domenica 1 dicembre 2013

Chretien De Troyes-Godefroi De Leigni, Il cavaliere della carretta (Lancillotto), Ed: dell'Orso 2004


“Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse”. Come tutti sanno il libro che Paolo e Francesca leggevano “per diletto” e che spinse i due amanti a conoscere i “dubbiosi disiri” e infine a perdersi, erano le avventure di Lancillotto, il cavaliere perfetto. Con ogni probabilità Paolo e Francesca avranno letto una versione in prosa della vicenda legata al ciclo bretone. Questi romanzi, insieme a quelli che narravano il fatale amore di Tristano e Isotta, o le avventure di Parsifal, erano infatti diffusissimi all’epoca di Dante Alighieri. L’opera di Chrétien (completata da Godefroi) è invece in versi, come in versi, in ottonari con rima baciata, è la traduzione italiana. La scelta, sempre rischiosa, di tradurre in versi è motivata dall’intento, esplicitamente dichiarato, di restituire, per quanto possibile, la musica del verso di Chrétien, e, per così dire, di appropriarsene. Il risultato è davvero felice.

A questo punto potrebbe sorgere la domanda: perché mai leggere un’opera del dodicesimo secolo? I motivi sono tanti, ma il principale è quello addotto dal curatore dell’edizione italiana: perché è una bella storia, piena di avventura, amore, magia, ironia. Perché, leggendo le avventure di Lancillotto, si capiscono le parole di Francesca: “per più fïate li occhi ci sospinse / quella lettura, e scolorocci il viso”.

Renato

1 commento:

  1. Concordo pienamente: la traduzione in versi rende al meglio l'atmosfera poeticamente romantica e melodiosa dell'autore.

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