domenica 9 febbraio 2014

T.Ryckman, The Reign of Relativity. Philosophy in Physics 1915-1925, New York 2005

“Sarebbe deludente se un cambiamento radicale come quello introdotto da Einstein non comportasse alcuna novità filosofica”. Così scriveva Russell nel 1926. In verità, le implicazioni filosofiche della Teoria della relatività furono colte immediatamente e numerosissime furono le prese di posizione sia di filosofi con una formazione scientifica, come Schlick, che si era addottorato in fisica con Planck; sia da scienziati con forti interessi filosofici, come Weyl o Eddington (per tacere dello stesso Einstein); sia di filosofi “puri”, ma con una solida competenza scientifica, come Cassirer.Ryckman ricostruisce con cura e con i necessari strumenti matematici le discussioni sulla portata filosofica della nuova teoria, individuando due correnti principali. Da una parte l’Empirismo logico che faceva capo a Schlick, e che vedeva nella nuova teoria fisica il successo definitivo dell’empirismo e la non meno definitiva morte dell’apriorismo kantiano. Dall’altra l’“idealismo trascendentale”, inteso in senso lato, del quale farebbero parte Weyl, che si richiamava apertamente alla filosofia di Husserl, Cassirer, l’esponente più significativo del Neokantismo, e Eddington, col suo kantismo eterodosso. L’evidente simpatia dell’Autore per questa seconda corrente, non gli impedisce però di rendere giustizia anche alla prima e di fornire un quadro articolato e pressoché completo delle problematiche filosofiche dischiuse dalla Teoria della relatività



Renato

Nessun commento:

Posta un commento