domenica 29 maggio 2016

Azar Nafisi, Leggere Lolita a Teheran

Il libro in questione è stato  scritto da una docente universitaria iraniana di letteratura inglese, che agli inizi della sua carriera insegnò a Teheran, città che dovette lasciare a seguito delle restrizioni sempre più inaccettabili da parte del regime islamico dell'Ayatollah Khomeyni nei confronti delle più svariate forme di  libertà di espressione.
Di matrice autobiografica il plot narrativo ha come protagonista per l'appunto un'insegnante universitaria di letteratura americana, che vive nella Repubblica Islamica dell'Iran; costretta a dimettersi dal suo incarico, dopo forti e continue pressioni e critiche ai contenuti delle sue lezioni, la donna decide di continuare il suo lavoro a casa sua, tenendo un seminario settimanale, a cui partecipano il gruppo di studentesse "più affezionate" alle sue lezioni. Il singolare "cenacolo" letterario diventa occasione "per la nuova classe formato ridotto" di  conoscenza reciproca e di scambio di idee anche in merito alla difficoltà di essere donne in Iran.... Interessanti le storie personali narrate da questo singolare gruppo femminile, che forniscono al lettore uno spaccato  di cosa significa vivere senza quelle libertà, che agli occhi di chi  le possiede sono più che scontate. In una delle sue interviste Azar Nafisi rilascia alcuni spunti illuminanti in merito, dichiarando:" Ad un certo punto per me i regimi oppressivi che bruciano libri e uccidono persone non erano più un concetto astratto.....Le arti e le discipline umanistiche minacciano le tirannie perché incoraggiano a pensare liberamente, ad immaginare, a mettere in discussione..L'ayatollah giunse infatti a dire che le università erano fonte di sciagura..."

Dionisia