“Galeotto
fu ‘l libro e chi lo scrisse”. Come tutti sanno il libro che Paolo e Francesca
leggevano “per diletto” e che spinse i due amanti a conoscere i “dubbiosi
disiri” e infine a perdersi, erano le avventure di Lancillotto, il cavaliere
perfetto. Con ogni probabilità Paolo e Francesca avranno letto una versione in
prosa della vicenda legata al ciclo bretone. Questi romanzi, insieme a quelli
che narravano il fatale amore di Tristano e Isotta, o le avventure di Parsifal,
erano infatti diffusissimi all’epoca di Dante Alighieri. L’opera di Chrétien
(completata da Godefroi) è invece in versi, come in versi, in ottonari con rima
baciata, è la traduzione italiana. La scelta, sempre rischiosa, di tradurre in
versi è motivata dall’intento, esplicitamente dichiarato, di restituire, per
quanto possibile, la musica del verso di Chrétien, e, per così dire, di
appropriarsene. Il risultato è davvero felice.
A questo
punto potrebbe sorgere la domanda: perché mai leggere un’opera del dodicesimo
secolo? I motivi sono tanti, ma il principale è quello addotto dal curatore
dell’edizione italiana: perché è una bella storia, piena di avventura, amore,
magia, ironia. Perché, leggendo le avventure di Lancillotto, si capiscono le
parole di Francesca: “per più fïate li occhi ci sospinse / quella lettura, e
scolorocci il viso”.
Renato
Concordo pienamente: la traduzione in versi rende al meglio l'atmosfera poeticamente romantica e melodiosa dell'autore.
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