La
società occidentale, si sa, è sempre stata governata dagli uomini (intesi come
maschi); ma, a parere di Mosse, solo in epoca moderna lo stereotipo della
mascolinità è stato istituzionalizzato. Mosse, servendosi del materiale più
diverso (la propaganda, l’arte, il cinema, la letteratura, la musica popolare, l’affermarsi
della ginnastica e dello sport) segue l’affermarsi di questo stereotipo dal
XVIII secolo fino alla sua forma più esasperata, anche perché fortemente contrassegnata
da elementi razzisti, nel Nazionalsocialismo. L’uomo dunque deve essere forte,
coraggioso, audace, bello, con un corpo scolpito dall’attività fisica. Il “vero
uomo” deve possedere forza di volontà, senso dell’onore, capacità di sopportare
stoicamente il dolore, di controllare le passioni, diversamente dalla donna,
dall’uomo effeminato, dalle razze “brutte” come l’ebreo o lo zingaro. Una luce
di speranza sembra venire, secondo Mosse, dalla cultura giovanile che,
rifiutando i vecchi valori borghesi, rifiuta anche l’esaltazione della
mascolinità, proponendo una nuova immagine del maschio. Tuuttavia, come ci
avverte Mosse, poiché la mascolinità è stata uno dei collanti della società
moderna, l’ideale virile è difficile da debellare e continua a prosperare accanto
alla nuova mentalità che fatica a imporsi. Lo sappiamo fin troppo bene,
purtroppo. E tuttavia, come ci avverte Mosse in conclusione del suo bellissimo
libro, “chiunque voglia cambiare la società (…) deve tener conto dello
stereotipo maschile.
Renato
Grazie di questa recensione, nell'ultimo periodo le questioni di genere mi stanno interessando parecchio e spero, con la lettura del libro, di poter approfondire questa visione di un "machismo" tutto novecentesco.
RispondiEliminaNonostante si possa forse intravedere una maggior apertura nella mentalità della mia generazione, lo stereotipo maschile e, di conseguenza, anche quello femminile, sono davvero difficili da oltrepassare e così radicati nei rapporti di ciascuno di noi, da portarci ad un rispetto inconsapevole della loro rigidità, dei loro schemi fissi e ruoli predefiniti.
E' proprio vero che, probabilmente, finchè questi non verranno messi in discussione, ben poco nella società potrà cambiare.
Letizia Pasinelli, IIIB Classico