sabato 21 giugno 2014

A. C. Crombie, Da S. Agostino a Galileo, Feltrinelli 1970

Ormai nessuno (o quasi) crede più all’immagine del Medioevo (si parla della bellezza di circa mille anni di storia),come un’epoca di ignoranza e di oscurantismo. Come sarebbero spiegabili altrimenti fenomeni letterari quali i poemi cavallereschi francesi e tedeschi, i Fabliaux, oppure Dante e Petrarca? Anche in campo scientifico il Medioevo fu tutt’altro che un’epoca di stagnazione e di ottusa e passiva ripetizione delle teorie di Aristotele e di Galeno. Pur con tutti i limiti di una scienza tendenzialmente, ma non esclusivamente, qualitativa, si cercò di dare conto, con incredibile vivacità intellettuale e autonomia di giudizio, di fenomeni estremamente complessi. Provare per credere. Si legga questa splendida, classica ricostruzione delle teorie scientifiche dovuta ad uno dei più grandi storici della scienza del XX secolo, il britannico A. C. Crombie. Con uno stile brillante ed accattivante, ma mai banale, Crombie ricostruisce, con straordinaria competenza, il dibattito scientifico nei cosiddetti secoli bui, fino alla rivoluzione galileiana. In questa meravigliosa opera si parla di fisica (si pensi alla teoria dell’impetus), di matematica, di astronomia, ma anche di meteorologia, di ottica, di geologia, di chimica, di medicina. Il quadro che ne esce è sorprendente. Nessuno, credo, può negare l’importanza della cosiddetta rivoluzione scientifica del XVI secolo, che vide Galilei Galilei tra i protagonisti assoluti, in campo fisico, ma è veramente comprensibile questa rivoluzione e il profondo mutamento paradigmatico che essa impose, senza che il terreno fosse preparato dagli scienziati medievali?

Renato

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