H. Heine, nemico storico di Tieck, lo paragonò però all'Ariosto per la ricchezza di fantasia e di invenzione. Questa simpatica commedia non fa che confermare questo giudizio. Con tono brillante, a tratti scoppiettante, Tieck si fa beffe dei benpensanti, dei pedanti, dei filistei in nome della libertà poetica, della fantasia e della favola. Non basta, Tieck anticipa di un secolo l'espediente del teatro nel teatro e persino il gusto espressionista di far intervenire direttamente gli attori, gli animali, il pubblico, l'autore in una girandola irresistibile.
Se si vuol muovere una critica bisogna dire che il gioco, a volte, sembra un po' troppo scoperto e legato al tempo dell'autore cosicché non risulta sempre facile capire dove vanno a parare i suoi strali.
In ogni caso si tratta di puro divertimento.
Francesca
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