sabato 6 dicembre 2014

Luis Sepúlveda, Patagonia Express

In attesa di salire sul Colono, in un porto dell’Isola Grande di Chiloé, Sepúlveda ripensa agli eventi che l’hanno spinto a fare questo viaggio: ripensa a Bruce Chatwin, il vecchio amico inglese, incontrato anni prima in un bar di Barcellona. Insieme avevano progettato questo viaggio, ma la condanna all’esilio dell’autore aveva loro impedito di realizzarlo in fretta e, “quando arrivò l’agognato permesso per tornare nel sud del mondo, Bruce Chatwin aveva già intrapreso un viaggio inevitabile, un lungo viaggio attraverso montagne e mari infiniti”. Ecco quindi Sepúlveda affrontare il viaggio da solo, con la compagnia di un taccuino con i fogli a quadretti regalatogli proprio dall’amico, un’autentica “moleskine”, più volte citata nel corso del racconto.
Il diario è ricco di riflessioni, racconti e leggende, ma soprattutto incontri: con l’autore conosciamo il “campionato di bugie” della Patagonia, viaggiamo con l’aviatore Palacios e ci indigniamo con lo scienziato Kucimavic.
Come ci dice l’autore al termine del diario, e come si evince – pagina dopo pagina – “Vivere è un magnifico esercizio”.

Daniela

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