“Sarebbe sorprendente se un cambiamento
così fondamentale come quello introdotto da Einstein non comportasse alcuna
novità filosofica”. Così scriveva Bertrand Russell. In effetti la discussione,
anche in campo filosofico, seguita alla elaborazione della teoria della
relatività, fu accesissima. Tra le opere più significative c’è questo piccolo
libro di Reichenbach, pubblicato nel 1920. A Reichenbach, ingegnere e filosofo
di formazione (in Germania non ci si laurea in una sola materia, ma in una
principale e in una secondaria), si debbono, tra l’altro, magistrali studi
sullo spazio e sul tempo e sulla meccanica quantistica. In questo scritto
giovanile egli discute le implicazioni filosofiche della teoria della
relatività da una posizione ancora latamente kantiana. Si tratta però di un
kantismo tutt’altro che ortodosso. Reichenbach ritiene infatti che la nuova
teoria abbia minato profondamente le leggi stesse del pensiero, così come erano
state formulate da Kant: i concetti di spazio e tempo, il concetto di causalità
e di sostanza. In discussione, insomma è il concetto kantiano di a priori. L’idea di Reichenbach è che si
possa riformare Kant, proponendo un a
priori relativizzato e insistendo sul carattere induttivo dello sviluppo
del sapere scientifico. Reichenbach abbandonerà in seguito queste posizioni
“kantiane”, abbracciando un deciso empirismo. Questo breve, denso, intelligentissimo
libro, conserva però sia un notevolissimo valore documentario di una stagione
culturale di fitto confronto tra scienza e filosofia; sia un attualissimo
interesse di carattere epistemologico, proprio per il suo tentativo di mediare
tra kantismo riformato ed empirismo.
Renato
Altro testo che dovrei leggere! lo metterò nel mio lungo elenco di libri che prima o poi leggerò. Grazie
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