Apparentemente centrato sulla sparizione e sulla morte di
una giovane ragazza, il romanzo può difficilmente essere ridotto ad un
“giallo”, seppur di tipo psicologico. In realtà la scrittura frammentata (frasi
brevi, parattatiche, continuo spostamento di prospettiva nella narrazione) ma
che non dà l’impressione di frammentarietà,
ci presenta in modo impietoso i vari personaggi (tutte donne, ad
eccezione del marito-padre, scrittore fallito) ed il loro rapportarsi ma senza
mai in fondo riuscire veramente a comunicare. Un mistero senza soluzione sembra sottendere a tutte le vicende,
alludendo ad una realtà che pare non poter essere dominata e in cui il dolore
per la perdita logora e condanna alla solitudine.
L’autrice, figlia
del famoso regista, costruisce in questo suo quinto romanzo (per me il primo,
scelto in modo del tutto casuale) un quadro familiare complesso e quotidiano al
tempo stesso.
Strano ma interessante.
Francesca
Dici bene, Francesca, "strano"... e, purtroppo, non mi ha conquistata. Mi hanno rattristato le vicende dei personaggi, che non riescono a comunicare, non riescono a incontrarsi. Forse per il dolore che ha invaso le loro vite, forse per l'incapacità di guardarsi dentro... Questa famiglia così disgregata mi ha trasmesso una grande tristezza. Eppure, nonostante il quadro dipinto a tinte così fosche, mi lascia intravvedere alla fine un po' di speranza, nonostante i protagonisti non abbiano perso la loro incapacità di essere sinceri.
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