sabato 28 giugno 2014

Stratis Myrvilis, Quaderni di guerra del Sergente Costula, Mondadori 1965

Oggi, cent’anni fa, venivano assassinati, per mano di Gavrilo Princip, il Principe Rodolfo d’Austria, erede al trono, e sua moglie. Sarà la scintilla che scatenerà l’inferno della Grande Guerra. Il mondo che si risveglierà da questa spaventosa ecatombe sarà completamente cambiato. Diversi gli assetti geopolitici, diverso il peso economico dei paesi coinvolti. Un modo per riflettere su questo evento terrificante, evitando ogni retorica, potrebbe essere quello di leggere o rileggere i romanzi che parlano di questa guerra. Alcuni sono notissimi, come ad es. Addio alle armi di Hemingway, o Un anno sull’Altopiano di Lussu, o Niente di nuovo sul fronte occidentale di Remarque, o Gli ultimi giorni dell’umanità di Kraus). Ma si sono altre opere, meno note, che meritano però di essere lette (ad esempio lo splendido racconto di De Roberto, La paura, o Tra melma e fango di Rebora, oppure L’ora dei morenti di Johst). Tra queste lo splendido romanzo dello scrittore neogreco Stratis Myrvilis. L’A. sceglie di non soffermarsi sugli aspetti bellici del conflitto, come solitamente fanno i romanzi di guerra, ma di descrivere l’abbrutimento, la degradazione, la disumanizzazione cui porta la logica di guerra: marce estenuanti e spesso inutili, la vita in trincea, la presenza nauseante della morte, la perdita di dignità dell’uomo, il ricordo struggente della vita di prima, la nostalgia della famiglia. Il protagonista ed insieme a lui il lettore non capisce perché di tutta questa assurdità. Anche la sua morte sarà assurda. Con un riuscitissimo espediente letterario l’A. ci dice fin dalle prime pagine come morirà il Sergente Costula. In questo modo costringe subito il lettore a chiedersi: perché?

Renato

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