sabato 21 febbraio 2015

William Golding, Il signore delle mosche

"Il signore delle mosche" (The lord of the flies), William Golding 1954.
Un gruppo di ragazzi e bambini, appartenenti alla società inglese in una non meglio specificata "guerra", in seguito ad un incidente aereo si trova esiliato dal mondo in una sperduta ed amena isola oceanica, senza viveri o risorse di alcun genere, a parte ciò che offre l'isola stessa. E cosa sono i bambini, se non l'apoteosi dell'irrazionalità e dell'istintualità, ossia la vera, primordiale ed atavica natura umana? In un agghiacciante crescendo, tutta la residua componente della civiltà, fragile e minuscola rispetto al potenziale istintivo umano, andrà distruggendosi in balia della primitività alla quale, secondo Golding, tutti noi tendiamo nell'animo.
Per quanto anacronistica, mi sovviene automatica una citazione del grande Re del brivido, Stephen King, all'interno dell'eccezionale romanzo "L'ombra dello scorpione": "Vuoi che ti dica che cosa ci insegna la sociologia a proposito della razza umana? Te lo dico in poche parole. Mostrami un uomo o una donna soli e io ti mostrerò un santo o una santa. Dammene due e quelli si innamoreranno. Dammene tre e quelli inventeranno quella cosa affascinante che chiamiamo «società». Quattro ed edificheranno una piramide. Cinque e uno lo metteranno fuori legge. Dammene sei e reinventeranno il pregiudizio. Dammene sette e in sette anni reinventeranno la guerra. L'uomo può essere stato fatto a immagine di Dio, ma la società umana è stata fatta a immagine del Suo opposto. E cerca sempre di ritornare."

Sarigu Federico, Va A Scientifico

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