Un thriller.
Inizia in sottotono, come testimonianza di un magistrato,
Rosario Priore, giudice istruttore al Tribunale di Roma, per poi tessere pian
piano la rete delle relazioni che tengono vicine la strage di Ustica, quella di
piazza Fontana e il caso Moro passando per Gheddafi, Feltrinelli, la Stasi o il
centro francese di lingue Hyperion.
Man mano che le connessioni appaiono chiare, il ritmo
aumenta e ti trascina all’interno degli anni ’70 e ’80, visti dalla prospettiva
dei rapporti internazionali. Allora la curiosità lascia il posto alla
sensazione forte di essere all’interno di un ampio gioco di equilibri, che va
al di là delle singole nazioni, in uno spazio d’azione che riduce a un niente
l’Europa, il bacino del Mediterraneo e l’Africa subsahariana.
In conclusione si comprende che espressioni quali “servizi
deviati”, “stragi di stato”, “strategia della tensione”, rimbalzate nelle
ricostruzioni giornalistiche, fanno parte del depistaggio mediatico che ha
contribuito a mantenere il silenzio su numerosi interrogativi rimasti aperti in
vicende che hanno segnato la nostra Repubblica.
Più che un film d’azione.
Ornella
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