Due colti amici nella Londra dell’800, che in un elegante studio d’artista parlano d’arte. Argomento principale della discussione è il ventenne Dorian Gray, giovane d’una bellezza esagerata di cui è timidamente consapevole, riprodotta alla perfezione dal dipinto appena realizzato da uno dei due amici, il pittore Basil Hallward, per il quale Dorian è divenuto l’ispiratore di una nuova scuola artistica, il segreto stesso della sua arte. L’altro, Lord Henry Wotton, con le sue misteriose e ciniche frasi che paiono aforismi studiati, avrà la capacità di ammaliare il giovane influenzandolo a tal punto di cambiargli completamente l’esistenza.
Quasi in ogni pagina una frase sottolineata, che il genio di Wilde ci regala. Ogni pagina di questo libro è un petalo di rosa; ad ogni pagina un petalo vien tolto, il fiore viene spogliato, fino a giungere al cuore, o meglio, all’anima. Alla sua anima, all’anima di Dorian, all’anima di chiunque. E’ Dorian questo fiore, ed è anche ciascuno di noi. Ma pensate ad una rosa che può mantenere intatta la sua bellezza, mentre con il tempo il suo cuore avvizzisce... prima o poi l’anima malata non sopporterà più di rimanere soffocata sotto tutti quei bei petali… ed è essa che possiede il mistero della morte.
Convinto da tutte le teorie edonistiche ed estetiste di Wotton, Dorian arriva al punto di fare un “patto col diavolo” pur di conservare la propria bellezza: sarà il suddetto dipinto ad essere tracciato dalle macchie del tempo e del peccato. Divenuto schiavo del desiderio di far coincidere l’arte con la vita, ha un’anima tanto malata, corrotta e degradata da arrivare a compiere gesti che Wotton, convinto che la perfezione estetica dell’amico debba necessariamente essere anche indice di perfezione morale, neanche potrebbe immaginare.
“Sono felice che tu non abbia mai fatto niente, che tu non abbia mai scolpito una statua o dipinto un quadro o prodotto alcunché all’infuori di te stesso. La vita è stata la tua arte. hai musicato te stesso e le tue giornate sono i tuoi sonetti.”
Un romanzo che mi ha coinvolta dal primo all’ultimo petalo; un romanzo senza tempo, che consiglio a chiunque abbia un’anima, cioè, suppongo e spero, a chiunque.
Anna Bertelli 3^ liceo classico
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