mercoledì 25 dicembre 2013

Ludwig Boltzmann, Viaggio di un professore tedesco nell'Eldorado, Ibis 1993

Chi pensa che un professorone di fisica austriaco a cavallo tra XIX e XX secolo non possa che essere serioso e noioso, si sbaglia di grosso. Questo diario di viaggio di Boltzmann negli Stati Uniti, a Berkeley in California, per la precisione, dove era stato invitato a tenere delle lezioni, è pieno di spirito, di ironia e di autoironia. Boltzmann si diverte a prendere in giro se stesso e i suoi colleghi austriaci e tedeschi, ma anche gli usi, i costumi e le persone della California, l’Eldorado, appunto. Ma, come dice Orazio, nulla vieta di parlare di cose serie col sorriso sulle labbra. Ed è quello che fa Boltzmann, il quale si rende conto delle immense potenzialità della giovane Nazione, che suscitano in lui un benevolo sorriso, non privo di apprensione. Ne ammira il dinamismo e con stupore registra l’importanza delle donazioni private per la vita delle università americane e l’onnipotenza del denaro. Capisce che la vecchia Europa sarà ben presto superata e che il futuro, anche della scienza, è già lì. Tutto il racconto poi è pieno d’interessanti, divertite e a volte inquietanti considerazioni scientifiche. Un’ultima cosa, ma non meno importante. Il racconto è costellato da citazioni tratte dalle opere di Schiller che Boltzmann ci invita ad individuare ed al quale è dedicato il volume degli Scritti popolari (1905) da cui è tratto questo resoconto. Che sia possibile conciliare cultura umanistica e cultura scientifica?

Renato

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