venerdì 11 ottobre 2013

Bernhard Schlink, A voce alta

Siamo negli anni cinquanta e da un incontro casuale tra Michael Berg, ragazzo quindicenne, e Hanna, donna adulta dallo strano carattere, nasce un’intensa relazione amorosa nella quale riveste un ruolo fondamentale la lettura ad alta voce, che la donna impone al ragazzo.
Poi Hanna scompare senza lasciare alcun recapito per riapparire anni dopo come imputata in un’aula di tribunale, durante uno dei processi ai colpevoli delle stragi naziste, ai quali il ragazzo assiste in veste di studente universitario prossimo alla laurea in legge. Proprio in quest’occasione Michael capirà i motivi del comportamento di Hanna e del suo abbandono.
L’iniziazione sessuale di un adolescente attraverso una relazione con una donna adulta, una riflessione su un passato ancora recente (il nazismo con i suoi campi di sterminio) e sulle responsabilità di un’intera generazione, la vergogna?  Tante le chiavi di lettura di questo romanzo che, soprattutto nella prima metà, mi pare non solo denso di significati, ma anche letterariamente riuscito. I diversi registri linguistici (a volte poetico, a volte decisamente giuridico) si armonizzano nella vicenda e ci permettono in fondo di privilegiare la nostra interpretazione. La mia? Un’interessante analisi del tema della responsabilità e della colpa.

Ultima annotazione: decisamente riduttiva e fuorviante la trasposizione cinematografica.

Francesca

1 commento:

  1. L'ho letto e mi è piaciuto, anche se non sempre si è trattato di una lettura facile. Un libro che per certi aspetti sconvolge... una storia che stupisce. Il percorso del protagonista è sorprendente, per certi aspetti. Le riflessioni che matura Michael nel corso della storia sono profonde e coinvolgenti, a volte complesse, a volte semplici, ma comunque mai banali.
    Grazie per averlo proposto...

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