Breve romanzo autobiografico di una giovane, ma già nota, poetessa polacca, viene pubblicato
pochi mesi prima della sua morte soli 32 anni. La protagonista, segnata
fin dall’infanzia da una grave patologia cardiaca che le impedirà una vita
anche solo vagamente normale, se non brevissimi momenti, ripercorre, sotto
forma di lettera ad un amico, i momenti cruciali della sua esistenza. A
differenza di quanto potremmo aspettarci non è la morte il tema dominante ma,
al contrario, l’esaltazione della vita in tutte le sue manifestazioni e soprattutto l’indissolubile legame tra vita e scrittura. La consapevolezza
della morte imminente non toglie nulla, al contrario, alla capacità di
apprezzare fino in fondo i momenti dolci
della vita .
Il libro è scritto con uno stile asciutto, senza scadimenti nel sentimentalismo ma risulta
intenso e coinvolgente . La figura della protagonista è piena di ricchezza
interiore, di pudore e di delicatezza che rendono poetico il racconto.
Libro intenso ed estremamente triste, soprattutto nella prima parte. Nella seconda, a dimostrazione che la malattia può modificare anche il nostro modo di vedere la vita e di viverla, è come se un secondo personaggio subentrasse all'autrice, dandole una sferzata di vivacità e di energia. Bello, perché fa pensare e una vicenda simile non può lasciare indifferenti. Bello perché ci presenta uno scorcio della fine degli anni Cinquanta: l'America del sud e le università del nord con la difficile integrazione delle minoranze, la difficoltà di comunicazione quando la lontananza lasciava spazio solo a lunghe missive, la medicina con i suoi sanatori...
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