sabato 8 febbraio 2014

Livia Pomodoro, A quattordici smetto

“Quell’uomo aveva adocchiato Felipe e, diventato amico del padre, riuscì a convincerlo a ‘cedergli’ il ragazzo. Dietro pagamento, s’intende”. Livia Pomodoro descrive così la storia di dodici minorenni, non ancora quattordicenni, extracomunitari, che sono costretti a rubare e a offrire il proprio corpo sul mercato della prostituzione per riuscire a vivere. Sono scappati dai loro Paesi, alcuni costretti dalle famiglie, altri volontariamente, nella speranza di poter vivere un futuro migliore rispetto alle condizioni di povertà e guerra in cui si trovavano. Ma la Milano che li aspetta non è come quella che appare ai nostri occhi: dietro gli angoli delle strade più nascoste si trovano questi bambini senza famiglia che vivono nel fango delle metropoli e nelle piazze, abituati ormai a considerare il proprio corpo come un “oggetto da vendere”.
L’autrice, presidente del Tribunale dei Minori di Milano, racconta queste vicende di infanzie negate, di realtà che sembrano tanto lontane a noi ma che, in verità, sono vicine. Nel libro vengono anche presentate storie di adozioni in cui però, non sempre, il tentativo di aiutare queste giovani vite è andato a buon fine.
Le storie di questi dodici ragazzini captano l’attenzione dalla prima pagina fino all’ultima del romanzo, coinvolgendo il lettore anche emotivamente, facendo riflettere su realtà che coinvolgono l’intera umanità.

Valentina Migliorati, III B Liceo Classico

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