Perché scrivere una breve recensione di
questo saggio di Grete Hermann? Principalmente per farla conoscere. Grete
Hermann si era laureata nel 1926, a Gottinga in matematica, con la grande Emmy
Nöther, e in filosofia con Nelson. Convinta della necessità che la filosofia debba
misurarsi con le nuove acquisizioni della scienza, nel 1935 andò a Lipsia presso
il laboratorio di fisica quantistica, diretto da Werner Heisenberg. Il
risultato di questa esperienza fu un lavoro, apprezzatissimo dallo stesso
Heisenberg, pubblicato nello stesso anno col titolo I fondamenti epistemologici della meccanica quantistica (esiste una
traduzione inglese di una versione ridotta). Si tratta della prima, importante
presa di posizione in ambito filosofico della nuova fisica. Il testo è
complesso e piuttosto tecnico. Tra l’altro contiene una confutazione del
teorema di von Neumann che intendeva dimostrare l’impossibilità, in linea di
principio, di assumere dei parametri nascosti in meccanica quantistica. Una confutazione
sostanzialmente equivalente a quella che Bell proporrà, del tutto
indipendentemente, negli anni ’60 del secolo appena trascorso e che,
diversamente da quella della Hermannn,
avrà grande risonanza. Il saggio di cui si parla qui è più accessibile,
ha un carattere più divulgativo e intende mostrare come la nuova fisica non sia
in contrasto con il criticismo kantiano, nella formulazione che ne aveva dato
Nelson.
Renato
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