mercoledì 12 febbraio 2014

V.Senesi, La scatola dei calzini perduti, Piemme 2009


Immigrato clandestino come tanti nonostante l’apparente diversità, Madut, il protagonista di questo romanzo, si trova sbalzato in una realtà che non capisce, in un mondo a lui totalmente estraneo con ancora nel cuore i drammi del suo passato africano e come unica compagnia i ricordi di chi non c’è più. La sua solitudine viene a volte, superficialmente scalfita dagli altri emarginati come lui: prostitute, barboni, altri immigrati. Ma  appare subito chiaro che il suo destino è inesorabilmente segnato: non c’è scampo per chi nasce tra i poveri della terra e la solidarietà è  un lusso che spesso i disperati non possono concedersi. Il perbenismo poi si occupa di fare il resto.
Molto attuale e interessante il tema dell’immigrazione clandestina e della sostanziale incomunicabilità di realtà che fisicamente si incontrano ma senza mai entrare in contatto o meglio ancora in dialogo. L’esperienza di Senesi come giornalista inviato nelle zone “calde” e il suo impegno come collaboratore di Emergency traspaiono chiaramente nella narrazione e nella prospettiva del racconto. Letterariamente però il romanzo non regge:  poco convincente il passaggio dal mondo quotidiano all’intreccio magico del mondo tribale . Si ha l’impressione che il linguaggio non sorregga un progetto il cui scopo è fin troppo manifesto.


Francesca

1 commento:

  1. In effetti, ho letto il libro domandandomi quanto sarebbe finito male... forse non poteva che finire così, però mi ha lasciato una grande amarezza! La storia mi è piaciuta, perché ha ampliato la mia visione della realtà, ma il destino di Madut era davvero segnato...

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