecipazione così sentita, in alcuni momenti commossa da parte dei ragazzi e di tutti i presenti, a cui sono state fornite informazioni sulla tematica in programma; informazioni accompagnate da immagini e dall'accorata voce di chi ha vissuto sulla propria pelle la tragicità della perdita di una persone cara a causa dell'irresponsabilità di automobilisti distratti e/o ubriachi o quant'altro...
Pleonastico sottolineare che tali testimonianze avessero, causa di forza maggiore, insita una certa drammaticità, che molti insensibili commenti su Facebook hanno visto come uno squallido tentativo di fare audience. Come pensare ad un'eventualità tanto meschina dietro a così tragici vissuti? Non si discutono i gusti "ad personam", ma la mancanza di elitarietà d'animo di chi pubblicamente ha potuto anche solo dubitare che l'unico fine di una giornata di questo tipo fosse quello di sensibilizzare i ragazzi alla questione della sicurezza stradale, tematica per altro ineluttabilmente collegata a problemi altrettanto gravi e purtroppo sempre più diffusi tra i ragazzi, come l'abuso di alcool e/o di stupefacenti. 
Per quanto concerne la seconda parte della mattinata, dedicata ad una rassegna canora, di pezzi musicali di generi diversi, accompagnati da ballerini e/o da musicisti, non avendo sicuramente avuto velleità di competizione a livello internazionale, ma semplicemente il fine di intrattenere il pubblico con una proposta volta anche a stemperare l'inevitabile drammaticità della prima parte, è indubbio si possa dichiarare complessivamente riuscita.
Quale la nostra chiusa?
La "pars costruens" di una critica è sempre piacevole, quando è innegabile il buon fine sotteso all'oggetto della critica stessa!!

La professoressa Vittori in collaborazione con la  IV A liceo scientifico

giovedì 16 ottobre 2014

Marcos Chicot, L'assassinio di Pitagora

510 a.C.: Pitagora vuole nominare il suo successore, ma morti violente colpiscono i fedelissimi della sua confraternita, gli uomini più influenti. E, dall'esterno, Cilone trama contro Pitagora: gli è stato rifiutato trent'anni prima il suo ingresso nella setta e trama da allora contro i pitagorici, da lui mal tollerati nel Consiglio dei Mille.
Il libro è fedele agli episodi storici del VI sec. a.C., periodo nel quale Pitagora è stato uno degli uomini più influenti. I personaggi principali come Milone, il genero di Pitagora, Cilone, vendicativo e meschino, e Telis, il capopopolo sibarita, sono realmente esistiti e reale è la vicenda che li vede coinvolti, almeno nella sua parte principale, se escludiamo la finzione letteraria del giallo.
Nonostante le sue 700 pagine, la vicenda scorre velocemente, mentre si viene catturati dal mistero e dalla storia di Akenon e Arianna, figlia di Pitagora, sia per il loro pesante passato che per quanto si trovano a condividere nel presente.
Geniale la trovata dell’autore che presenta alcune pagine di un’inesistente Enciclopedia matematica, scritta da Socram Ofisis nel 1926 (Socram è Marcos al contrario): si comincia con la storia di Pitagora e si continua con la presentazione dei contenuti matematici, ovvero il pentacolo, il pi greco, la sezione aurea, il teorema di Pitagora e i numeri irrazionali.
Il libro è consigliato a tutti coloro che amano la lettura, perché è un modo diverso dal solito per imparare qualcosa della matematica e della filosofia del mondo pitagorico e della storia della fine del VI secolo a.C.
Per chi volesse avere ulteriori informazioni, inoltre, può visitare il sito dell’autore http://www.marcoschicot.com, nel quale viene raccontata la genesi del libro: la responsabile è Lucia, la primogenita di Chicot.
Daniela

mercoledì 15 ottobre 2014

Mirella Serri, Un amore partigiano

Come recita il sottotitolo, il libro è la storia di Gianna e Neri, “eroi scomodi della Resistenza”, così scomodi che, nonostante sia stata fatta giustizia sulla loro storia da personalità politiche come l’ex presidente della Repubblica Ciampi, la “cancellazione della loro memoria resiste e ancora non ha trovato accoglienza in tanti ricordi e fonti storiche”. Gianna e Neri hanno offerto la propria vita per la causa della resistenza, impegnandosi nella lotta partigiana, ma la loro morte non è stata causata dai nemici che combattevano. Non dimentichiamo che “all’interno dei drappelli di partigiani disseminati per montagne e valli si consumarono micro e macro conflitti, omicidi, giustizia sommaria fino a oggi ignorati.”
Questa “tragica avventura” ci viene presentata “non solo come un episodio della Resistenza ma anche della post-Resistenza, un periodo durato anni, in cui ci si rifiutò di far luce su quell’intreccio di omertà, di paure e di reciproche coperture che alla fine frutteranno carriere, riconoscimenti, onori. Questa storia ci riporta anche ai conflitti interni alle bande partigiane al tempo della loro organizzazione in strutture militari. A una lotta per la sopravvivenza molto più difficile, aspra, dolorosa di quanto non appaia da tanti racconti, a volte edulcorati, della guerra partigiana.”
Ne raccomando la lettura soprattutto agli alunni di quinta, che studieranno quest’anno, tra le pagine del libro di storia, il secondo conflitto mondiale.

Daniela

lunedì 13 ottobre 2014

José Ortega y Gasset, Miseria y esplendor de la traducciòn, Granada 1980

La maggior parte di noi solitamente legge in traduzione. Può quindi non essere del tutto inutile qualche riflessione sull’attività del tradurre. Come dice giustamente Ortega, tradurre da una lingua in un’altra in realtà è impossibile. È impossibile perché, come già aveva detto W. von Humboldt, ogni lingua è espressione di un mondo a sé, è lo specchio di una particolare concezione del mondo. Giusto per fare un esempio: in alcuni dialetti Bantù ci sono più di 24 segni classificatori di contro ai nostri due generi, maschile e femminile (tre, se si aggiunge il neutro), a seconda che si tratti di esseri animati o inanimati, di alberi alti o bassi, ecc. Le difficoltà naturalmente aumentano coll’aumentare della distanza culturale tra i popoli e le loro lingue, ma non vengono meno neppure tra lingue vicine, soprattutto quando si tratta di opere poetiche. Tanto più che non vi è mai reale corrispondenza tra un vocabolo, un concetto espresso in una lingua e il “corrispettivo” vocabolo espresso in un’altra. Insomma tradurre è un’attività utopica, ma si tratta di un’utopia buona, perché consapevole dei limiti invalicabili dell’impresa (Ortega distingue tra un’utopia buona e un’utopia cattiva, quella che non vuole fare i conti con la realtà). Tuttavia la traduzione ha una funzione importantissima ed è un’attività estremamente complessa, perché deve sforzarsi di trovare un irraggiungibile equilibrio tra la fedeltà all’originale, al suo stile, alla sua forma, e la leggibilità della lingua nella quale si traduce. Insomma, quando è possibile, è meglio leggere in originale.

Renato

A.Giménez-Bartlett, Una stanza tutta per gli altri, Sellerio 2014

La conoscenza dell’autrice come giallista e la simpatia per il personaggio di Pedra Delicado protagonista della sua serie più famosa, mi ha spinto alla lettura di questo romanzo curioso già dal titolo. “Una stanza tutta per gli altri” è infatti un evidente richiamo al famoso” Una stanza tutta per sé “di V.Wolff che confesso francamente  non aver mai letto. Il richiamo non è casuale perché la Bartlett costruisce un romanzo “storico” in cui realtà e verosimiglianza si intrecciano  molto bene, in cui V. Wolff viene raccontata dalla sua domestica Nelly.

La vicenda si svolge nel periodo dal 1916 al 1934, il periodo in cui Nelly Boxall fu al servizio dei Woolf. E’ il primo ventennio del secolo , un periodo denso di avvenimenti.durante il quale,  tra guerre, rivoluzioni, totalitarismi, inizia a prendere forza il movimento di emancipazione delle classi lavoratrici e delle donne. E questo periodo e il famoso gruppo di Bloomsbury di cui la Wolff è uno dei fulcri vengono rappresentati con crudo realismo in tutta la loro contraddittorietà. Strenuo difensore dell’emancipazione femminile, la Wolff non riesce, al di là delle mere apparenze, a superare un rapporto classista e a volte vessatorio nei confronti della sua domestica.
Basandosi  sugli avvenimenti trascritti dai diari sia della domestica (invenzione  della Bartlett che assume un valore documentario) che della stessa Virginia, l’autrice ha messo insieme riflessioni e avvenimenti che ci permettono non solo di cogliere lo spaccato di un’epoca ma che mostrano anche una indiscutibile e abile capacità di introspezione psicologica.
Francesca

Keith Devlin, La lettera di Pascal

Può una singola lettera cambiare per sempre il modo di interpretare la realtà e di affrontare la vita? Secondo quanto ci racconta Keith Devlin in questo libro, se Pascal è l’autore della lettera e Fermat il destinatario, i risultati possono essere davvero imprevedibili. Nella lettera del 24 agosto 1654, Pascal propone a Fermat la soluzione di un quesito affrontato da Luca Pacioli nel 1494 e analizzato, nel corso degli anni, da Cardano, Tartaglia e Galileo Galilei. Solo Fermat e Pascal arrivarono alla risposta: Pascal trovò una risposta corretta ma molto complessa, mentre Fermat diede prova della propria superiorità affrontando il problema con una soluzione semplice e ingegnosa. Solo i loro successori permisero a questo risultato di uscire dalle sale da gioco e di entrare nelle nostre vite, diventando una parte fondamentale della nostra quotidianità, visto che il calcolo delle probabilità viene usato per prendere decisioni in tutti gli ambiti, dalla medicina alla finanza. Gli studi di Graunt e Huygens e i risultati raggiunti da Bayes permisero al calcolo della probabilità di ottenere un grado di predizione sempre più grande, visto che si poté prevedere anche l’attacco al Pentagono del 2001. Purtroppo la previsione non venne presa sul serio: ancora una volta, però, la matematica non sbagliava!

Daniela

Denis Guedj, Il Teorema del Pappagallo

La sera in cui Nofutur, un pappagallo, fa il suo ingresso nella casa di Montmartre, è l’inizio di nuovi equilibri: Jonathan e Lea, gemelli sedicenni, vi abitano con la madre Perrette, il fratello adottivo undicenne Max e Pierre Ruche, un invalido ottantaquattrenne, proprietario della libreria “Mille e una pagina”. Dopo aver sentito dalla madre il racconto del loro concepimento, dovuto alla caduta in un tombino, Lea e Jonathan sono un po’ sconvolti e Ruche decide di risollevarli, raccontando di un’altra caduta, quella di Talete. Con l’arrivo di due lettere e di una preziosa biblioteca da parte di un vecchio amico di Ruche, Grosrouvre, per la famiglia comincia un viaggio nella storia della matematica, nel tentativo di interpretare le lettere, alla ricerca di un motivo che spieghi la morte del mittente: per questo l’indagine prende i volti di Pitagora, Euclide, al-Khayyam, Brahmagupta, Tartaglia e Cardano, Abel e Galois, Eulero, Fermat e Goldbach. Questi ultimi, in particolare, sono autori di due congetture che Grosrouvre dichiara di aver dimostrato. Dal passato di Ruche, emerge anche il siciliano Tavio, che permetterà ai protagonisti di dare un senso alla morte di Grosrouvre, anche se solo il viaggio a Manaus rimetterà ordine nelle loro vite.
Un viaggio originale nel mondo della matematica, consigliato agli studenti e a tutti gli appassionati di lettura.

Daniela

Mario Livio, La sezione aurea

Dalla scoperta degli irrazionali da parte dei pitagorici, nel VI sec. a.C., passando attraverso la costruzione del pentagono negli Elementi di Euclide, fino ad arrivare a Fibonacci con la successione che da lui prende il nome, l’autore ci accompagna in questo viaggio nella storia della matematica, per capire fino in fondo il ruolo del rapporto aureo. Ma non si limita all’indagine matematica: da quando, nel Rinascimento, il matematico Luca Pacioli pubblica un libro con le tavole disegnate da Leonardo da Vinci – ispirato al lavoro di Piero della Francesca, che ha cercato di indagare matematicamente la prospettiva – il rapporto aureo ha fatto la sua comparsa nel mondo dell’arte. Dobbiamo arrivare al XIX secolo per trovare il rapporto aureo nei lavori di Paul Sérusier e Le Corbusier, mentre anche la psicologia, con Gustav Theodor Fechner, ha cominciato a studiare il rettangolo aureo e la sua influenza sull’estetica. Verso la fine del secolo scorso, la sezione aurea è entrata a pieno titolo anche nelle tassellazioni tridimensionali, in particolare nei quasi-cristalli, scoperti da Dany Schectman in una lega di alluminio, ma studiati nell’ambito della matematica ricreativa nel 1974 da Roger Penrose, fisico di Oxford.
Un’indagine del pensiero, estesa alla natura, all’arte, alla musica e alla poesia: un percorso storico e non solo, consigliato a tutti, soprattutto a coloro che vogliono incontrare la matematica in un modo inusuale.

Daniela

Igor e Grichka Bogdanov, I cacciatori di numeri

Al centro della narrazione ci sono tre cacciatori di numeri: Hilbert, Minkowski e Sommerfeld, protagonisti della scena matematica dei primi anni del Novecento. Usiamo abitualmente i numeri, senza renderci conto di quale ricchezza nascondano: i tre studiosi, legati da un “sodalizio di pensiero e di amicizia”, sono convinti che l’universo sia fatto di numeri, nella sua essenza. In questa direzione si muove Hilbert, con il suo discorso del 1900, quando presenta ventitré problemi di portata universale, per stabilire in che direzione si sta muovendo la matematica. Minkowski, invece, si concentra sullo spazio-tempo e sull’universo a quattro dimensioni e Sommerfeld, ampliando la scoperta dell’amico, trova nel 1916 una delle costanti più importanti per la fisica, la “costante di struttura fine”. Questa ed altre importanti costanti esistono dal momento del Big Bang, come è stato dimostrato dagli ultimi esperimenti svolti al Cern di Ginevra. All’avanguardia rispetto ai contemporanei, i tre cacciatori avevano già capito che ciò che costituisce l’universo è l’informazione, ovvero la realtà numerica che ne codifica le proprietà.

Daniela

Luisa Girelli, Noi e i numeri

Un libro piacevole e abbordabile, che chiarisce molte questioni di cui parliamo o sentiamo parlare quotidianamente senza averne un’idea limpida. “Noi e i numeri” di Luisa Girelli è uno di quei libri che sa condensare in poche pagine, poco più di un centinaio, moltissime informazioni, presentandole come curiosità. Si parte con un percorso storico sui numeri: dalla loro nascita (insieme all’uomo), ai primi sistemi numerici e alla comparsa dello zero nella numerazione, per arrivare fino ai differenti linguaggi dei numeri nella diverse culture. La seconda sezione è dedicata al regno animale: fornendo numerosi esempi di esperimenti effettuati, l’autrice spiega come gli animali siano dotati di rudimentali competenze numeriche e come operino il confronto comparativo fra quantità in base a delle rappresentazioni interne. Allo stesso modo anche i neonati hanno conoscenze numeriche pregresse che possono sviluppare nelle scoperte numeriche fatte in età prescolare e imparando a contare. Nella quarta sezione si spiega la ragione delle differenze individuali nell’apprendimento della matematica: la diversità tra uomo e donna, tra super-dotati ed incompetenti, ma anche cosa c’è alla base dei “calcolatori-prodigio” e quali sono i principali disturbi di apprendimento in matematica.
Nell’insegnamento scolastico è necessario anche fare attenzione al limite della matematica formale: la distanza dalla realtà. Imparando anche dagli errori degli alunni, gli insegnanti potrebbero proporre un metodo che aumenti la reale comprensione dei calcoli effettuati. Infine, la sezione dedicata alla rappresentazione dei numeri nel cervello, nei diversi codici possibili, e ai disturbi acquisiti di calcolo.
Dopo aver letto “Noi e i numeri”, sentendo dire “sono un genio della matematica” o “la matematica non fa per me” saremo più consapevoli delle ragioni scientifiche alla base di frasi che prima rappresentavano solo dei luoghi comuni.


Francesco Ferrari 4^ Liceo Classico

domenica 5 ottobre 2014

A. Conan Doyle, Sherlock Holmes. Uno studio in rosso, Mondadori 2004

Questa è la prima storia che vede protagonista il geniale detective Sherlock Holmes e il suo amico il dottor Watson, ex medico militare appena tornato dall’Afghanistan, con cui divide l’appartamento 221B di Baker Street.
Sherlock Holmes viene contattato per aiutare gli investigatori Lestrade e Gregson a risolvere il mistero dell’omicidio di un uomo trovato morto nel suo studio. La stanza è piena di tracce di sangue, ma sul cadavere non ci sono segni di violenza, e c’è la parola “Rache” scritta in rosso sul muro.
Sherlock grazie a brillanti deduzioni, minuziosa raccolta di prove e ulteriori investigazioni riesce a scoprire il colpevole,... volete sapere chi è l’assassino, la soluzione è elementare : leggete il libro!
Consigliato sia agli appassionati del genere giallo e del personaggio che vogliono leggere la sua prima avvincente avventura, sia di chi vuole avvicinarsi al genere poliziesco leggendo le storie del detective per eccellenza.

Andrei Blindu

P.Oddifreddi, C'era una volta il paradosso, Einaudi 2001

<< Questo libro contiene almeno un errore. Ci si potrebbe aspettare che per verificare la cosa sia necessario leggere l’intero volume. E invece lo sappiamo già fin d’ora. Infatti, se ci sono errori, ci sono. E se non ce ne sono, c’è quello che dice: “Questo libro contiene almeno un errore”. Dunque sappiamo che in questo libro un errore c’è, anche se non sappiamo ancora qual è.
A scanso di equivoci, l’errore non sta nel leggerlo. >>
Così inizia il saggio scientifico scritto dal matematico Piergiorgio Odifreddi, che ci racconta brillanti e interessanti storie su impensabili paradossi di carattere più o meno quotidiano come l’illusione dei sensi, le ambiguità e le contraddizioni della matematica, dell’arte, della politica, della religione e della filosofia, mettendo in dubbio le nozioni più comuni e dimostrando che i paradossi non sono solo eccezioni alle regole, ma verità che devono essere accettate per modificare queste regole e il nostro modo di pensare.
Consiglio questo libro a tutti gli appassionati di matematica e di filosofia che vogliono cimentarsi in avvincenti rompicapo che hanno messo a dura prova molti scienziati, filosofi e matematici di ieri e di oggi.


Andrei Blindu, II A Sc.