giovedì 12 giugno 2014

Thornton Wilder, Una piccola città

In una piccola città nello stato del New Hampshire, Grover’s Corners, si svolge la vita di una normale comunità del ventesimo secolo.
È il 7 maggio 1901 all’alba e gli abitanti della cittadina iniziano la loro routine quotidiana. Da una parte il dottor Gibbs, medico, e sua moglie Giulia, con i figli George e Rebecca. Dall’altra la famiglia Webb: Charles, il direttore del giornale, sua moglie Myrtle ed Emily e Willy, i due figli. Due famiglie come tante, le cui storie verranno intrecciate dall’amore di George ed Emily.
Poi, con l’intervento di un narratore-direttore di scena, che ci accompagna durante tutta l’opera con commenti e riflessioni, ci ritroviamo improvvisamente nel luglio del 1904. George ed Emily hanno finito le scuole superiori e sono pronti ad una nuova fase della loro vita; infatti si sposeranno a breve.
Gli anni passano; George ed Emily sono sposati e hanno una bella famiglia.
Estate del 1913: un funerale, una grande perdita per la famiglia Webb e per i Gibbs.
Questa commedia descrive con ironia e comicità la vita quotidiana di una piccola città americana, portando alla luce vari personaggi, dalla madre di famiglia al giornalaio, dal poliziotto al becchino, in un bel quadro di vita quotidiana. Ma non è una commedia fine a se stessa; è portatrice infatti di un messaggio profondo, raccontato dai personaggi stessi alla fine dell’ultimo atto, di una riflessione sulla frenetica vita umana.

“Gli esseri umani, ecco dunque come sono: ciechi… soltanto dei ciechi…” (Emily)

Asia Corna, 3^A liceo classico

1 commento:

  1. Ho visto la rappresentazione di questo testo da parte della compagnia "Olive a parte" diretta dal nostro ex alunno Tiberio Ghitti. Interessante e stimolante, ben al di là di ogni superficiale ottimismo, un invito a vivere con maggiore consapevolezza la nostra vita.

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