domenica 27 aprile 2014

Stephen King, Gli occhi del drago

Una persona che si mette a leggere Stephen King cerca sicuramente intrattenimento. Desidera leggere storie di gente folle, che squarta, sventra, taglia, affetta e poi serve in tavola. Tutte quelle cose che farebbe volentieri in giornata ai vicini, quando sfoggiano il nuovo barbecue.
Puntualmente la società non glielo permette, quindi si consola con la letteratura dell’autore in questione.
Cercate dunque truculenza e paura? Scalpore e splatter? Terrore e follia? Eccellente: in questo libro non c’è nulla di tutto ciò. "Gli Occhi del Drago" è un romanzo relativamente breve, un fantasy, che potrebbe lasciare deluso il fan medio di Stephen King.
Una sera, a casa King, la moglie stava probabilmente rompendo i maroni al nostro autore, ma non per tutte quelle faccende su cui le donne solitamente si lamentano (lo sporco, il disordine e il cadavere in decomposizione in garage), ma per una cosa ancor più tediosa e inutile: la bambina.
I due coniugi hanno infatti una figlioletta chiamata Naomi (il cui nome viene dato ad uno dei personaggi), che, sempre secondo la moglie, all'epoca (1984) era troppo piccola e stupida per leggere i romanzi horror del padre.
Quindi che fa Stephen? Beh, ovviamente, come ogni padre scrittore che si rispetti, scrive un libro per intrattenere la figlia e soprattutto per sedare la moglie. Un giocattolo era un dono troppo plebeo e farle leggere qualcos'altro…sia mai, niente rapporti con la concorrenza.
E qui lo schifo.
Felice la bimba, accontentata la moglie e uno dei maestri della letteratura thriller mondiale produce questa ragade nel culo del fantasy.
Perché sì: il fantasy è un genere perfetto per i bambini (e non solo). Avvincente e culturalmente ricco, e, ahimè, spesso molto sottovalutato.
Ma qui signori abbiamo a che fare con un romanzo a prova di scemo, roba che perfino il più cerebroleso dei comici di Colorado capirebbe al volo.
Voi immaginate di leggere un capitolo di un qualsiasi romanzo: alla fine di questo avrete uno spoiler pauroso sul successivo. Praticamente leggerete due capitoli in uno, e quello successivo sarà completamente inutile e noioso, poiché è già stato riassunto nel primo.
Voi direte "ma ci sarà altro nel capitolo", ma io vi rispondo affermando che è più facile trovare una suora con un vibratore benedetto da San Francesco in persona durante la messa di Pasqua.
La mia rabbia non deriva solo dalla mia natura da Homo Sapiens sed Strontius, o dalla mia imminente interrogazione di letteratura, o dall'afta che ho appena sentito in fondo al palato, o per tutti quegli stronzi che alle book nomination citano Fabio Volo, no, assolutamente.
Io mi reputo un fan di Stefano Re, romanzi come Misery o Colorado Kid mi hanno davvero intrattenuto, e il ritrovarmi questo capriccio letterario-coniugale mi fa crescere altre afte.
Altra peculiarità di questa storia, oltre agli spoiler onnipresenti ovviamente, è la storia in sé. La fabula è piuttosto scontata e prevedibile, non vi sono mai veri e propri colpi di scena (anche perché King ve li spoilera prima).
Vi faccio un esempio: immaginate di leggere Harry Potter e l’Ordine della Fenice e nella fattispecie la scena in cui Harry e Cho-qualcosa limonano come scoiattoli. Alla fine di ciò, il narratore scriverà qualcosa del tipo Harry era davvero innamorato. Catturato da quei lineamenti orientali e da quella voce timida, sarebbe rimasto nascosto tra quelle mura per sempre. Peccato che poi avrebbe sposato la sorella del suo migliore amico. Ho reso l’idea? No? Altro esempio, ma ora consideriamo il fantasy per eccellenza Il Signore degli Anelli e la Compagnia dell’Anello e in particolare verso la fine di questo, dopo che Gandalf ha appena combattuto eroicamente contro il Balrog cadendo nel vuoto: Frodo gridava, ma non udiva il suono della sua voce, gridava nel vuoto tetro in cui Gandalf era appena sprofondato. L’aver salva la vita era costato alla compagnia il più valoroso dei suoi membri. Non potevano certo immaginare che sarebbe sopravvissuto e tornato nel prossimo libro.

Vedete questo bellissimo drago in copertina? Godetevelo, perché nel romanzo ne comparirà giusto il teschio.
Potrei tediarvi con molti altri esempi, ma risulterei ripetitivo e monotono, quindi vi dirò due parole sulla trama e poi la finirò con questo sfogo da pre-weekend. Non temete, non spoilererò nulla, preferisco lasciare che sia l’opera stessa a farla, a partire da pagina sette.
Avviene un gran poco in realtà, ed è pure poco interessante (o almeno per me): un re vecchio e impotente riesce a copulare dopo numerosi tentativi e a far sfornare alla moglie (un’ossessionata dai tovaglioli. Che King si sia ispirato alla moglie?) due pargoli. Il primogenito bello, buono, valoroso e futuro laureato (Peter), l’altro basso, sfigato, sociopatico e potenziale suicida (Thomas). La regina muore e tante lacrime, il re muore e tanta cenere. Della morte di quest’ultimo viene accusato Peter che passerà diversi anni in una torre simile all’Obelisco di Bazar a sgrillettarsi e a pulirsi con i tovaglioli della mamma mentre il fratello regnerà seguendo lo stile di Mario Monti.
Ah già, c’è un mago cattivo, ma non così cattivo.
Dunque, a meno non abbiate una figlia ritardata e una moglie rompicoglioni, leggetevi di nuovo Shining piuttosto, o guardate una puntata dei Simpson, o controllate se sia uscito il nuovo Rat-Man, oppure masturbatevi come Peter, che tanto lo fareste comunque e fa bene all'anima.

Andrea Serventi, 5^A Liceo Scientifico

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