lunedì 14 aprile 2014

M.Schlick, Spazio e tempo nella fisica contemporanea. Una introduzione alla teoria della relatività e della gravitazione, Bibliopolis, Napoli 1979.

Moritz Schlick, nel 1915, aveva già dedicato alla teoria della relatività di Einstein (in quel caso alla relatività ristretta) un breve, pionieristico saggio dal titolo Il significato filosofico del principio di relatività (recentemente tradotto in italiano), apprezzatissimo dallo stesso Einstein. Due anni dopo, nel 1917, darà alle stampe questo piccolo libro che è un vero capolavoro. Non si tratta, è bene dirlo subito, di una esposizione divulgativa della teoria della relatività (questa volta anche della relatività generale), bensì di una lettura critica della teoria e di una sua interpretazione filosofica. Immagino che, a questo punto, qualcuno storcerà il naso e allora preciso subito che Schlick era l’indiscussa guida del Circolo neopositivista di Vienna, ma si era addottorato in fisica nel 1904, sotto la guida di Max Planck. Aveva insomma una solidissima preparazione scientifica. La sua idea di fondo è che la filosofia non è un sapere particolare. L’elemento filosofico è insito in tutte le scienze quale loro vera anima. Quando ci si occupa degli aspetti più generali di una teoria scientifica, si fa necessariamente filosofia; poco importa se chi la fa è ufficialmente un filosofo, oppure no. A condizione che abbia le competenze necessarie (sia in ambito scientifico, sia in ambito filosofico). Con questo spirito egli affronta la teoria della relatività. Attraverso una magistrale esposizione della teoria, egli affronta alcuni importanti temi epistemologici: quali ragioni ci inducono a scegliere una teoria piuttosto che un’altra se dal punto di vista fisico si equivalgono (ad esempio la teoria di Lorentz e quella di Einstein, almeno per quanto riguarda la relatività ristretta)? Che cosa vuole dire che una teoria è superata da una più generale? Che rapporto c’è tra teoria ed empiria? Da leggere e meditare.

Renato

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