La strana coppia. Cosa ci fanno insieme
Giacomo Leopardi, uno dei massimi poeti della letteratura italiana, e
Margherita Hack, astrofisica di fama mondiale, accademica dei Lincei, prima
donna a dirigere un Osservatorio Astronomico? Semplice. Ciò che li unisce è
l’interesse per l’astronomia e per la sua storia. Nel 1813, un Giacomo appena
quindicenne scrisse infatti una Storia dell’astronomia
dalla sua origine fino all’anno MDCCCXI. Il lavoro fu portato a termine in
pochi mesi, nell’isolamento di Recanati, e non si può non restare sbalorditi
davanti all’incredibile competenza del giovanetto, sia in campo linguistico
(greco, latino, ebraico) sia in campo scientifico. La sua ricostruzione storica
(nella presente edizione da p. 13 a p. 367!), benché basata in gran parte su
fonti di seconda mano, è sostanzialmente corretta, tanto che Margherita Hack si
è potuta limitare a riprenderla più o meno dove l’aveva lasciata Giacomo (la
narrazione della Hack comincia con la scoperta, da parte di Giuseppe Piazzi del
pianetino Cerere, il 1° gennaio 1801), per guidarci, tra galassie e neutrini,
fino al 2010.
Ecco un bell’esempio di incontro tra cultura
umanistica e cultura scientifica; ma del resto questa separazione tra le due
culture è piuttosto recente e non ha nulla a che fare con l’Umanesimo. Non è
forse vero, tanto per dire, che Schrödinger, uno dei padri della meccanica
quantistica, traduceva Omero dal greco in tedesco e Goethe dal tedesco in
inglese?
Renato
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