domenica 12 gennaio 2014

Marga Minco, Erbe amare. Una piccola cronaca, Giuntina 2000


Il titolo del breve romanzo rimanda esplicitamente alla tradizione ebraica di cibarsi di erbe amare e pane azimo in occasione della Pasqua. In forma autobiografica viene descritto il destino tragico di una famiglia di ebrei olandesi negli anni dell’occupazione tedesca.  Emblematica, per molti aspetti, la figura del padre che non capisce, o non vuole capire, quanto sta avvenendo e fino all’ultimo si rifiuta di guardare in faccia la realtà.  Centrale è la vicenda della narratrice, l’unica sopravvissuta della famiglia che tra pregiudizi antisemiti e più o meno generosa ospitalità, riesce a sfuggire alla deportazione.
Il racconto è scritto con uno stile semplice, “oggettivo”, senza alcun cedimento al sentimentale e al compassionevole e questo  dà maggior forza all’orrore che viene descritto.
Questo romanzo benché forse meno riuscito dal punto di vista letterario, rispetto a “La caduta”, resta tuttavia  un  intenso documento di un periodo tragico della nostra storia recente che si spera non debba ripetersi.


Renato e Francesca

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