domenica 14 giugno 2015

Gabriel Garcia Lorca e Ian Gibson

Come avevo promesso durante l'ultimo incontro di WeBook, ecco la lettera che l'autore britannico Ian Gibson scrisse in memoria di Federico Garcia Lorca, a 75 anni dal suo assassinio, su richiesta della rivista spagnola "El periodico de Catalunya". 
Il tema della guerra e del terrorismo, nell'ambito del quale ci si era impegnati a leggere un'opera a piacere, mi aveva ossimoricamente portato alla mente una parte della produzione lirica di questo poeta spagnolo, ucciso dai falangisti durante la guerra civile perché omosessuale e filo-repubblicano, nonché aperto estimatore della cultura gitana, una minoranza detestata dalla destra franchista. Le diciotto liriche di Romancero gitano, che ho riletto con piacere e commozione comprendono, tra gli altri, il nucleo semantico del mondo umano, nel quale i gitani, già ai tempi di Lorca lottavano contro la "Guardia Civil" spagnola, la stessa che commise l'omicidio del poeta.
Dionisia.

PS: 
Pochi mesi prima di morire Lorca si espresse a chiare parole in merito al nazionalismo estremista, dichiarando:
"Io sono uno Spagnolo integrale e mi sarebbe impossibile vivere fuori dai miei limiti geografici; però odio chi è Spagnolo per essere Spagnolo e nient'altro, io sono fratello di tutti e trovo esecrando l'uomo che si sacrifica per una idea nazionalista, astratta, per il solo fatto di amare la propria Patria con la benda sugli occhi. Il Cinese buono lo sento più prossimo dello spagnolo malvagio. Canto la Spagna e la sento fino al midollo, ma prima viene che sono uomo del Mondo e fratello di tutti. Per questo non credo alla frontiera politica."


Lettera aperta di Ian Gibson a Federico Garcia Lorca,
a 75 anni dal suo assassinio

Siamo alla vigilia del 75° anniversario del tuo assassinio, a Granada, in quella tragica estate del 1936. Mi hanno invitato a dedicarti un articolo, ma ho deciso che è meglio una lettera. Ti chiedo scusa per l'audacia e per il tu, ma, dopo mezzo secolo passato a leggerti, studiando la tua vita e indagando sulle circostanze della tua morte, ho quasi la sensazione di conoscerti personalmente, anche se non, ovviamente, a fondo. A fondo, trattandosi di te? Scrivesti una volta: "Solo il mistero ci fa vivere. Solo il mistero". Sapevi molto dell'altra parte, non c'è dubbio. E se riuscivi a stupire il tuo amato Salvador Dalí, come non avresti potuto affascinare me?
Ti voglio dire prima di tutto che quelli che pensarono di finirla con te, tirandoti una pallottola, hanno fallito, perché risulta che oggi sei niente meno che il poeta spagnolo più tradotto, amato e pianto di tutti i tempi. Inoltre non c'è settimana in cui non si allestisca in qualche posto del mondo una tua opera o un'opera ispirata da te. Perciò il messaggio di solidarietà a quelli che soffrono, messaggio che caratterizza la tua creazione letteraria, arriva, militante e incoraggianti, e in tutti gli angoli del pianeta. Nessuno scrittore spagnolo, con la possibile eccezione di Cervantes, ha fatto tanto per la Spagna come te.
I vincitori usavano dire che dovevi la tua celebrità al modo in cui sei morto e alla propaganda sui "rossi". Davanti al fatto consumato della tua universalità, non osano più sostenere tanto. La verità è che tu non avevi bisogno della tua terribile fine per raggiungere la gloria, tu sei nato non solo poeta, ma poeta, e drammaturgo, geniale. Quando realizzarono il crimine, ti stavano già conoscendo e ammirando all'estero ogni volta di più. Soprattutto in america Latina, la América nuestra, come diceva il tuo ammirato Rubén Darío. Sapevi che non c'era modo di eludere la fama, che era inevitabile. Ed eri consapevole del pericolo che supponeva per te in una società intollerante, in cui essere omosessuale era un'offesa e un invito al rifiuto.
Oggi in Spagna, nonostante la miserabile destra di sempre, quella che ti finì, la situazione dei gay, come si chiamano adesso, è migliorata considerevolmente. Ma la lotta segue. Spesso medito sulla tua profonda tristezza (che pochi sospettavano) al non poter vivere liberamente la tua vita amorosa. Parlavi, quando ti rimaneva già poco tempo, del tuo progetto di costruire una casa sulla riva del Mediterraneo. Peccato che non sia riuscito a farlo, che non abbia mai potuto condividere con nessuno una tua casa.
Capacità per condividere le tue pene ne avevi in abbondanza, è vero. Com'è possibile che un solo essere umano riunisse così tanti doni, tra cui quello della simpatia e quello della musica? Doni che ti trasformavano, quando tu volevi, in un one-man-show insuperabile. Quando volevi, dico, perché quando non volevi, quando ti assediava uno dei tuoi drammi, mi risulta che ti nascondevi perché nessuno ti vedesse.
Parlando del tuo aspetto di giullare, che strano che non abbiano ancora trovato la tua voce, tu che, più di ogni altro lirico della tua generazione, amavi mediare tra i tuoi versi e il pubblico, tu che eri il poema vivo! Continuo a pensare che un giorno la troveranno, forse a Buenos Aires, dove sei stato tante volte alla radio. Nel frattempo abbiamo la consolazione delle canzoni che hai inciso al piano con La Argentinita nei giorni felici prima della morte, che tu hai visto premonitrice della tua, di Ignacio Sánchez Mejías.
Dicevi che Granada ti aveva reso il poeta che eri. Non solo la città, ma la sua campagna, dove hai passato i tuoi primi 11 anni. "Sono del cuore della Vega de Granada", usavi dire orgoglioso. E aggiungevi che eri, di conseguenza, un poeta tellurico. Bene, devo dirti che la Vega, prima bellissima, si è degradata in un modo spaventoso. Con questo ti dimostrano ancora il loro disprezzo, perché senza la tua immersione totale nella cultura popolare della fertile pianura, non avremmo la tua opera meravigliosa né questo tuo linguaggio metaforico, nato nelle stesse viscere di una terra millenaria. A proposito, ricordo sempre il buey de agua (letteralmente, bue d'acqua; nelle campagne granadine, indica un corso d'acqua lento e profondo, e l'espressione è stata ripresa, e dunque nobilitata, da Federico Garcia Lorca NdRSO) percepito così  da un contadino amico tuo (che modo di "vedere" un corso profondo d'acqua lenta!) e i tuoi mil panderos de cristal que herían la madrugada (mille tamburelli di cristallo che ferivano l'alba).
Ci sono tante cose che ti vorrei chiedere. Soprattutto, dove sono i tuoi resti? So che quell'alba spaventosa non hai avuto, poeta della luna che sei, la consolazione di contemplarla per l'ultima volta su Granada. A cosa pensavi quando arrivò il momento? Allo spaventoso parallelismo tra il tuo destino e quello di Mariana Pineda, che portasti sulle scene? A tua madre, poverina? Al tuo amato Rafael Rodríguez Rapún? Domande senza risposta. Mi viene solo la laconica copla che citasti nella tua conferenza sul cante jondo: "Subí a la muralla, / me contestó el viento: / ¿para qué tantos suspiritos / si ya no hay remedio?" (Salii sulle mura / mi rispose il vento: / perché tanti sospiri / se non c'è più rimedio?)


mercoledì 10 giugno 2015

Björn Larsson, Bisogno di libertà

"Ho capito che per essere liberi dobbiamo sapere dove siamo. Chi è smarrito, chi non ha il senso della realtà, chi ignora come va il mondo non è libero. Non si può essere liberi che con cognizione di causa. Essere liberi non è perdersi e lasciarsi andare senza avere la minima idea di una direzione."

Ma la libertà è anche sogni... è lavorare per inseguire i propri sogni... è costruire le proprie relazioni all'insegna del rispetto reciproco.
Larsson ci descrive la sua idea di libertà, mentre ci racconta la sua vita, le sue scelte - spesso dolorose, ma sempre in nome della libertà - le sue avventure, i suoi sogni realizzati. La prima parte del libro è affascinante proprio perché abbiamo davanti agli occhi scelte di vita davvero originali. Nella seconda parte, l'autore sconfina nel filosofico, esplorando l'idea stessa di libertà, ma la narrazione non perde i suoi tratti giocosi.
Questo libro ci offre l'opportunità di riflettere sull'idea di libertà, di interrogarci, di indagare la nostra vita e confrontare le nostre scelte con quelle di Larsson.

"La vita è anche quotidianità, con i suoi compromessi, adattamenti e negoziazioni, a volte riusciti a volte falliti. A meno di non sopportare un alto grado di solitudine, è pressoché impossibile essere sempre liberi nei propri movimenti. La vita di coppia, di famiglia e di società non può essere vissuta senza che la libertà ne soffra. Pretendere il contrario è, nel migliore dei casi, un'ingenuità e, nel peggiore, espressione di mancanza di rispetto per la libertà dell'altro."

Daniela

venerdì 22 maggio 2015

Camilla Grebe e Asa Traff, Trauma

Il tema di questo thriller è la violenza sulle donne: Tilde e Siri, la prima una bambina di cinque anni, che assiste impotente all'assassinio della madre, la seconda una giovane psicoterapeuta che ha vissuto la violenza sulla sua pelle e che ora cerca di aiutare altre donne ad uscire dal tunnel della brutalità e del senso di colpa.
Come le due vite siano inestricabilmente connesse lo si capirà nel corso della storia, mentre altre storie si sviluppano sullo sfondo: storie di uomini e donne sconfitti dalla sofferenza dell'amore, uomini e donne impegnati nella lotta quotidiana, mentre cercano di realizzare i propri sogni, uomini e donne a volte sconfitti, a volte protagonisti di piccole vittorie.
Il libro è scorrevole e si legge in fretta, anche se le vicende dei protagonisti - che in qualche modo appartengono alla realtà - non possono lasciare indifferenti.

"Penso a quello che mi ha detto Vijay qualche settimana fa, che non si trattava di amore, ma di potere. Si sbagliava, o comunque la sua spiegazione era insufficiente. Perché è l'amore che dà a una persona il potere su un'altra, che fa sì che si accetti l'inaccettabile, che si sopporti l'insopportabile."

Daniela

Arrivederci...

Oggi c'è stato l'ultimo incontro di WeBook per questo anno scolastico e, devo dire, è stato particolarmente piacevole.

Sono molti i motivi che mi fanno amare questi incontri e me li fanno attendere con impazienza e ora provo ad elencarli:
- l'INCONTRO tra alunni e insegnanti, che hanno occasione di trovarsi senza la rigidità dei ruoli che a volte la scuola impone. È un'occasione per parlare, per mettersi in gioco, per confrontarsi e per crescere. Oggi, in particolare, all'incontro ha preso parte anche BEATRIZ ALEJANDRA TABARACCI, mamma di un nostro alunno - e primo genitore a partecipare ai nostri incontri - e autrice di "1145 - La scoperta";
- la possibilità di PARLARE DI TANTE COSE, non solo di libri. L'argomento di oggi era la violenza e le scelte di lettura sono state le più varie: da Tolstoj con "Guerra e Pace" fino a don Andrea Gallo con "Di sana e robusta costituzione", toccando tanti temi importanti come il terrorismo, la guerra, la violenza contro le donne... ma anche, inaspettatamente, il latino, importante per imparare parole nuove. Con la lungimiranza che solo alcuni adulti riescono ad avere e alcune digressioni, il nostro incontro è stato particolarmente ricco (e mi scuso se, con questa ultime frase, ho peccato un po' di ipotassi...);
- la presenza della VITA, con le sue emozioni e le sue prove: un lettore sa che, leggendo, ha l'occasione di confrontarsi con la realtà della vita, in alcuni casi in modo più spensierato, altre volte commuovendosi e soffrendo con i protagonisti. Nei nostri incontri, quindi, si parla di passioni, di lettura... e di vita!

Se avete voglia di mettervi in gioco, di confrontarvi, di parlare di argomenti seri ma anche giocosi, vi aspettiamo l'anno prossimo, a ottobre... e intanto restiamo in attesa delle vostre recensioni!

Con affetto
il team di WeBook

incontro di maggio

Il nostro salotto si è riunito il 10 aprile, con la grande partecipazione della 1^C Liceo Scientifico! 
Questo è probabilmente uno dei tanti modi che abbiamo di scoprire le cose e di capire se ci potranno piacere: provare a partecipare! I ragazzi della 1^C hanno partecipato in massa all'incontro: probabilmente molti di loro non torneranno più, ma, per alcuni, questo incontro è stato una scoperta. Hanno capito che, nel nostro salotto, non si fa che parlare - alla pari - di ciò che ci appassiona, la lettura. Ci si confronta, si dialoga, insegnanti e alunni... un'occasione da non perdere!
Il prossimo incontro sarà: 

VENERDÌ 22 MAGGIO 2015

ORE 14.30


Per la prossima volta abbiamo scelto il tema della violenza e della guerra... la scelta ci ha stupito ma... questa è la democrazia!!

Dimenticavo: il 23 aprile - per IoLeggoPerché - abbiamo in serbo una sorpresa per gli affezionati di WeBook...

Arrivederci a presto!
Daniela e il team di WeBook

lunedì 4 maggio 2015

Valerio Massimo Manfredi, Otel Bruni

Una storia che ripercorre gli anni Italiani dalla prima guerra mondiale fino al secondo dopoguerra. La nostra storia. Quella dei nostri nonni e bisnonni. Manfredi ci offre un perfetto quadro storico, ma nel suo stile. La Storia con la S maiuscola è infatti raccontata dalle storie e dalle vicende dei personaggi della famiglia Bruni, e questo rende alquanto piacevole la lettura, anche per chi appassionato di storia non lo è. Il quadro storico è molto preciso e descrive vividamente cosa hanno significato questi anni per il popolo italiano. L' unica pecca che ho trovato riguarda i dialoghi, i quali non mi sembravano molto precisi; sia il contadino che il dottore di turno usano gli stessi vocaboli e parlano allo stesso modo, questo ha dato, secondo me, meno realisticità all'opera. Il libro mi è sembrato comunque molto avvincente e mi ha aperto gli occhi su tanti aspetti, soprattutto del fascismo italiano. Lo consiglio soprattutto ai ragazzi di quinta superiore, per dare un colore in più ai loro studi sul '900.

Claudia Cretti 5^A Liceo Classico

sabato 2 maggio 2015

Huge Howey, Wool

Di distopie su un possibile futuro post-apocalittico ve ne sono a iosa, eppure tra tante ce n'è sempre una che riesce ad emergere. Questo è il caso di Wool: immaginate che una comunità sia costretta a vivere in un enorme silo sotterraneo, diviso in livelli, dove per garantire la sicurezza gli abitanti sono sottoposti a strette regole. L'unico contatto con l'esterno è una telecamera che proietta una collina desolata, il cielo grigio e smorto a causa dell'aria tossica. Un giorno lo sceriffo Holston decide di uscire e andare in contro alla morte. A sostituirlo viene nominata Juliette, un tecnico specializzato nel reparto macchine. Ben presto capirà quanto la sua società sia corrotta e nonostante gli ostacoli che le si porranno dinnanzi, cercherà di arrivare alla verità che si cela sulla storia del silo.
Un romanzo coinvolgente, in cui ogni parte è costruita con estrema cura e pignoleria. Sebbene fin da subito si intuiscano i buoni e cattivi, è impossibile prevedere lo svolgimento naturale degli eventi a causa dei colpi di scena. Più ci si immerge nella lettura e più si è assetati di conoscenza, esattamente come Juliette.


Giulia Ravelli, 4^ classico

John Green, Cercando Alaska, Rizzoli

Miles è un ragazzo di sedici anni timido, riservato e con la passione di memorizzare le ultime parole di personaggi famosi. Proprio con le ultime parole di François Rabelais '' Vado in cerca di un grande Forse'', lascia la casa natale per frequentare l'istituto di Culver Creek, in Alabama.
Qui fa subito amicizia con il suo compagno di stanza Chip detto ''Colonnello'', il quale gli presenta Alaska. Miles rimane colpito dalla ragazza, così bella, estroversa e irraggiungibile, ma che cela dentro di sé anche una parte più oscura e riservata. Le vite dei ragazzi trascorrono tra lezioni scolastiche, feste, le prime sbornie, gli scherzi al preside e le sigarette fumate in segreto. I loro pensieri e le loro esperienze non sfociano mai nel banale, ma sottolineano le inquietudini, le gioie improvvise e i malesseri momentanei tipici dell'adolescenza. Una notte però accade un evento terribile, destinato a segnare le loro esistenze. Sarà allora che dovranno imparare ad essere forti e a sostenersi a vicenda.
Non avevo mai letto un libro di John Green, ma bisogna ammettere che l'autore sa costruire gli animi dei protagonisti e trasformare dialoghi banali in perle di riflessione esistenziale molto intense. Vi invito a lasciarvi trascinare da questa lettura e a sentirvi uno degli alunni della Culver Creek.

Giulia Ravelli, 4^ a classico.


martedì 21 aprile 2015

Il passo di un libro che voglio condividere con voi

Giovedì 23 aprile 2015, in occasione della Giornata Mondiale del Libro, i fedelissimi di WeBook si riuniscono alle ore 10 per un incontro dal titolo “Il passo di un libro che voglio condividere con voi”.
L’incontro è aperto anche a coloro che hanno pubblicato almeno una recensione sul Blog. Gli studenti che intendono partecipare sono invitati a rivolgersi in Vicepresidenza per ottenere l’autorizzazione.

Il team di WeBook

sabato 18 aprile 2015

Hannah Kent, Ho lasciato entrare la tempesta

Il romanzo, ambientato nell'Islanda dell'Ottocento, narra della storia di Agnes Magnúsdóttir, una giovane donna accusata di aver ucciso l'uomo che amava, Natan Keltisson. In quel luogo e periodo vi era una limitata apertura mentale e di conseguenza una giovane intraprendente ed intelligente come la protagonista era malvista dal “popolino”. Natan era per alcuni un medico prodigioso, capace di salvare molte vite da una morte atroce; per altri invece uno stregone, figlio del diavolo. Le credenze popolari e le superstizioni conferiscono maggiore ambiguità ai personaggi, che sembrano perennemente sospesi tra bene e male. Il cadavere di Natan è stato ritrovato martoriato, insieme a quello di un altro uomo, con tagli, profonde contusioni e bruciature a seguito di un incendio divampato nella casa. Tutti i sospetti ricadono su Agnes e su altri due servi. La protagonista viene condannata e privata della sua libertà: « In qualità di rea condannata della corte di questo paese, hai perduto il diritto alla libertà». Ella viene costretta a prestare servizio ad una famiglia disposta ad accoglierla e mantenerla fino al giorno dell'esecuzione; qui riceverà anche la visita di un sacerdote, inviato allo scopo di preparare spiritualmente la donna alla morte ed eventualmente di riferire un miglioramento comportamentale e una certa forma di pentimento della rea alla corte giudiziaria, per ottenere la revisione del suo caso e forse la sua salvezza. Il libro presenta due diversi narratori: uno esterno in terza persona ed uno in prima persona, Agnes. Questo espediente permette l'inserimento di pensieri e ricordi della protagonista (con ampi flashback), insieme alle sue reazioni esterne. Il mix di questi fattori palesa le molteplici sfumature della protagonista, rendendola un personaggio decisamente affascinante e misterioso. La scrittura trovo sia curata e scorrevole; essa insieme alla trama ed all'ambientazione suggestiva rende il libro molto piacevole alla lettura e davvero coinvolgente, nonostante la delicatezza del tema trattato, considerando che quella di Agnes è una storia vera. Consiglio caldamente la lettura di questo romanzo! Chiudo la recensione con una citazione: «Io resto muta. Determinata a chiudermi nel mio mondo, a serrare il mio cuore e a tenere stretto quel poco di me che non hanno ancora rubato.[...] Mi aggrapperò a chi sono dentro e stringerò le mani intorno a tutto ciò che ho visto e udito, e provato. [...] Seppellirò tutto quel che mi rimane per immergermi negli abissi. Se parlerò, saranno solo bolle d'aria. [...]Vedranno la sgualdrina, la pazza, l'assassina, la femmina che gronda sangue sull'erba e ride con la bocca piena di terra.[...] Ma non vedranno me. Perché io non ci sarò».

Francesca Rovaris 5^a scientifico