sabato 26 aprile 2014

Ray Bradbury, Fahrenheit 451

Un pompiere, Guy Montag, che non spegne gli incendi, ma li appicca: come milite del fuoco ha il compito di bruciare le case dei sovversivi che conservano libri. Ma qualcosa, nella sua monotona esistenza povera di ricordi e di emozioni, un giorno non funziona più e Montag scopre i libri. Si domanda se sia giusto bruciare in pochi secondi ciò che ha richiesto una vita per essere creato e realizza che i libri potrebbero essere un aiuto a non commettere sempre gli stessi errori: “Abbiamo tutto quanto occorre per essere felici, ma non siamo felici. Manca qualche cosa. Mi sono guardato intorno. La sola cosa che abbia visto mancare positivamente sono i libri che io avevo bruciato in questi ultimi dieci o venti anni. E allora ho pensato che i libri forse avrebbero potuto essere utili.”
Nonostante non ami la fantascienza, questo libro mi ha coinvolto, forse proprio perché i veri protagonisti non sono i militi del fuoco, i sovversivi o i mendicanti, ma i libri. L’autore ha pubblicato il libro nel 1951, all’indomani della seconda guerra mondiale che ha portato con sé tristi episodi di nazisti che hanno bruciato i libri e il mondo.

Daniela

1 commento:

  1. “E quando la guerra sarà finita, uno di questi giorni, o uno di questi anni, si potranno riscrivere i libri, e la gente sarà chiamata, le persone verranno a una a una a recitare quello che sanno e noi ristamperemo ogni cosa, fino a quando le tenebre di un nuovo Medio Evo non ci costringeranno a ricominciare tutto da capo. Ma questa è la cosa meravigliosa dell’uomo: che non si scoraggia mai, l’uomo, o non si disgusta mai fino al punto di rinunciare a rifar tutto da capo, perché sa, l’uomo, quanto tutto ciò sia importante e quanto valga la pena di essere fatto.”

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