lunedì 9 dicembre 2013

Hermann Weyl, Pensare la matematica. A cura di M.Perego, Melquìades 2011


 
I rapporti tra matematici e filosofi sono generalmente pessimi. La responsabilità di questa situazione è equamente distribuita (con qualche colpa in più per i filosofi). Tuttavia tra matematica e filosofia non possono non esservi importanti punti di contatto. Herrmann Weyl, uno dei più importanti matematici del XX secolo, ne era fermamente convinto. È noto, del resto, ed è lo stesso Weyl a confessarlo, che egli trasse importanti stimoli per il suo lavoro di matematico, dal pensiero di Kant e di Husserl, in particolare e dal confronto con filosofi come Cassirer. Al centro della sua riflessione metamatematica c’è il problema del rilievo da accordare all’intuizione in matematica, tema che lo occupò per tutta la vita e che lo spinse ad allontanarsi da Hilbert per abbracciare l’intuizionismo di Brouwer, per tornare poi sulle posizioni antiintuizioniste e costruttiviste di Hilbert. Il fatto che, a suo avviso, matematica e filosofia debbano collaborare, non significa però, ovviamente, che se ne debbano confondere i confini e le specificità. Al matematico, allo scienziato in generale, come all’artista, allo statista, ecc. spetta il compito di produrre, di formare, di creare, al filosofo quello di sottoporre ad analisi critica il significato di quelle attività. Entrambi questi aspetti debbono essere presenti, a suo avviso, nella vita intellettuale dell’uomo.

Renato

2 commenti:

  1. Non l'ho letto ma mi piacerebbe leggerlo perché dalla trama ho capito che é un libro che parla di matematica, la mia materia preferita
    Nicola 1°A

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  2. Confesso che le continue recensioni di Renato cominciano a farmi sentire tutto il peso della mia ignoranza scientifica... Ma sono uno stimolo a leggere, studiare, informarsi... e, per quanto io non possa che confermare quanto detto ("I rapporti tra matematici e filosofi sono generalmente pessimi."... ma la colpa in questo caso è di una mia ex prof di filosofia) prometto che lo leggerò quanto prima... Poi, però, garantiscimi che non mi interrogherai, Renato!

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