venerdì 13 febbraio 2015

David Grossman, Applausi a scena vuota

Applausi a scena vuota




Il  libro in questione è stato più volte indicato come il vero capolavoro umano di quest' autore israeliano, nonché saggista e scrittore anche di libri per bambini; straordinariamente indimenticabile nell'ambito dei suoi scritti, la lettera che  ha composto in memoria del figlio, morto durante la  guerra in Libano, una guerra a cui lo stesso Grossman  si era opposto, in quanto fervente sostenitore di una soluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese.
Applausi a scena vuota, presentato direttamente dall'autore in più occasioni, la più recente delle quali al teatro Sociale di Brescia durante un'intervista tenuta da Gad Lerner, è un romanzo "umoristicamente pirandelliano", non privo di riferimenti storici alla Shoah, il cui protagonista è Dova'le, un comico cinquantasettenne che si esibisce in un teatro di provincia a nord di Tel Aviv, teatro frequentato da una piccola  borghesia alla ricerca di divertimento a buon prezzo.
Una sera il comico, prima di iniziare il suo spettacolo intravede tra il pubblico presente due amici d'infanzia, un giudice, nonché io narrante della vicenda e una donna; questi saranno i suoi interlocutori durante il prosieguo di quello che avrebbe dovuto essere uno spettacolo di cabaret, ma che poi diverrà tutt'altro. Dova'le, infatti, appena salito sul palco, improvvisamente decide di "cambiare scena" ed iniziare a raccontare la sua vera storia, partendo dal ritratto di quel bambino vivace, che lui era, e che aveva la stramba abitudine di camminare sulle mani. Ed è così che il protagonista inizia ad inoltrarsi nei meandri più difficili della sua esistenza nell'urgenza di liberarsi dai suoi traumi, mentre parte del pubblico lascia la sala con indignazione....
Il racconto della vita di Dova'le è  già di per sé coinvolgente a livello di plot narrativo, ma lo è ancor di più perché portato avanti con l'originale espediente del teatro nella narrazione, che funge da "ancora di salvataggio" nei momenti di maggior drammaticità.

Dionisia Vittori.
  


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