Un romanzo che si legge d'un fiato, lasciandosi coinvolgere dalle vicissitudini di Stanley: il padre, sconvolto dal dolore per la perdita della moglie, vive chiuso in se stesso e non si rende conto della sofferenza che causa al figlio. E Stanley, quando il padre affoga il cagnolino che lui amava, se ne va. Per raggiungere il fratello, che è al fronte, decide di arruolarsi: è il 1918 e al fronte c'è posto anche per un quattordicenne. Il ragazzo è davvero speciale e, addestrati da lui, i cani - che agiscono solo per amore suo - compiono imprese eroiche.
Daniela
L'HO LETTO E MI E' PIACIUTO PERCHE'... I motivi sono vari. Prima di tutto perché quanto più passa il tempo tanto più mi sento in sintonia più con gli animali che con gli esseri umani. Ed allora un romanzo centrato sul profondo affetto uomo-cane, non può che colpirmi. Non meno interessante il tema del rapporto padre-figlio, dell'incomunicabilità del dolore, dell'incomprensione e del ritrovarsi col passare del tempo. La guerra e il suo strazio. Da ultimo, ma non proprio, l'essere il regalo di una persona cara.
RispondiEliminaFrancesca Botticchio