Davanti ad un libro del genere, l’unico atteggiamento
sensato sarebbe quello di tacere e ignorarlo. Tuttavia anche dalla paccottiglia
si può imparare qualcosa: in negativo, si intende. Siamo davanti infatti al
tipico ricorso improprio ad importanti teorie scientifiche appena orecchiate, che vengono impropriamente estese ad ambiti che non sono immediatamente spiegabili attraverso le funzioni neuronali che pure sono alla base di tutte le attività dell’uomo. Sarebbe come spiegare che un’ opera d’arte è un’opera d’arte facendo riferimento esclusivamente alle zone corticali che si attivano quando si vede un oggetto bello.
L’opera traveste di valore scientifico delle ovvietà che non
rendono giustizia né alla pedagogia di don Bosco né alla teoria dei neuroni
specchio. E’ ovviamente importante riconoscere il fondamentale ruolo
dell’esempio nell’educazione, ma per far ciò non è necessario scomodare i
neuroni specchio. Insomma vengono
banalizzati argomenti molto complessi ed ancora in fase di ricerca.
“Dulcis in fundo” è scritto in un pessimo italiano.
Francesca
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