martedì 11 febbraio 2014

S.Benni, La compagnia dei Celestini, Feltrinelli 1992

Prendete tre orfani scapestrati, aggiungete lo sport di strada più bizzarro e competitivo che sia mai esistito, cuocete il tutto tra le grinfie di due preti ossessivi e pedanti, condite con un fascinoso misticismo e servite su un velo di malinconica ironia; Stefano Benni ci ha sfornato la deliziosa ricetta d'un altro libro dolceamaro.
Un'elaborata analisi della società moderna con le sue più profonde contraddizioni proiettate nei comuni stereotipi, quindi scomposte ed infine rielaborate per un intenso complesso psicologico; il libro riassume il percorso formativo dell'innocenza fanciullesca, dai primi confronti coi "brutti" fino alla consapevolezza dell'immaterialità della stessa vicenda; comunque, una storia fresca, divertente e sofisticata, dall'intreccio impegnato ma mai confuso, dal tono sarcastico e spesso colorito. Anche ignorando le brillanti riflessioni sulla vita e sulla morte, sul bene e sul male, la passione di Benni ci trascina tra i fangosi terreni di un ghetto di periferia; tra questi aspri campi si svolge la lotta di Smemorino e dei suoi compagni in lizza per l'ambìto trofeo: la vittoria de "Il Campionato Mondiale di Pallastrada." La storia è scandita da un ritmo fluido ma sconsiglio la lettura a più riprese: le duecento (e poche) pagine del libro sono intense, ricche di emozionanti avventure, di impensabili intrecci e di toni pungenti.
Un caldo pomeriggio d'estate trascorso in compagnia di questo romanzo vi farà rivivere le giornate vissute all'insegna del pallone, la lordura del campo sotto casa ed il sorriso con cui tornavate a casa.


Boccone Andrea IIIB Liceo Classico

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